Homicide Prediction: Quando la Prevenzione Rischia di Diventare Distopia

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Homicide Prediction


La sottile linea tra sicurezza e sorveglianza

Immaginate di ricevere una telefonata dalla polizia che vi informa che siete stati identificati come “potenziali omicidi”. Non avete commesso alcun crimine, ma un algoritmo ha deciso che potreste farlo in futuro. Fantascienza? Non più.
Secondo quanto riportato da The Guardian, il governo britannico sta sviluppando un sistema di “homicide prediction” (elegantemente ridenominato “sharing data to improve risk assessment”), un progetto di giustizia predittiva che mira a individuare preventivamente i potenziali assassini attraverso l’analisi algoritmica di enormi quantità di dati personali.


Algoritmi che scrutano le vulnerabilità

Ciò che rende questo progetto particolarmente inquietante non è solo l’obiettivo dichiarato, ma la natura profondamente intima dei dati utilizzati. Il sistema attinge informazioni da un bacino di 100.000-500.000 persone, includendo non solo precedenti penali (che potrebbero avere una qualche rilevanza statistica), ma anche dati estremamente sensibili:

  • Diagnosi di salute mentale
  • Storie di dipendenze
  • Tentativi di suicidio
  • Episodi di autolesionismo
  • Segnalazioni di vulnerabilità
  • Denunce di violenza domestica presentate dalle vittime

In altre parole: proprio quei dati che le persone condividono quando chiedono aiuto potrebbero essere utilizzati per etichettarle come minacce potenziali. Un paradosso kafkiano che trasforma la richiesta di assistenza in un elemento di sospetto.

Quando l’AI amplifica i pregiudizi

Come se non bastasse, gli stessi rapporti ufficiali analizzati dal Guardian evidenziano un problema strutturale: i modelli predittivi del Ministero della Giustizia britannico risultano significativamente meno accurati quando applicati a persone nere e di etnie miste.

Non è un caso isolato. La storia dell’AI applicata alla sicurezza è costellata di esempi in cui gli algoritmi hanno amplificato pregiudizi esistenti. Quando l’input contiene bias storici e sociali, l’output non farà altro che replicarli e legittimarli con l’apparente obiettività dei numeri.

Da “Minority Report” alla realtà

Questo approccio evoca inquietanti paralleli con il “pre-crime” di “Minority Report”, ma senza la componente fantascientifica dei precognitivi. Al suo posto abbiamo algoritmi formati su dati imperfetti e potenzialmente discriminatori.

Vale la pena ricordare che lo scorso anno, sempre nel Regno Unito, 13.200 persone sono state indagate o schedate semplicemente per aver scritto sui social media contenuti ritenuti “offensivi”. La vicenda della commentatrice del Telegraph Allison Pearson ha mostrato quanto possa espandersi il concetto di “sorveglianza preventiva”.

Minority Report
Minority Report

Un patto faustiano sulla privacy

La domanda fondamentale che dobbiamo porci è: quanto siamo disposti a sacrificare in termini di privacy e libertà personale sull’altare della sicurezza predittiva?

L’utilizzo di dati raccolti da persone in cerca di aiuto per alimentare sistemi di sorveglianza rappresenta un tradimento della fiducia pubblica nelle istituzioni. Quando una vittima di violenza domestica denuncia il proprio aggressore, lo fa per cercare protezione, non per essere inserita in un database che potrebbe un giorno etichettarla come persona “a rischio”.

La tecnologia al servizio dell’umanesimo, non il contrario

La tecnologia predittiva, come ogni strumento potente, non è intrinsecamente negativa. Potrebbe, se utilizzata con rigore etico e trasparenza, contribuire a salvare vite. Ma per farlo deve operare entro confini ben definiti:

  1. Consenso informato – Le persone devono sapere come verranno utilizzati i loro dati
  2. Supervisione umana – Nessuna decisione significativa dovrebbe essere lasciata esclusivamente agli algoritmi
  3. Verifica indipendente – Gli algoritmi devono essere regolarmente testati per identificare bias
  4. Proporzionalità – L’invasività della sorveglianza deve essere proporzionale al rischio reale Oltre la distopia tecnologica

Il dibattito sull’equilibrio tra sicurezza e libertà non è nuovo, ma l’avvento dell’intelligenza artificiale e dell’analisi predittiva lo ha portato a un livello completamente nuovo. La tentazione di delegare decisioni complesse agli algoritmi è forte, ma il rischio è quello di costruire una società in cui la presunzione di innocenza viene sostituita dalla presunzione di “rischio potenziale”.

