Il Progetto Manhattan del Pensiero: 7 Trilioni di Dollari per una Nuova Alba
C’era un tempo, non molto lontano, in cui i più brillanti fisici del mondo scomparivano nel deserto del New Mexico. Riuniti in segreto a Los Alamos, sotto il nome in codice di “Progetto Manhattan”, avevano una missione: scatenare la potenza nascosta nell’atomo, costruire un sole artificiale per porre fine a una guerra mondiale. La loro risorsa era l’uranio, il loro obiettivo era la fissione nucleare, il loro costo fu di due miliardi di dollari, una cifra allora sbalorditiva.
Oggi, i deserti sono fatti di silicio e i laboratori sono data center che consumano l’energia di intere città. Una nuova generazione di pionieri, guidata da figure come Sam Altman di OpenAI, sta intraprendendo un progetto di portata forse ancora maggiore. La loro missione non è scindere l’atomo, ma creare una mente. E il prezzo, questa volta, è di sette trilioni di dollari.
Stiamo assistendo, in piena luce, alla nascita del nuovo Progetto Manhattan. Un progetto per l’intelligenza artificiale.
Se il Progetto Manhattan era una corsa per il dominio della materia, questa è una corsa per il dominio del pensiero. E le somiglianze sono tanto affascinanti quanto inquietanti.
Primo: Il Muro dei Chip, il Nuovo Uranio.
Per costruire la bomba, Oppenheimer e il Generale Groves avevano bisogno di una risorsa rara e difficile da ottenere: l’uranio arricchito. L’America mobilitò un’intera industria per produrlo. Oggi, l’intelligenza artificiale ha un limite fisico analogo: la scarsità di chip semiconduttori ultra-avanzati. Sono l’uranio della nostra era, il “petrolio” digitale che alimenta ogni calcolo. La visione di Altman, con il suo piano da sette trilioni di dollari, va oltre il semplice acquisto. È una strategia di portata bellica: non vuole più chip, vuole finanziare e costruire l’intera filiera produttiva globale, eliminando per sempre il collo di bottiglia. È l’equivalente moderno della costruzione delle immense centrali di Oak Ridge, ma su scala planetaria.
Secondo: La Corsa all’AGI, la Nuova Fissione.
L’obiettivo finale del Progetto Manhattan era una reazione a catena controllata, un evento che potesse cambiare il corso della storia. L’obiettivo di OpenAI è raggiungere l’AGI, l’Intelligenza Artificiale Generale, una “reazione a catena” cognitiva. L’AGI non è un’evoluzione, è un punto di rottura: una macchina con capacità intellettuali pari o superiori a quelle umane. Come allora, la corsa è alimentata tanto dalla speranza quanto dalla paura. La speranza, dichiarata da Altman, è che l’AGI possa risolvere i più grandi enigmi dell’umanità, dal cambiamento climatico alle malattie. La paura, non dichiarata ma palpabile, è quella di essere superati, di perdere il controllo, che qualcun altro arrivi prima a questa forma di potere assoluto.
Terzo: La Grande Alleanza, il Nuovo Ordine Mondiale.
Il Progetto Manhattan era troppo grande per la sola scienza o per il solo esercito. Richiese un’alleanza senza precedenti tra mondo accademico, industria e governo. Allo stesso modo, il piano di Altman non può essere realizzato da una singola azienda. Richiede la formazione di un nuovo ordine mondiale tecnologico, un’alleanza strategica tra governi, fondi sovrani e giganti della tecnologia come Nvidia, AMD e Oracle. Stiamo assistendo alla nascita di un cartello tecno-finanziario il cui scopo è costruire l’infrastruttura di una nuova intelligenza. Questo non ridisegna solo il mercato dei chip, ma gli equilibri geopolitici del XXI secolo, concentrando un potere inimmaginabile nelle mani di chi controllerà questa risorsa.
Dopo aver assistito al primo test nucleare, il test “Trinity”, J. Robert Oppenheimer ricordò una frase della Bhagavad Gita: “Ora sono diventato Morte, il distruttore di mondi”. Aveva scatenato una forza divina e terribile.
La riflessione che ci lascia il progetto di OpenAI è vertiginosa e parallela. Stiamo assistendo a un “Progetto Manhattan” per la mente. Ma quando una manciata di visionari può mobilitare capitali su questa scala per costruire qualcosa di così potente, la domanda che dobbiamo porci è la stessa di allora. Che cosa diventeranno, una volta raggiunto il loro obiettivo? Saranno i salvatori di mondi, o scateneranno una forza che, ancora una volta, sfuggirà al controllo dei suoi creatori?
Il test Trinity del nostro tempo si avvicina. E questa volta, il deserto non è un luogo remoto. Il deserto siamo noi.
Domande Frequenti (FAQ)
Perché paragonare il piano di OpenAI al Progetto Manhattan?
Il paragone si basa su tre paralleli fondamentali: 1) La scala monumentale dell’investimento e della mobilitazione di risorse. 2) La corsa strategica per sviluppare una tecnologia in grado di cambiare il mondo (la bomba atomica allora, l’AGI oggi). 3) Le profonde implicazioni etiche e il dilemma del creatore di fronte a un potere immenso e ambivalente.
A cosa servono realmente 7 trilioni di dollari?
Secondo la visione di Sam Altman, questa cifra non serve solo a comprare più chip, ma a rimodellare l’intera filiera globale dei semiconduttori. L’obiettivo è superare la scarsità di chip, che è il principale collo di bottiglia per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale Generale (AGI), garantendo così una potenza di calcolo quasi illimitata.
Cos’è esattamente l’AGI (Artificial General Intelligence)?
L’AGI, o Intelligenza Artificiale Generale, è una forma di AI teorica che possiede capacità cognitive paragonabili o superiori a quelle di un essere umano. A differenza delle AI attuali (specializzate in compiti specifici), un’AGI potrebbe comprendere, apprendere e applicare la sua intelligenza per risolvere qualsiasi problema, proprio come farebbe una persona.
Cosa si intende per “Dilemma di Oppenheimer” nel contesto dell’AI?
È il conflitto morale vissuto da chi crea una tecnologia potentissima. Rappresenta la consapevolezza che la propria creazione ha un duplice potenziale: quello di portare benefici immensi all’umanità (come curare malattie o risolvere la crisi energetica) e, allo stesso tempo, quello di diventare uno strumento di distruzione o una forza incontrollabile, trasformando il suo creatore in un “distruttore di mondi”.
Quindi, questo progetto è un bene o un male per l’umanità?
L’articolo lo presenta come una delle più grandi scommesse della storia. Non esiste una risposta semplice. È un atto di ottimismo radicale sulla capacità della tecnologia di risolvere i nostri problemi più grandi, ma anche una fonte di preoccupazione profonda riguardo alla concentrazione di potere e ai rischi esistenziali. Il risultato dipenderà da chi controllerà questa tecnologia e da quali valori guideranno il suo sviluppo.
Da informatico a cercatore di senso