Il Cavallo di Troia 2.0: Quando i Social Media Ci Hanno Aperto le Porte all’Invasione dell’IA

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Cavallo di Troia


Da “dono degli dei” a strumento di controllo globale: la parabola inquietante dei social media e l’ombra lunga dell’intelligenza artificiale.

Amici miei, zombie digitali e umanisti pensanti, ben ritrovati al vostro appuntamento preferito con Umanesimo Digitale, il tram che viaggia dritto sui denti della realtà. Oggi, vorrei traghettarvi nell’abisso delle nostre consapevolezze, voglio raccontarvi una storia antica, vecchia come il mondo, ma terribilmente attuale. Una storia che profuma di mare Egeo, di eroi e di inganni, e che, guarda caso, sembra rispecchiare in modo inquietante il nostro presente digitale.


Ricordate la storia di Troia? Quella città imprendibile, assediata per dieci lunghi anni dagli Achei. E poi, all’improvviso, la ritirata, silenziosa, quasi furtiva. Sulla spiaggia, un dono inatteso: un cavallo di legno gigantesco, un simbolo, forse un’offerta votiva. I Troiani, euforici per la pace ritrovata, non ci pensano due volte e lo trascinano dentro le mura, ignorando le profezie di Cassandra, quella voce scomoda che nessuno vuole ascoltare. Festa, bagordi, e poi il sonno della ragione. La notte cala e dal ventre del cavallo escono i guerrieri achei, pronti a radere al suolo la città addormentata.

Ecco, amici, questa storia, raccontata da Omero e Virgilio, non è solo un mito polveroso. È una lezione potentissima, un monito che dovremmo tatuarci sulla pelle, soprattutto in quest’epoca di sirene digitali e promesse tecnologiche. Perché, vedete, il male spesso si traveste da dono, da opportunità imperdibile, da progresso inarrestabile. E noi, come i Troiani ubriachi di gioia, rischiamo di spalancargli le porte di casa, senza guardare oltre l’apparenza seducente.

Anni 2000: Il Nuovo Cavallo è Digitale e Si Chiama Social Media 🐎

Facciamo un salto temporale di qualche millennio e atterriamo nel nostro Occidente, negli anni 2000. Il nuovo millennio si apre all’insegna dell’incertezza, del terrore, delle guerre che si moltiplicano e di un’economia sempre più volatile. Le certezze del passato vacillano e la paura di perdere il benessere conquistato si fa strada nei cuori di molti. Ed è in questo scenario di inquietudine che, quasi dal nulla, compaiono loro: i social media. Facebook, Twitter, YouTube, Google, Wikipedia, Spotify… nomi che all’inizio suonavano esotici, quasi magici.

Questi nuovi “doni” digitali arrivano come una manna dal cielo, promettendo connessione, svago, informazione a portata di click. E noi, europei smarriti e un po’ angosciati, ci buttiamo a capofitto in questo nuovo mondo virtuale. Ci sembra di trovare un rifugio, un modo per alleggerire l’oppressione di un mondo che cambia troppo velocemente. I social media diventano le nostre piazze, i nostri bar, i nostri album di ricordi, le nostre finestre sul mondo. Li accogliamo nelle nostre vite, nelle nostre case, li affidiamo persino ai nostri figli, spesso troppo piccoli per comprenderne appieno le implicazioni. Ignoriamo, ancora una volta, le Cassandre di turno, quelle voci che ci mettono in guardia, che ci invitano alla prudenza. “Ma no, cosa vuoi che succeda? Sono solo strumenti, dipende da come li usiamo”. Quante volte l’abbiamo sentito dire?

La Pancia del Cavallo Si Apre: Benvenuta Intelligenza Artificiale 🤖

E così, il cavallo di Troia digitale entra nelle nostre città, nelle nostre vite. Gli spalanchiamo le porte, condividiamo dati, informazioni personali, abitudini, pensieri. Nutriamo gli algoritmi con la nostra intimità, convinti di vivere in un mondo più connesso, più libero, più democratico. Ma la verità, amici miei, è che mentre noi ci illudevamo di giocare con dei semplici strumenti, qualcos’altro stava accadendo, silenziosamente, nell’ombra.

La pancia del cavallo si è aperta e ne è uscita l’intelligenza artificiale. Un’entità inizialmente invisibile, quasi impalpabile, ma che, giorno dopo giorno, si è fatta sempre più potente, sempre più pervasiva. E qui, permettetemi di essere chiaro: io non sono un catastrofista, non lo sono mai stato. Anzi, forse, sono stato fin troppo ottimista, predicando un uso responsabile e consapevole di queste piattaforme. Ma oggi, devo ammetterlo, il mio ottimismo è svanito.

Negli ultimi due anni, ho cambiato idea su molti aspetti di questi “doni” digitali. E quello che mi appare sempre più evidente è che lo scopo ultimo dei social media, e dell’internet 2.0 e 3.0, è stato quello di allenare lo strumento di controllo più potente che l’umanità abbia mai conosciuto: l’intelligenza artificiale.