Prima di abbracciare sistemi che potrebbero stigmatizzare ulteriormente persone già vulnerabili, dovremmo chiederci: vogliamo davvero vivere in un mondo in cui chiudere aiuto ti rende automaticamente sospetto?

La vera sicurezza non nasce dal controllo pervasivo, ma da una società che protegge le libertà fondamentali mentre affronta le cause profonde della violenza. Nessun algoritmo può sostituire politiche sociali efficaci, supporto alle comunità vulnerabili e un sistema di giustizia equo.

Il futuro della sicurezza pubblica dovrebbe essere guidato non dalla paura, ma da un equilibrio ragionato tra innovazione tecnologica e valori democratici fondamentali.


Franco Bagaglia è un ingegnere informatico specializzato in intelligenza artificiale e un sostenitore dell’umanesimo digitale.

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La sottile linea tra sicurezza e sorveglianza

Quando la tecnologia predittiva sfida i diritti fondamentali
🔮Cosa sono gli algoritmi di “giustizia predittiva” e come funzionano? +

Gli algoritmi di giustizia predittiva sono sistemi computazionali progettati per prevedere comportamenti criminali futuri o valutare il rischio che un individuo commetta un reato, basandosi sull’analisi di grandi quantità di dati.

Caso in evidenza: Il progetto britannico “homicide prediction” (successivamente rinominato “sharing data to improve risk assessment”) mira a identificare potenziali omicidi prima che avvengano, analizzando dati provenienti da diverse fonti istituzionali.

Funzionamento degli algoritmi predittivi:

  1. Raccolta dati massiva: Aggregano informazioni da diverse fonti (precedenti penali, registri sanitari, servizi sociali, denunce, ecc.)
  2. Identificazione di pattern: Cercano correlazioni statistiche tra caratteristiche personali/comportamentali e attività criminali
  3. Assegnazione di punteggi di rischio: Classificano le persone in base alla probabilità che commettano determinati reati
  4. Applicazione operativa: Le forze dell’ordine utilizzano questi punteggi per decidere dove concentrare l’attenzione e le risorse

Tipologie di dati analizzati:

  • Precedenti penali e interazioni con il sistema giudiziario
  • Diagnosi di salute mentale e storico medico
  • Storia di dipendenze e abuso di sostanze
  • Tentativi di suicidio e episodi di autolesionismo
  • Segnalazioni di vulnerabilità ai servizi sociali
  • Denunce di violenza domestica (sia come autori che come vittime)
  • Dati demografici e socioeconomici
  • In alcuni casi, attività sui social media e comunicazioni elettroniche
“Immaginate di ricevere una telefonata dalla polizia che vi informa che siete stati identificati come ‘potenziali omicidi’. Non avete commesso alcun crimine, ma un algoritmo ha deciso che potreste farlo in futuro.”

Un elemento particolarmente controverso di questi sistemi è l’uso di dati raccolti quando le persone cercano aiuto o assistenza (come diagnosi di salute mentale o denunce come vittime di violenza) per classificarle come potenziali minacce. Questo approccio rischia di scoraggiare la richiesta di supporto e di stigmatizzare ulteriormente persone già vulnerabili.

Il caso del Regno Unito

Secondo quanto riportato dal Guardian, il sistema britannico di previsione degli omicidi attinge da un bacino di 100.000-500.000 persone. Il Ministero della Giustizia britannico ha precisato che analizzerà solo i dati di persone con almeno una condanna penale precedente, ma i critici sostengono che questo limite sia insufficiente per proteggere i diritti civili.

I rapporti ufficiali hanno inoltre rivelato che questi modelli predittivi risultano significativamente meno accurati quando applicati a persone nere e di etnie miste, sollevando ulteriori preoccupazioni sull’equità del sistema.

⚖️Quali sono i rischi etici e sociali della giustizia predittiva? +

La giustizia predittiva solleva numerose questioni etiche e sociali che vanno ben oltre le preoccupazioni tecniche legate alla precisione degli algoritmi. Questi sistemi incidono direttamente sui diritti fondamentali delle persone e sulla struttura stessa della società democratica.

