Il passaggio di testimone tra le generazioni: un’occasione per riscoprire l’umanesimo

Franco Bagaglia
Franco Bagaglia

Umanesimo digitale: come la generazione Z può imparare dal mondo analogico

Il mondo analogico: un tesoro da non perdere

Cosa sanno della vita le persone nate nel periodo digitale? Cosa sanno delle emozioni, delle passioni, della spiritualità, della cultura umanistica che hanno contraddistinto il mondo analogico? Cosa sanno del valore di una lettera scritta a mano, di una fotografia stampata, di un disco in vinile, di un libro cartaceo?

Queste sono le domande che mi pongo spesso, quando penso alla generazione Z, quella che ha visto la luce tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, e che ha vissuto fin da bambina immersa nella tecnologia digitale, senza conoscere le sfumature, le ricchezze e le complessità del mondo analogico, che invece io e la mia generazione abbiamo sperimentato e apprezzato.

Il patrimonio del mondo analogico: una sfida per la generazione Z e una speranza per l’umanesimo

Non voglio essere nostalgico, né tantomeno snob. So bene che il mondo digitale ha portato enormi vantaggi, opportunità e innovazioni in tutti i campi della vita. So bene che la generazione Z è dotata di una grande capacità di adattamento, di apprendimento e di creatività. So bene che il mondo digitale non è solo freddo e impersonale, ma anche capace di generare nuove forme di comunicazione, di espressione e di condivisione. Ma non posso negare che il mondo analogico abbia un patrimonio di valori, intelligenza ed esperienze che il mondo digitale non può eguagliare, e che rischia di andare perduto se non si fa qualcosa per preservarlo e trasmetterlo.

Perché dico questo? Perché il mondo analogico era un mondo fatto di sensazioni, di sfide, di scoperte, di relazioni. Un mondo in cui si doveva usare la mente, il corpo, il cuore, per raggiungere un obiettivo, per apprendere una conoscenza, per esprimere un sentimento, per creare un’opera. Un mondo in cui si doveva aspettare, pazientare, riflettere, prima di ottenere una risposta, un risultato, una soddisfazione. Un mondo in cui si doveva confrontarsi, dialogare, collaborare, con le persone reali, non con gli avatar virtuali. Un mondo in cui si doveva apprezzare, rispettare, valorizzare, la diversità, la complessità, la profondità, della realtà, non della simulazione.

Il mondo analogico: una staffetta generazionale per salvare l’umanesimo

Voglio fare alcuni esempi per chiarire meglio il mio punto di vista. Prendiamo la comunicazione. Nel mondo analogico, la comunicazione era basata sulla parola, sulla scrittura, sul gesto. Si comunicava attraverso la voce, la penna, il corpo. Si comunicava con le persone che si conoscevano, che si incontravano, che si guardavano negli occhi. Si comunicava con sincerità, con passione, con rispetto. Si comunicava per condividere, per capire, per crescere. Nel mondo digitale, la comunicazione è basata sull’immagine, sul testo, sull’icona. Si comunica attraverso lo schermo, la tastiera, il mouse. Si comunica con le persone che si seguono, che si cliccano, che si spiano.

Si comunica con superficialità, con velocità, con aggressività. Si comunica per apparire, per impressionare, per competere. Prendiamo la fruizione culturale. Nel mondo analogico, la fruizione culturale era basata sulla qualità, sulla scelta, sulla curiosità. Si fruiva della cultura attraverso il libro, il disco, il cinema. Si fruiva della cultura selezionando, cercando, confrontando. Si fruiva della cultura con attenzione, con gusto, con critica. Si fruiva della cultura per arricchirsi, per emozionarsi, per divertirsi. Nel mondo digitale, la fruizione culturale è basata sulla quantità, sull’algoritmo, sulla passività. Si fruiva della cultura attraverso il web, lo streaming, il social. Si fruiva della cultura accettando, seguendo, ripetendo. Si fruiva della cultura con distrazione, con noia, con indifferenza. Si fruiva della cultura per consumare, per evadere, per alienarsi.

Prendiamo la percezione sensoriale. Nel mondo analogico, la percezione sensoriale era basata sull’esperienza, sull’emozione, sulla memoria. Si percepiva il mondo attraverso i cinque sensi: la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto, il tatto. Si percepiva il mondo provando, sentendo, ricordando. Si percepiva il mondo con intensità, con piacere, con affetto. Si percepiva il mondo per vivere, per amare, per sognare. Nel mondo digitale, la percezione sensoriale è basata sulla rappresentazione, sulla simulazione, sull’oblio.

Si percepiva il mondo attraverso un solo senso: la vista. Si percepiva il mondo guardando, imitando, dimenticando. Si percepiva il mondo con freddezza, con indolenza, con disprezzo. Si percepiva il mondo per sopravvivere, per odiare, per disperare. Questi sono solo alcuni esempi, ma potrei continuare a lungo. Il mondo analogico era un mondo ricco, vario, stimolante, che offriva infinite possibilità di apprendimento, di espressione, di relazione, di crescita. Il mondo digitale è un mondo povero, omogeneo, banale, che offre poche possibilità di apprendimento, di espressione, di relazione, di crescita. Il mondo analogico era un mondo umano, in cui si valorizzava la cultura umanistica, la spiritualità, le emozioni. Il mondo digitale è un mondo disumano, in cui si valorizza la scienza, la tecnologia, il calcolo.

Ma non tutto è perduto

Ma non tutto è perduto. C’è ancora speranza. C’è ancora la possibilità di un passaggio di testimone tra le due generazioni, in cui la generazione Z possa riscoprire e valorizzare il mondo analogico, senza per questo rinnegare il mondo digitale. C’è ancora la possibilità di una staffetta generazionale, in cui il testimone contenga tutte le esperienze, le emozioni, i valori, la cultura, la spiritualità del mondo analogico, che devono essere consegnati e non dimenticati dalla generazione Z.

C’è ancora la possibilità di un umanesimo digitale, una disciplina che si propone di armonizzare la scienza e la tecnologia con l’umanità e la società, senza perdere di vista il passato e il futuro. Per questo, mi rivolgo a voi, giovani della generazione Z, che siete i protagonisti e i responsabili del mondo di domani. Vi invito a non lasciarvi ingannare dal fascino e dalla comodità del mondo digitale, ma a cercare e a coltivare il tesoro del mondo analogico. Vi invito a non accontentarvi di una vita virtuale, ma a vivere una vita reale. Vi invito a non dimenticare le vostre radici, ma a farle germogliare e a farle fiorire. Vi invito a non essere schiavi della tecnologia, ma a essere padroni della vostra vita. Vi invito a non essere indifferenti al mondo, ma a essere sensibili e solidali con gli altri. Vi invito a non essere spettatori passivi, ma a essere attori attivi. Vi invito a non essere consumatori, ma a essere creatori. Vi invito a non essere semplici utenti, ma a essere veri esseri umani.

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