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Download Article as PDF (ENG)Il Monopolio Silenzioso dell’Intelligenza Artificiale
La storia di GPT-3 racconta tutto quello che dobbiamo sapere sul controllo dell’AI moderna. Sviluppato da OpenAI con 175 miliardi di parametri e addestrato su enormi quantità di dati internet, questo modello linguistico ha dimostrato capacità straordinarie nella generazione di testo1. La qualità del contenuto prodotto è talmente alta che spesso risulta indistinguibile da quello scritto da esseri umani1. Ma ecco il punto cruciale: nel settembre 2020, Microsoft ha acquisito i diritti “esclusivi” su GPT-3, lasciando agli altri utenti solo l’accesso tramite API pubbliche1.
Questa dinamica rivela un pattern preoccupante. Mentre il pubblico può utilizzare questi strumenti attraverso interfacce controllate, solo le aziende proprietarie hanno accesso al modello sottostante, ai dati di addestramento e agli algoritmi che determinano il comportamento dell’AI1. È come se una compagnia privata possedesse non solo l’infrastruttura elettrica, ma anche il diritto esclusivo di decidere quando e come l’elettricità viene distribuita.
Il problema si estende ben oltre il controllo tecnico. Come hanno evidenziato i ricercatori di OpenAI nel loro paper del maggio 2020, questi sistemi hanno il “potenziale per far progredire applicazioni sia benefiche che dannose”, inclusa la capacità di generare disinformazione, spam e contenuti fraudolenti1. Chi decide cosa costituisce uso “benefico” versus “dannoso”? Chi stabilisce i guardrail etici? Attualmente, sono le stesse aziende che traggono profitto da questi sistemi.

I Rischi del Controllo Privato: Bias, Opacità e Democrazia
L’esperienza con GPT-3 ha già rivelato alcuni dei pericoli più immediati del controllo privato dell’AI. Il sistema ha mostrato significativi bias algoritmici, associando più frequentemente l’Islam al terrorismo e le persone di colore al crimine1. Questi bias non sono casuali: riflettono i dataset su cui il modello è stato addestrato, che includevano contenuti dal web pubblico raccolti senza supervisione critica.
Il processo di addestramento stesso solleva questioni fondamentali sulla proprietà intellettuale e il consenso democratico. GPT-3 è stato addestrato utilizzando dati dal Common Crawl, che include materiale protetto da copyright proveniente da fonti come BBC, New York Times, Reddit e milioni di altri siti web raccolti nell’arco di dieci anni1. Nessuna di queste fonti ha esplicitamente acconsentito all’uso dei propri contenuti per creare un sistema AI proprietario.
La mancanza di trasparenza si estende anche all’impatto ambientale. Come hanno sottolineato ricercatori come Timnit Gebru in documenti del 2021, l’addestramento di modelli linguistici di grandi dimensioni richiede enormi quantità di energia, con conseguenze ambientali significative che rimangono largamente non regolamentate.
La Proposta Rivoluzionaria: AI Come Bene Pubblico
Il confronto con le infrastrutture tradizionali non è casuale. Proprio come nessuna società democratica permetterebbe a una singola azienda di controllare completamente l’approvvigionamento idrico o la rete elettrica, dovremmo riconsiderare la saggezza di lasciare l’AI nelle mani del settore privato. La proposta pubblicata su Nature Machine Intelligence suggerisce un modello radicalmente diverso: modelli linguistici finanziati, sviluppati e supervisionati da enti pubblici indipendenti.
Questo approccio non è senza precedenti. Internet stesso, il GPS che usiamo quotidianamente, e persino il Wi-Fi sono tutti nati da investimenti pubblici in ricerca e sviluppo. Il World Wide Web è stato sviluppato al CERN, un’organizzazione di ricerca europea pubblico-privata. Questi esempi dimostrano che il settore pubblico può non solo competere nell’innovazione tecnologica, ma spesso superare il settore privato nella creazione di tecnologie che beneficiano l’intera società.
Un modello pubblico per l’AI garantirebbe trasparenza nei processi di addestramento, accountability democratica nelle decisioni di design, e accesso equo per ricercatori, startup e organizzazioni non-profit. Invece di dover dipendere dalle API controllate da Big Tech, università, giornalisti investigativi e sviluppatori indipendenti potrebbero costruire applicazioni innovative senza essere limitati dalle politiche commerciali di aziende private.
