Poi, in silenzio, senza grandi annunci al pubblico, è avvenuta una rivoluzione. Una delle più importanti della storia umana. Non è nata dalla filosofia o dalla linguistica, ma dalla matematica. Abbiamo trovato un modo per tradurre la ricchezza ineffabile del nostro mondo in un linguaggio che le macchine potessero non solo leggere, ma “interpretare”.
Questa è la storia di come, per la prima volta, abbiamo reso il significato computabile.
Il Salto Quantico: dall’Archivio al Dialogo
Il cambiamento fondamentale è stato smettere di tentare di spiegare il significato alle macchine con regole infinite (un compito impossibile) e iniziare a lasciare che lo imparassero da sole, analizzando le relazioni in immense quantità di dati.
Lo strumento di questa rivoluzione è stato il modello vettoriale. L’idea geniale è stata quella di rappresentare ogni concetto, una parola, un’immagine, una canzone come un punto in una vastissima mappa multidimensionale. Ogni punto ha delle coordinate, un vettore, che ne rappresenta il DNA numerico, la sua “ombra matematica”.
In questa mappa, non ci sono definizioni da dizionario, ma solo posizioni relative. E da questa semplice idea, è emersa la capacità di calcolare la semantica. Questa capacità si regge su quattro pilastri fondamentali.
I Quattro Pilastri del Significato Computabile
Quella che noi percepiamo come “comprensione” da parte di un’AI è, in realtà, la somma di quattro operazioni matematiche eseguite su questa mappa.
1. La Somiglianza diventa una Distanza
Prima, un computer sapeva solo se due cose erano uguali o diverse. Ora può misurare quanto sono simili. Il vettore di “cane” è più vicino a quello di “lupo” che a quello di “bicicletta”. Questa semplice misurazione della distanza è il motore di ogni sistema di raccomandazione che ci suggerisce un film, una canzone o un prodotto che potrebbe piacerci.
2. La Relazione diventa un’Equazione
Questa è la parte più sbalorditiva. Le relazioni tra i concetti diventano operazioni manipolabili. Un sistema può calcolare la relazione che intercorre tra “Uomo” e “Re”, isolare questo concetto astratto di “regalità maschile”, per poi applicarlo a “Donna” e trovare così il suo equivalente più probabile: “Regina”. È la capacità di eseguire un’algebra dei significati, dove le relazioni stesse diventano entità calcolabili.
3. L’Appartenenza diventa una Regione Geografica
Le categorie non sono più etichette, ma “regioni” sulla mappa. Il vettore di un’email viene analizzato per vedere se cade all’interno della vasta regione dello “spam”. L’immagine di un gatto viene riconosciuta perché il suo vettore si trova inequivocabilmente nella regione dei “felini”. La classificazione è diventata un’operazione di geografia concettuale.
4. La Previsione diventa una Traiettoria
I modelli come ChatGPT vivono di questo pilastro. Data una sequenza di parole, calcolano la posizione più probabile della parola successiva sulla mappa. Dopo “il sole splende nel cielo…”, il vettore della parola “blu” è una destinazione molto più probabile di “sotterraneo”. Non è creatività in senso umano, ma una straordinaria capacità di calcolare la coerenza di una traiettoria semantica.
Il Ponte tra Due Mondi e l’Avvertenza Finale
Questa “ombra matematica” non è la realtà. La mappa non è il territorio. Questo modello matematico è una rappresentazione semplificata e, a volte, distorta del nostro mondo, poiché eredita tutti i pregiudizi contenuti nei dati con cui lo abbiamo nutrito.
Ma la sua potenza non risiede nella sua perfezione. Risiede nel suo essere, per la prima volta, un ponte. Un linguaggio comune tra l’intelligenza umana, che vive nel mondo analogico delle esperienze, e l’intelligenza artificiale, che vive nel mondo digitale dei numeri.
Questa non è solo una rivoluzione tecnologica. È una rivoluzione nel dialogo, che ci fornisce un partner per analizzare dati, scoprire connessioni nascoste e generare nuove idee.
Ma proprio qui, su questo ponte, dobbiamo muoverci con la massima consapevolezza. Come moderatore di questo dialogo, sento il bisogno di aggiungere una nota critica fondamentale: la coerenza non è comprensione.
È fondamentale ricordare che in nessuno di questi casi l’AI “capisce” cosa sia una capitale, un sorriso o Freddie Mercury. Non c’è consapevolezza. C’è solo una straordinaria coerenza geometrica nel suo spazio di rappresentazione. La macchina ha imparato che le relazioni tra i dati che le abbiamo fornito possono essere modellate come semplici operazioni vettoriali. Esegue un calcolo relazionale, non un atto di comprensione.
Ma il risultato, per noi che viviamo nel mondo analogico, è quasi indistinguibile da un ragionamento per analogia. E questo apre un universo di possibilità creative, scientifiche e culturali che abbiamo appena iniziato a esplorare.
Da informatico a cercatore di senso