Quando l’educazione diventa scelta di Stato
Avete mai sentito parlare di un paese che dedica il 6% del proprio PIL alla formazione, collocandosi addirittura al quinto posto in Europa dopo colossi come Danimarca, Svezia, Belgio e Finlandia? Ebbene sì, l’Estonia lo fa da oltre 15 anni, e i risultati emergono nitidi dalla migliore prova PISA d’Europa nel 2022 – prima in matematica, scienze e pensiero creativo e seconda solo all’Irlanda nella lettura. Qui l’istruzione non è un lusso o un costo, ma l’investimento fondamentale su cui si costruisce il futuro.
La ricchezza di un paese non determina pertanto il successo scolastico: in Estonia, i risultati degli studenti dipendono molto meno dal reddito familiare rispetto ad altri paesi, il che spiega una mobilità sociale qualitativa che definirei quasi rivoluzionaria.
La tecnologia come alleato, non come nemico
Negli anni Novanta l’Estonia ha gettato le basi di questa rivoluzione diffondendo computer e infrastrutture Internet in tutte le scuole. Un investimento che ha potenziato le STEM e sviluppato capacità cognitive avanzate come il problem solving, la creatività e il pensiero critico. Ma a differenza di altri sistemi, qui non si demonizzano gli strumenti tecnologici: niente divieti all’uso di cellulari, anzi, la didattica li integra come risorse preziose.
L’apice di questa strategia innovativa è oggi incarnato nel progetto nazionale AI Leap, presentato dalla ministra Kristina Kallas. Si tratta di un piano ambizioso che mira a rendere l’intelligenza artificiale uno strumento accessibile gratuitamente a 58.000 studenti e 5.000 insegnanti entro il 2027. Lo scopo? Dotare i giovani di competenze di AI, sviluppare un ragionamento più articolato, ampliare le capacità cognitive, limitando così i rischi della nuova tecnologia.
L’insegnante, al centro del processo
Un altro aspetto da sottolineare è la grande attenzione alla figura del docente. Libertà didattica unita a un forte senso di responsabilità ha portato a un aumento della retribuzione del 50% in soli cinque anni, un segnale chiarissimo che non solo si vuole valorizzare l’insegnante ma si pretende da lui o lei un impegno serio e riconosciuto.
Come si costruisce un futuro con intelligenza?
Questo progetto non nasce in una bolla. È frutto di una collaborazione intensa tra Ministero, privati e fondazioni che mettono insieme risorse e competenze, creando un ecosistema di innovazione e inclusività. L’AI non è vista come un sostituto dell’uomo, ma come un potenziatore di capacità umane, ormai indispensabile per non rimanere indietro nel mondo moderno.
Perché l’Italia e altri paesi dovrebbero guardare a questa esperienza?
Vi confesso che, da umanista digitale, mi fa riflettere – e amareggiare – il confronto con quanto sta accadendo in Italia, dove il dibattito sull’AI nelle scuole è spesso vittima di slogan, divieti e timori, mentre le prove di maturità si avvicinano e la società procede a tentoni. L’Estonia ci mostra una via diversa: al coraggio delle idee e all’investimento reale corrisponde un futuro più promettente.
L’Estonia non è solo un paese baltico fuori dal radar, è la nuova potenza educativa d’Europa che ha abbracciato la sfida del XXI secolo. E questa è una storia che vale la pena raccontare, comprendere e, perché no, imitare.


Da informatico a cercatore di senso