Huang, il visionario che ha trasformato NVIDIA nei “cervelli” delle più potenti reti neurali del pianeta, non parla di algoritmi o di chip. Parla di volontà politica . Di come la supremazia nell’AI non dipenda più solo dalla potenza di calcolo, ma dalla capacità di un sistema — Stato, aziende, società — di mobilitarsi come un unico organismo. E in questa battaglia, l’Occidente, distratto da dibattiti regolatori e frammentato da interessi locali, rischia di perdere terreno.
L’Eredità dell’Accelerazionismo Efficace: La Fede nella Velocità
Come ci siamo arrivati qui? La risposta si cela in un movimento filosofico-emergente che ha radici profonde nella Silicon Valley: l’accelerazionismo efficace (effective accelerationism ). Teorizzato da pensatori come Patrick Cruddick e abbracciato in modo informale da figure come Marc Andreessen e Sam Altman, questo approccio sostiene che l’unica strategia vincente per affrontare l’AI è accelerare ancora di più . Smantellare regole, abbattere ostacoli, lasciare che il mercato e la creatività umana guidino l’innovazione, anche a costo di sfidare l’ordine esistente.
Per gli adepti dell’accelerazionismo, la Cina rappresenta il perfetto laboratorio di questa filosofia: un sistema centralizzato che, con la spinta dello Stato, ha trasformato Huawei da produttore di smartphone a gigante dell’AI, sfidando i monopolisti occidentali. Mentre l’Unione Europea discute leggi sulla privacy e gli Stati Uniti si dividono tra regolamentazione e deregolamentazione, Pechino costruisce infrastrutture, finanzia startup e integra l’AI nel tessuto sociale con la precisione di un orologiaio svizzero.
La Geopolitica dell’AI: Est vs. Ovest
La corsa all’AI non è solo una competizione tecnologica, ma una lotta tra due visioni del mondo. Da un lato, l’Occidente, frammentato tra privacy, capitalismo e democrazia; dall’altro, la Cina, dove lo Stato guida l’innovazione con la forza di un progetto nazionale. Huawei, con la sua capacità di sviluppare chip avanzati nonostante le sanzioni, è la prova che il modello cinese funziona. E quando Huang parla di «volontà politica», intende proprio questo: la capacità di un sistema di convertire risorse e ambizioni in realtà.

Il Risveglio del Passato: La Bolla AI sta Già Gonfiandosi
C’è qualcosa nell’aria che ricorda il 2000. Quel senso di euforia irrefrenabile, quegli investimenti miliardari su idee spesso ancora immature, quelle valutazioni fuori controllo, quei “vision statement” pieni di promesse impossibili da mantenere. Non è difficile immaginare che, un giorno non troppo lontano, ci sveglieremo davanti al botto assordante di una bolla economica nell’AI , tanto grande quanto quella del dot.com.
Quando i venture capitalist smetteranno di scrivere assegni a caso e i governi dovranno fare i conti con bilanci insostenibili, potrebbe cominciare il risveglio traumatico. E chissà quanti dei giganti di oggi si ritroveranno solo scheletri digitali, abbandonati nel deserto di un hype che si è spento.
Restare in Gioco: Con Intelligenza, Non Solo Velocità
Ma questa fede nella corsa sfrenata ha un prezzo. Quando tutto diventa lecito pur di avanzare, quando l’etica si dissolve nell’entusiasmo per la scalabilità, quando i capitali si riversano a pioggia su startup di cui nessuno conosce il reale valore, ecco che si disegna un altro fantasma all’orizzonte.
Alla fine, l’unico mantra valido rimane quello di Huang: restare in gioco . Non esiste un traguardo, solo adattamento continuo. Ma se vogliamo sopravvivere alla prossima svolta tecnologica, l’Occidente deve imparare che non basta correre veloci. Bisogna anche guardare dove si mettono i piedi.
Perché nella corsa infinita dell’AI, l’unico vero fallimento non è arrivare tardi. È finire travolti dal proprio stesso slancio.
L’Infinito Presente: Restare in Gioco
Alla fine, la lezione di Huang è chiara: non esiste un vincitore definitivo. Esiste solo chi riesce a restare in gioco, adattandosi, reinventandosi, anticipando il futuro. Ma per farlo, l’Occidente deve superare le sue contraddizioni. Deve capire che la volontà politica non è solo una questione di finanziamenti, ma di visione collettiva. Deve decidere se l’accelerazionismo è una ricetta per la crescita o un boomerang che distruggerà il tessuto sociale.
E mentre Huawei scala le vette dell’AI, mentre i filosofi della Silicon Valley celebrano la velocità come valore supremo, una domanda aleggia nell’aria: chi di noi sta correndo nella direzione giusta? O forse, come in ogni corsa infinita, l’unica certezza è che dobbiamo continuare a correre. Senza mai fermarci.
Da informatico a cercatore di senso