1
Pregiudizio algoritmico e discriminazione sistematica

Gli algoritmi predittivi spesso amplificano i pregiudizi esistenti nei dati di addestramento. Se storicamente certi gruppi sono stati sorvegliati e perseguiti in modo sproporzionato, l’algoritmo “imparerà” che questi gruppi rappresentano un rischio maggiore, perpetuando e legittimando discriminazioni esistenti.

I rapporti ufficiali citati dal Guardian confermano che i modelli predittivi del Ministero della Giustizia britannico sono significativamente meno accurati quando applicati a persone nere e di etnie miste, dimostrando come questi sistemi possano rafforzare disuguaglianze sistemiche.

2
Inversione della presunzione di innocenza

La giustizia predittiva rischia di minare un principio fondamentale dei sistemi giuridici democratici: la presunzione di innocenza. Quando le persone vengono identificate come “potenziali criminali” prima di aver commesso alcun reato, si crea una forma di colpevolezza preventiva basata su correlazioni statistiche piuttosto che su azioni concrete.

Questo approccio può portare a situazioni in cui individui sono sorvegliati, monitorati o addirittura soggetti a interventi delle autorità non per ciò che hanno fatto, ma per ciò che un algoritmo suggerisce potrebbero fare in futuro.

3
Deterrente alla ricerca di aiuto

Quando dati sensibili raccolti durante richieste di assistenza (come diagnosi di salute mentale, trattamenti per dipendenze o denunce come vittime di violenza domestica) vengono utilizzati per classificare le persone come potenziali criminali, si crea un potente disincentivo a cercare aiuto.

Questo paradosso mette le persone vulnerabili di fronte a una scelta impossibile: cercare il supporto di cui hanno bisogno, rischiando di essere etichettate come “a rischio”, oppure rinunciare all’assistenza necessaria per tutelare la propria privacy e libertà.

4
Opacità algoritmica e mancanza di accountability

Molti algoritmi predittivi funzionano come “scatole nere”, rendendo difficile comprendere esattamente come e perché una persona sia stata classificata come ad alto rischio. Questa opacità ostacola la possibilità di contestare le decisioni e viola il diritto a un processo equo.

Quando le decisioni che impattano significativamente sulla vita delle persone vengono delegate a sistemi automatizzati difficili da scrutinare, si crea un vuoto di responsabilità che mina i principi democratici e lo stato di diritto.

5
Normalizzazione della sorveglianza di massa

L’implementazione di sistemi di giustizia predittiva contribuisce a normalizzare forme sempre più pervasive di sorveglianza, creando un precedente per il monitoraggio costante dei cittadini indipendentemente da sospetti concreti o comportamenti illegali.

Come evidenziato nell’articolo, lo scorso anno nel Regno Unito, 13.200 persone sono state indagate o schedate semplicemente per aver scritto sui social media contenuti ritenuti “offensivi”, dimostrando come possa espandersi il concetto di “sorveglianza preventiva”.

“Quando una vittima di violenza domestica denuncia il proprio aggressore, lo fa per cercare protezione, non per essere inserita in un database che potrebbe un giorno etichettarla come persona ‘a rischio’.”

Il parallelo con la fiction: Questo approccio evoca disturbianti paralleli con il concetto di “pre-crime” reso celebre dal film “Minority Report” di Steven Spielberg, dove le persone venivano arrestate per crimini che non avevano ancora commesso. La differenza fondamentale è che, mentre nella fiction questo sistema si basava su esseri con poteri precognitivi infallibili, nella realtà si basa su algoritmi imperfetti alimentati da dati spesso distorti.

🔍Quale bilanciamento è possibile tra sicurezza pubblica e tutela delle libertà civili? +

Il bilanciamento tra sicurezza pubblica e tutela delle libertà civili rappresenta una delle sfide più complesse per le società democratiche contemporanee, specialmente nell’era dell’intelligenza artificiale e dell’analisi predittiva. Questo equilibrio richiede un approccio sfumato che consideri molteplici prospettive e interessi legittimi.