Oltre la Paura: Immaginare un Futuro Democratico per l’AI
I critici dell’AI pubblica spesso citano i costi elevati e la presunta inefficienza del settore pubblico. Ma questi argomenti ignorano sia i successi storici degli investimenti pubblici in tecnologia sia i costi nascosti del controllo privato. Quando Microsoft acquisisce diritti esclusivi su GPT-3, o quando Google mantiene segreti i dettagli dei suoi algoritmi, la società nel suo complesso paga il prezzo in termini di innovazione rallentata, opportunità perdute e concentrazione di potere.
Il modello pubblico non escluderebbe necessariamente l’innovazione privata. Piuttosto, creerebbe una base comune su cui costruire. Proprio come internet ha permesso la fioritura di migliaia di servizi e applicazioni commerciali, un’infrastruttura AI pubblica potrebbe catalizzare un ecosistema più diversificato e competitivo di servizi AI.
L’esempio di GPT-3 che scrive per il Guardian nel 2020 illustra perfettamente il potenziale e i rischi. Quella dimostrazione ha mostrato come l’AI possa produrre contenuti giornalistici credibili, ma ha anche sollevato domande su chi controlla la narrazione quando le macchine iniziano a “scrivere” le notizie. In un mondo dove l’AI pubblica fornisce gli strumenti di base, queste decisioni potrebbero essere prese attraverso processi democratici piuttosto che nelle sale riunioni di aziende private.
Conclusione: La Scelta Che Definirà il Nostro Futuro
La domanda non è se l’intelligenza artificiale trasformerà la società, lo sta già facendo. La domanda è chi controllerà quella trasformazione. Ogni giorno che passa senza un’azione decisiva verso la democratizzazione dell’AI è un giorno in cui consolidiamo un futuro dove il potere di plasmare il pensiero umano, il lavoro e la creatività rimane concentrato nelle mani di poche aziende private.
La proposta di trattare l’AI come un bene pubblico non è idealismo: è pragmatismo strategico. In un’epoca in cui i modelli linguistici stanno diventando l’interfaccia principale tra l’umanità e l’informazione digitale, il controllo democratico di questi strumenti è essenziale per preservare l’autonomia umana e la diversità di pensiero.
Il futuro dell’AI è troppo importante per essere lasciato al mercato. È tempo di rivendicare il controllo democratico degli strumenti che definiranno la prossima era dell’umanità. La tecnologia esiste, i precedenti storici ci guidano, e la necessità è urgente. Manca solo la volontà politica per trasformare questa visione in realtà.
P.S.
Origine Pubblica e Sviluppo Successivo
- Internet:
Nato da progetti di ricerca pubblici (come ARPANET negli USA e il lavoro del CERN in Europa), Internet è stato poi aperto al settore privato. Oggi, la maggior parte dell’infrastruttura e dei servizi Internet è gestita da aziende private, ma la natura aperta e decentralizzata del protocollo (TCP/IP) ha permesso a chiunque di innovare. - GPS:
Sviluppato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, il GPS è stato reso disponibile per uso civile e commerciale. Oggi, il segnale è gratuito e accessibile a tutti, ma i dispositivi e i servizi basati su GPS sono prodotti e gestiti da aziende private. - Wi-Fi:
Nasce da ricerche pubbliche e standard aperti. Il Wi-Fi è diventato una tecnologia di uso comune grazie alla standardizzazione e alla disponibilità per tutti, ma i router, i dispositivi e i servizi sono prodotti da aziende private.
Cosa Significa “Bene Pubblico” in Questo Contesto
- Bene pubblico:
Non significa che lo Stato gestisce tutto, ma che la tecnologia è accessibile, standardizzata e non monopolizzata da pochi. - Apertura e innovazione:
Grazie a standard aperti e investimenti pubblici iniziali, queste tecnologie hanno permesso a chiunque di costruire servizi, applicazioni e dispositivi, senza dover chiedere il permesso a un’unica azienda. - Modello per l’AI:
L’idea è che anche l’intelligenza artificiale possa essere sviluppata come infrastruttura pubblica (ad esempio, modelli linguistici open source o gestiti da enti pubblici), che poi vengono resi accessibili a tutti, permettendo a privati, startup e organizzazioni di innovare sopra di essi.
Quindi
Oggi Internet, GPS e Wi-Fi sono gestiti principalmente dal settore privato, ma la loro natura pubblica originaria (standard aperti, accesso universale) ha permesso una crescita e un’innovazione senza precedenti.
L’auspicio per l’AI è che anche questa tecnologia possa essere sviluppata come bene pubblico, per poi essere resa accessibile e sfruttata da tutti, proprio come è avvenuto per Internet e GPS.
Da informatico a cercatore di senso