Il Peso del 29%
I numeri sono freddi, impersonali, ma dietro quel 29%, la percentuale di donne nella forza lavoro dell’AI, si nasconde un universo di storie, di sogni infranti, di potenzialità inespresse. Quel 29% è un macigno che grava sulle mie spalle, un costante promemoria di quanto ancora dobbiamo lottare per far sentire la nostra voce.
Ricordo ancora il mio primo giorno all’università, l’entusiasmo che mi riempiva il petto mentre varcavo la soglia del dipartimento di informatica. Eravamo poche, in mezzo a un mare di volti maschili. All’inizio, non ci feci caso. Pensavo che la passione per la tecnologia avrebbe annullato ogni differenza.
Mi sbagliavo.
La Formazione a Metà e la Paura di Osare
Le statistiche parlano chiaro: le donne hanno meno probabilità di ricevere una formazione adeguata sulle tecnologie emergenti, e molte si sentono insicure nell’applicare l’AI nel proprio lavoro. Io stessa ho provato sulla mia pelle questa sensazione di inadeguatezza, questo dubbio costante: “Sono abbastanza brava? Sono all’altezza?”.
Ho visto colleghe brillanti, capaci di intuizioni geniali, frenate dalla paura di esporsi, di fallire, di non essere prese sul serio. Ho sentito commenti sprezzanti, battute sessiste, sguardi di sufficienza. Gocce che, giorno dopo giorno, scavano un solco profondo nell’autostima.
L’Eco delle Parole di Marinela Profi
Le parole di Marinela Profi, Global Market Strategy Lead for AI and Generative AI di SAS, risuonano come un eco nella mia mente: “Le donne tendono a fare una pausa, a valutare la propria preparazione, pensando talvolta che l’AI sia troppo complicata per loro”. È vero. Quante volte mi sono fermata un attimo prima di accettare una sfida, domandandomi se fossi davvero pronta? Quante volte ho rinunciato a un’opportunità per paura di non farcela?
Ma poi, dentro di me, si accende una scintilla. La scintilla della ribellione, della determinazione, della voglia di dimostrare che siamo capaci, che siamo competenti, che abbiamo il diritto di essere qui.
Buttatevi!
“Buttatevi e imparate il più velocemente possibile”, dice Marinela. Ed è questo il messaggio che voglio gridare a tutte le ragazze, a tutte le donne che sognano di lavorare nell’AI: non abbiate paura! Non lasciate che nessuno vi dica che non siete all’altezza. Imparate, sperimentate, osate. Il futuro dell’intelligenza artificiale ha bisogno del vostro talento, della vostra sensibilità, della vostra visione unica.

Un AI per Tutti
Virginia Padovese, Vice President Partnership per l’Europa di NewsGuard, sottolinea l’importanza della diversità: “Se vogliamo che l’AI sia davvero al servizio di tutti dobbiamo ricercare e valorizzare la diversità e l’inclusione”. Un’AI sviluppata solo da uomini rischia di essere parziale, di riflettere solo un punto di vista, di perpetuare stereotipi e pregiudizi. Abbiamo bisogno di voci diverse, di esperienze diverse, per creare un’intelligenza artificiale che sia veramente inclusiva, equa e sostenibile.
Il Mio Impegno, la Nostra Rivoluzione
Io, nel mio piccolo, mi impegno ogni giorno a fare la mia parte. Cerco di essere un modello per le giovani generazioni, incoraggio le ragazze a studiare materie STEM, partecipo a eventi e iniziative per promuovere la parità di genere. So che la strada è ancora lunga, ma sono convinta che, insieme, possiamo cambiare le cose.
Possiamo colmare questo gap, possiamo dare voce a quel silenzio assordante, possiamo costruire un futuro in cui l’intelligenza artificiale sia veramente al servizio di tutti, uomini e donne, senza distinzioni.
Perché il futuro è anche donna. E l’AI ha bisogno di noi.

Da informatico a cercatore di senso