Argomenti a favore della sicurezza predittiva
  • Prevenzione del crimine: Identificare potenziali rischi prima che si traducano in reati può salvare vite umane
  • Allocazione efficiente delle risorse: Permette alle forze dell’ordine di concentrare l’attenzione dove è più necessaria
  • Riduzione dei pregiudizi umani: In teoria, un algoritmo ben progettato potrebbe essere più obiettivo di un giudizio umano influenzato da bias inconsci
  • Supporto alle decisioni: Può fornire informazioni aggiuntive a supporto (non in sostituzione) del giudizio professionale
Argomenti a favore delle libertà civili
  • Presunzione di innocenza: Principio fondamentale che protegge i cittadini da interferenze arbitrarie
  • Privacy come diritto fondamentale: La raccolta e analisi massiva di dati personali viola la sfera privata
  • Rischio di discriminazione algoritmica: I sistemi predittivi spesso perpetuano disuguaglianze esistenti
  • Effetto deterrente sulla richiesta di aiuto: Le persone potrebbero evitare servizi essenziali per timore di essere profilate

Principi per un approccio equilibrato:

1
Consenso informato e trasparenza

I cittadini devono essere adeguatamente informati su come vengono raccolti e utilizzati i loro dati. Questo principio è particolarmente importante quando si tratta di informazioni sensibili condivise in contesti di richiesta di assistenza (sanitaria, sociale, ecc.).

La trasparenza deve estendersi anche al funzionamento degli algoritmi stessi, consentendo un adeguato scrutinio pubblico e scientifico dei modelli utilizzati.

2
Supervisione umana significativa

Nessuna decisione significativa che impatti sui diritti delle persone dovrebbe essere lasciata esclusivamente agli algoritmi. Il giudizio umano, con la sua capacità di considerare contesti e sfumature, deve rimanere centrale.

Gli strumenti predittivi dovrebbero essere concepiti come supporto alla decisione umana, non come sostituto di essa, specialmente in contesti sensibili come la giustizia penale.

3
Verifica indipendente e audit regolari

Gli algoritmi utilizzati in contesti di sicurezza pubblica dovrebbero essere sottoposti a verifiche indipendenti e audit regolari per identificare potenziali bias, errori o conseguenze indesiderate.

Questa supervisione dovrebbe includere esperti di diverse discipline (informatica, diritto, etica, scienze sociali) e rappresentanti delle comunità potenzialmente impattate.

4
Proporzionalità e necessità

L’invasività della sorveglianza e dell’intervento preventivo deve essere proporzionale al rischio reale e alla gravità del potenziale reato. Più l’ingerenza nei diritti individuali è significativa, più elevato dovrebbe essere lo standard di prova richiesto.

È fondamentale distinguere tra prevenzione mirata basata su indizi concreti e sorveglianza generalizzata basata su correlazioni statistiche.

“Il dibattito sull’equilibrio tra sicurezza e libertà non è nuovo, ma l’avvento dell’intelligenza artificiale e dell’analisi predittiva lo ha portato a un livello completamente nuovo. La tentazione di delegare decisioni complesse agli algoritmi è forte, ma il rischio è quello di costruire una società in cui la presunzione di innocenza viene sostituita dalla presunzione di ‘rischio potenziale’.”

Approcci alternativi alla prevenzione del crimine:

  • Prevenzione sociale: Investire in programmi che affrontano le cause profonde della criminalità (povertà, disuguaglianza, mancanza di opportunità educative e lavorative)
  • Supporto mirato: Potenziare servizi di supporto per persone vulnerabili senza stigmatizzarle come potenziali criminali
  • Giustizia riparativa: Promuovere approcci che favoriscano la riabilitazione e la riconciliazione piuttosto che la punizione
  • Analisi predittiva focalizzata su luoghi e tendenze: Utilizzare l’analisi predittiva per identificare aree o momenti a maggior rischio di criminalità, piuttosto che per targetizzare individui specifici

Una riflessione fondamentale: “La vera sicurezza non nasce dal controllo pervasivo, ma da una società che protegge le libertà fondamentali mentre affronta le cause profonde della violenza. Nessun algoritmo può sostituire politiche sociali efficaci, supporto alle comunità vulnerabili e un sistema di giustizia equo.”

🌍Quali sono i precedenti internazionali e quali lezioni possiamo trarne? +

L’implementazione di algoritmi predittivi nell’ambito della giustizia e della sicurezza pubblica ha una storia relativamente recente ma ricca di casi di studio significativi a livello internazionale. Analizzando queste esperienze, emergono lezioni fondamentali sulle potenzialità e i rischi di questi sistemi.

Stati Uniti: COMPAS e la discriminazione algoritmica

Uno dei casi più noti riguarda il software COMPAS (Correctional Offender Management Profiling for Alternative Sanctions), utilizzato in diversi stati americani per valutare il rischio di recidiva e influenzare decisioni sulla cauzione e la libertà condizionale.

Nel 2016, un’inchiesta di ProPublica ha rivelato che il sistema presentava un bias significativo contro gli imputati neri, classificandoli erroneamente come ad alto rischio di recidiva quasi il doppio delle volte rispetto agli imputati bianchi. Il caso ha portato alla celebre sentenza Loomis v. Wisconsin, dove la Corte Suprema del Wisconsin ha stabilito che, pur potendo utilizzare questi strumenti, i giudici devono essere consapevoli dei loro limiti e non possono basare le loro decisioni esclusivamente sui punteggi algoritmici.

Lezione: Gli algoritmi predittivi possono perpetuare e amplificare disparità razziali esistenti nel sistema giudiziario, rendendo essenziale una rigorosa valutazione dei bias prima dell’implementazione.

Cina: Il sistema di credito sociale

Il sistema di credito sociale cinese rappresenta forse il caso più avanzato di applicazione di tecnologie predittive e di sorveglianza su scala nazionale. Questo sistema assegna punteggi ai cittadini basandosi su una vasta gamma di comportamenti (dal pagamento puntuale delle bollette al rispetto delle norme stradali, fino alle attività sui social media) e utilizza questi punteggi per determinare l’accesso a servizi e opportunità.

Cittadini con punteggi bassi possono subire restrizioni significative, come l’impossibilità di acquistare biglietti aerei o ferroviari, o limitazioni nell’accesso a scuole d’élite per i propri figli.

Lezione: I sistemi predittivi possono facilmente evolvere da strumenti di sicurezza a meccanismi di controllo sociale pervasivo, specialmente in assenza di robusti contrappesi democratici.

Paesi Bassi: SyRI e i limiti legali

Nel 2020, un tribunale olandese ha dichiarato illegale il Sistema di Indicazione dei Rischi (SyRI), un algoritmo utilizzato dal governo per identificare potenziali frodi relative a benefit sociali. La corte ha stabilito che il sistema violava l’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo sul diritto alla privacy, evidenziando come l’algoritmo creasse un rischio significativo di discriminazione verso le persone di basso reddito e le minoranze.

La sentenza ha sottolineato l’importanza della trasparenza algoritmica e della proporzionalità nell’utilizzo di tecnologie predittive da parte dei governi.

Lezione: I sistemi di previsione algoritmica devono operare entro chiari limiti legali e rispettare il bilanciamento tra interesse pubblico e diritti fondamentali.

Regno Unito: Sorveglianza dell’espressione online

Come menzionato nell’articolo, nel Regno Unito 13.200 persone sono state indagate o schedate nell’ultimo anno semplicemente per aver scritto sui social media contenuti ritenuti “offensivi”. Il caso della commentatrice del Telegraph Allison Pearson, citato nel testo, evidenzia come i sistemi di monitoraggio preventivo possano facilmente espandersi oltre il loro scopo iniziale.

Questa pratica solleva interrogativi sulla libertà di espressione e sul rischio che la sorveglianza algoritmica possa essere utilizzata per silenziare il dissenso legittimo o opinioni impopolari.

Lezione: Esiste un concreto rischio di “mission creep”, ovvero l’espansione graduale dell’ambito di applicazione di questi sistemi oltre gli scopi originariamente dichiarati.

Tendenze emergenti: L’analisi di questi e altri casi internazionali rivela alcune tendenze significative:

  • Crescente scrutinio giudiziario e regolamentare, con tribunali e autorità di vigilanza che intervengono per limitare l’uso di algoritmi predittivi
  • Maggiore richiesta di trasparenza algoritmica e spiegabilità delle decisioni automatizzate
  • Evoluzione verso approcci ibridi che combinano l’analisi algoritmica con il giudizio umano esperto
  • Sviluppo di standard etici e linee guida per l’uso responsabile dell’IA nel contesto della giustizia

Lezioni trasversali dai precedenti internazionali:

  1. Test di impatto obbligatori: Prima dell’implementazione, i sistemi predittivi dovrebbero essere sottoposti a rigorosi test per identificare potenziali bias e impatti sui diritti fondamentali
  2. Supervisione multiprofessionale: La progettazione e il monitoraggio di questi sistemi richiedono competenze interdisciplinari (informatica, diritto, etica, scienze sociali)
  3. Opt-out e consenso: Le persone dovrebbero avere il diritto di sapere quando i loro dati vengono utilizzati per previsioni algoritmiche e, in contesti appropriati, di rifiutare tale utilizzo
  4. Revisione giudiziaria: Le decisioni basate su algoritmi predittivi devono essere soggette a revisione da parte di autorità indipendenti e tribunali
  5. Linee rosse chiare: Alcune applicazioni della tecnologia predittiva dovrebbero essere esplicitamente vietate quando i rischi per i diritti fondamentali superano i potenziali benefici
“Prima di abbracciare sistemi che potrebbero stigmatizzare ulteriormente persone già vulnerabili, dovremmo chiederci: vogliamo davvero vivere in un mondo in cui chiedere aiuto ti rende automaticamente sospetto?”
🔒Quali salvaguardie sono necessarie per un uso etico della tecnologia predittiva? +

Un uso etico e responsabile della tecnologia predittiva nel contesto della sicurezza e della giustizia richiede l’implementazione di robuste salvaguardie tecniche, legali e sociali. Queste protezioni sono essenziali per garantire che i sistemi predittivi aumentino genuinamente la sicurezza pubblica senza compromettere i diritti fondamentali dei cittadini.

1
Trasparenza algoritmica e spiegabilità

Salvaguardie necessarie:

  • Documentazione pubblica dettagliata sui dati utilizzati per l’addestramento degli algoritmi
  • Divulgazione della metodologia e delle variabili considerate rilevanti dal sistema
  • Utilizzo di modelli “spiegabili” che possano fornire giustificazioni comprensibili per le loro valutazioni
  • Accesso per ricercatori indipendenti e organizzazioni della società civile per auditare i sistemi

La trasparenza è fondamentale per consentire lo scrutinio pubblico dei sistemi predittivi, permettendo di identificare potenziali bias o errori e garantendo che le persone comprendano il motivo per cui sono state classificate in un certo modo.

2
Equità algoritmica e mitigazione dei bias

Salvaguardie necessarie:

  • Test obbligatori pre-implementazione per identificare disparità di impatto su diversi gruppi demografici
  • Tecniche di “debiasing” per correggere squilibri nei dati di addestramento
  • Monitoraggio continuo delle performance del sistema con focus su equità e non-discriminazione
  • Standard di accuratezza minimi richiesti per tutte le sottopopolazioni, non solo per la media generale

Come evidenziato nel caso del Regno Unito, dove i modelli predittivi risultano meno accurati per persone nere e di etnie miste, è cruciale garantire che i sistemi non perpetuino o amplifichino disuguaglianze esistenti.

3
Supervisione umana significativa

Salvaguardie necessarie:

  • Divieto di decisioni completamente automatizzate in contesti che impattano su diritti fondamentali
  • Formazione specifica per gli operatori che utilizzano sistemi predittivi, con focus sui limiti e potenziali bias
  • Procedure chiare che definiscano quando e come il giudizio umano deve prevalere sulle indicazioni algoritmiche
  • Responsabilità ultima attribuita a persone specifiche, non delegabile al sistema automatizzato

La supervisione umana non deve essere una formalità, ma un coinvolgimento sostanziale che permetta di contestualizzare e, quando necessario, ignorare le valutazioni algoritmiche.

4
Protezione dei dati e consenso informato

Salvaguardie necessarie:

  • Chiara informazione alle persone su come i loro dati possono essere utilizzati in contesti predittivi
  • Separazione tra dati raccolti per scopi di assistenza (es. sanitaria o sociale) e dati utilizzati per valutazioni di rischio
  • Limitazione della finalità nell’uso dei dati, con divieto di “ripurposing” senza adeguate garanzie
  • Diritti di accesso, rettifica e, in contesti appropriati, cancellazione dei propri dati personali

È particolarmente importante proteggere le informazioni raccolte quando le persone cercano aiuto o assistenza, per evitare di creare un deterrente alla richiesta di supporto.

5
Diritto di contestazione e ricorso

Salvaguardie necessarie:

  • Notifica alle persone quando sono soggette a valutazioni algoritmiche che possono avere conseguenze significative
  • Meccanismi accessibili per contestare valutazioni ritenute errate o ingiuste
  • Accesso a supporto legale e tecnico per comprendere e sfidare le decisioni automatizzate
  • Autorità indipendenti con il potere di rivedere e correggere errori sistemici

Il diritto di contestazione è essenziale per correggere errori individuali e identificare problemi strutturali nei sistemi predittivi.

Linee rosse: limiti necessari all’uso della tecnologia predittiva

Alcuni utilizzi della tecnologia predittiva dovrebbero essere considerati inaccettabili in una società democratica:

  • Sorveglianza di massa indiscriminata basata su predizioni algoritmiche
  • Interventi restrittivi della libertà personale basati esclusivamente su valutazioni predittive
  • Utilizzo di dati raccolti in contesti vulnerabili (es. terapia psicologica, servizi per vittime di violenza) per valutazioni di rischio
  • Sistemi predittivi con accuratezza significativamente inferiore per determinati gruppi demografici
  • Implementazione di tecnologie predittive senza adeguata supervisione democratica e giudiziaria
“La tecnologia predittiva, come ogni strumento potente, non è intrinsecamente negativa. Potrebbe, se utilizzata con rigore etico e trasparenza, contribuire a salvare vite. Ma per farlo deve operare entro confini ben definiti.”

Verso un framework di governance per la tecnologia predittiva:

Un approccio completo alla governance della tecnologia predittiva richiede:

  • Quadro normativo specifico: Legislazione dedicata che stabilisca standard minimi di accuratezza, equità e trasparenza
  • Autorità di vigilanza indipendenti: Organismi con competenze tecniche e poteri di enforcement per supervisionare l’uso di sistemi predittivi
  • Partecipazione multi-stakeholder: Coinvolgimento di esperti tecnici, autorità pubbliche, società civile e rappresentanti delle comunità potenzialmente impattate
  • Revisione periodica: Valutazione regolare dell’impatto reale dei sistemi predittivi, con disponibilità a modificare o interrompere programmi problematici
  • Cooperazione internazionale: Coordinamento tra paesi per sviluppare standard condivisi ed evitare una “corsa al ribasso” in termini di protezioni

L’implementazione di queste salvaguardie non è solo una questione etica, ma anche pragmatica: sistemi più equi, trasparenti e rispettosi dei diritti fondamentali godranno di maggiore fiducia pubblica e, in ultima analisi, saranno più efficaci nel contribuire genuinamente alla sicurezza della collettività.

🔮Quali sono le prospettive future e come possiamo orientare lo sviluppo tecnologico? +

Il futuro della tecnologia predittiva nella sicurezza e nella giustizia si trova a un bivio critico. Le scelte che facciamo oggi determineranno se questi strumenti evolveranno verso sistemi che potenziano genuinamente la sicurezza pubblica rispettando i diritti fondamentali, o se ci condurranno verso scenari distopici di sorveglianza pervasiva e controllo sociale.

Scenario distopico
  • Sorveglianza ubiqua: Monitoraggio costante di comportamenti, comunicazioni e persino stati emotivi
  • “Precrimine” normalizzato: Interventi restrittivi basati esclusivamente su predizioni algoritmiche
  • Automazione decisionale: Progressiva delega delle decisioni critiche a sistemi algoritmici opachi
  • Stratificazione sociale algoritmica: Creazione di classi di cittadini basate su punteggi di “rischio”
  • Autodisciplina preventiva: Cittadini che limitano comportamenti legittimi per timore di essere flaggati
Scenario auspicabile
  • Tecnologia assistiva: Sistemi che supportano (non sostituiscono) il giudizio umano
  • Prevenzione sociale: Focus sulle cause profonde del crimine più che sulla predizione individuale
  • Trasparenza e governance democratica: Supervisione pubblica significativa sui sistemi predittivi
  • Diritti digitali rafforzati: Nuove protezioni specifiche contro l’abuso di tecnologie predittive
  • Tecnologia al servizio dell’umanesimo: Sistemi progettati con priorità ai valori umani

Tendenze tecnologiche emergenti da monitorare:

  • Intelligenza artificiale esplicabile (XAI): Sviluppo di modelli che possono fornire giustificazioni comprensibili per le loro predizioni, riducendo il problema della “black box” algoritmica
  • Tecniche di privacy preserving: Metodi come il federated learning o l’apprendimento differenzialmente privato che permettono di sviluppare modelli predittivi senza centralizzare dati sensibili
  • Approcci ibridi umano-AI: Sistemi progettati specificamente per integrare l’intuizione umana con l’analisi algoritmica, piuttosto che per sostituire il giudizio umano
  • Audit algoritmica automatizzata: Strumenti che possono continuamente monitorare i sistemi predittivi per identificare bias emergenti o comportamenti problematici
  • Sicurezza predittiva focalizzata su luoghi e situazioni: Evoluzione verso sistemi che predicono quando e dove potrebbero verificarsi crimini, piuttosto che chi potrebbe commetterli
“Il futuro della sicurezza pubblica dovrebbe essere guidato non dalla paura, ma da un equilibrio ragionato tra innovazione tecnologica e valori democratici fondamentali.”

Orientare lo sviluppo tecnologico: raccomandazioni concrete

1
Per i decisori politici e legislatori
  • Sviluppare quadri normativi specifici per la tecnologia predittiva nel contesto della giustizia e sicurezza
  • Richiedere valutazioni d’impatto sui diritti fondamentali prima dell’implementazione di nuovi sistemi
  • Istituire autorità indipendenti con poteri di scrutinio e enforcement
  • Finanziare ricerche su approcci alternativi alla prevenzione del crimine
  • Stabilire linee rosse chiare su applicazioni inaccettabili della tecnologia predittiva
2
Per sviluppatori e aziende tecnologiche
  • Adottare principi di “ethical-by-design” fin dalle prime fasi di sviluppo dei sistemi predittivi
  • Investire in tecniche di mitigazione dei bias e in approcci di privacy preserving
  • Documentare pubblicamente metodologie, limitazioni e performance disaggregate dei sistemi
  • Collaborare con esperti interdisciplinari (etica, diritti umani, scienze sociali)
  • Sviluppare meccanismi di opt-out e controllo sui propri dati per gli utenti
3
Per la società civile e il mondo accademico
  • Condurre ricerche indipendenti sull’impatto sociale e sui bias dei sistemi predittivi
  • Sviluppare capacità tecniche per auditare algoritmi e identificare problemi
  • Sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi e le opportunità della tecnologia predittiva
  • Promuovere il dibattito pubblico sulle implicazioni etiche di questi sistemi
  • Amplificare le voci delle comunità più vulnerabili agli impatti negativi
4
Per i cittadini e le comunità
  • Informarsi sui sistemi predittivi utilizzati dalle autorità locali
  • Partecipare a consultazioni pubbliche e dibattiti su questi temi
  • Esercitare i propri diritti di accesso e controllo sui dati personali
  • Sostenere organizzazioni che promuovono diritti digitali e giustizia algoritmica
  • Richiedere trasparenza e accountability alle istituzioni che utilizzano tecnologie predittive

Un nuovo patto sociale per l’era dell’intelligenza artificiale

La navigazione responsabile di questa frontiera tecnologica richiede un nuovo patto sociale che ridefinisca le relazioni tra cittadini, stato e tecnologia. Questo patto dovrebbe basarsi su principi fondamentali:

  • Primato della dignità umana: La tecnologia deve servire il benessere umano e rispettare l’autonomia individuale
  • Responsabilità umana: Le decisioni critiche che impattano sulla libertà e sui diritti delle persone devono rimanere sotto responsabilità umana
  • Trasparenza algoritmica: I cittadini hanno diritto di comprendere come funzionano i sistemi che influenzano le loro vite
  • Uguaglianza algoritmica: I sistemi predittivi devono garantire equità di trattamento a tutti i gruppi sociali
  • Diritto all’oblio e alla reinvenzione: Le società democratiche devono preservare la possibilità di redenzione e cambiamento personale

Il futuro non è predeterminato dalla tecnologia, ma sarà plasmato dalle scelte collettive che facciamo oggi. Una visione umanistica dell’innovazione tecnologica richiede che mettiamo i valori democratici, i diritti fondamentali e il benessere umano al centro dello sviluppo dell’intelligenza artificiale predittiva.

“Come umanista digitale, vedo in questa transizione non una minaccia all’unicità umana, ma un’opportunità per riscoprirla in forme nuove e più profonde… E forse, in questa danza tra algoritmi e intuizione, tra calcolo e creatività, tra precisione e ambiguità, troveremo nuove risposte alla domanda più antica: cosa significa essere umani in un mondo che stiamo trasformando con la nostra stessa immaginazione.”
Un Ringraziamento a Agostino Ghiglia
Un Ringraziamento a Agostino Ghiglia

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