I social media hanno aperto la strada all’intelligenza artificiale in modo essenziale, fornendo tre elementi chiave:

  1. Dati (Tantissimi Dati): I social sono macchine di generazione di dati. Ogni like, commento, post, foto, video, interazione… tutto viene registrato e archiviato. Questi enormi dataset sono il “carburante” dell’IA, in particolare del machine learning. Gli algoritmi di IA “imparano” dai dati, identificando schemi e modelli. Più dati hanno a disposizione, più diventano precisi e sofisticati. Senza la mole di dati generata dai social, lo sviluppo dell’IA sarebbe stato molto più lento.
  2. Necessità di Automazione e Personalizzazione: Gestire miliardi di utenti e interazioni richiede automazione. I social hanno avuto bisogno, fin da subito, di algoritmi per:
    • Filtrare i contenuti: Mostrare a ciascun utente ciò che è più rilevante per lui (news feed personalizzati).
    • Combattere spam e contenuti inappropriati: Identificare e rimuovere automaticamente post offensivi, fake news, ecc.
    • Suggerire amici/connessioni: Creare reti sociali più ampie e coinvolgenti.
    • Targettizzare la pubblicità: Mostrare annunci pubblicitari pertinenti agli interessi di ciascun utente.
      Queste esigenze hanno spinto allo sviluppo di algoritmi sempre più avanzati, che sono poi diventati la base dell’IA moderna.
  3. Infrastruttura e Ricerca: Le grandi aziende di social media (Meta, Google, Twitter, ecc.) hanno investito massicciamente in infrastrutture di calcolo ad alte prestazioni (data center, server, ecc.) e in ricerca sull’IA. Questo perché l’IA è diventata fondamentale per il loro business. Questi investimenti hanno creato un ambiente fertile per lo sviluppo dell’IA, non solo per le applicazioni interne ai social, ma anche per altri settori.

In sintesi: i social hanno fornito i dati, la necessità e le risorse per far decollare l’IA. Sono stati un laboratorio a cielo aperto e un motore di innovazione per l’intelligenza artificiale. Senza i social, l’IA sarebbe molto meno avanzata di quanto non sia oggi.

Cavallo di Troia
Cavallo di Troia

La Corsa Irrefrenabile Verso la Governabilità: A Nostro Discapito? 🎯

Non voglio cadere nel catastrofismo, sia chiaro. Ma l’evidenza è lì, davanti ai nostri occhi. La corsa all’intelligenza artificiale non porterà benefici a noi, persone comuni, ma solo e soltanto alla “governabilità”, al controllo. E non lo dico io, lo dicono esperti come Jeffrey Hinton, il “padrino” dell’IA, che mette in guardia dai rischi di questa tecnologia, arrivando persino a ipotizzare l’estinzione dell’intelligenza umana.

Pensateci bene: se falsificare una banconota è un reato gravemente punito, perché falsificare un video, manipolare la realtà attraverso deepfake, non lo è? Perché non esiste un reato di “falsificazione della realtà” nell’era digitale? Forse perché la falsificazione della realtà, la manipolazione dell’informazione, è diventata uno strumento di potere troppo comodo, troppo efficace per essere messo al bando?

E poi c’è l’arrivo di intelligenze artificiali sempre più potenti, come Deepseek, l’IA cinese che varca i nostri confini senza problemi, mentre le nostre faticano ad entrare in Cina. E le versioni di GPT sempre più “a rischio medio”, rilasciate al pubblico senza troppe remore etiche. Sembra che non ci sia più un limite, che la corsa all’IA sia diventata una valanga inarrestabile.

Non Siamo Disinformati: Vediamo la Trama Nascosta 👁️

Ho studiato, mi sono confrontato con esperti, ho letto libri illuminanti come “Intelligenza artificiale per esseri umani pensanti” di Melanie Mitchell e “Geopolitica dell’intelligenza artificiale” di Alessandro Aresu. E da queste letture, da questi dibattiti, è maturata in me una visione sempre più chiara, sempre più preoccupata.

L’intelligenza artificiale, nella sua deriva attuale, sembra mirare unicamente all’esercizio del potere, al controllo. Non alla comprensione, non al progresso umano, ma al dominio. E puntare l’attenzione solo sui presunti “vantaggi” di questa tecnologia, ignorando i rischi, è un errore gravissimo, un’ingenuità che potremmo pagare cara.

E c’è una frase che mi rimbomba nella testa, che sento sempre più spesso, ogni volta che qualcuno alza la bandierina dei pericoli dell’IA: “Ma non si può fermare, i vantaggi sono troppi!”. Ecco, amici, questa frase è un campanello d’allarme. Perché è esattamente quello che pensavano i Troiani sulla spiaggia: “Certo, c’è un rischio a portare il cavallo dentro le mura, ma i vantaggi sono troppi!”. E sappiamo tutti come è finita.

Cavallo di Troia
Cavallo di Troia

Abbiamo Dato in Pasto le Nostre Vite: L’Allenamento Silenzioso dell’IA 🤫

Per 25 anni, e forse anche di più, abbiamo dato in pasto ai social media una quantità inverosimile di dati. Vite private squadernate, scelte economiche delicate, intimità lasciata alla mercé di algoritmi sconosciuti. Immagini dei nostri figli minorenni, destinate a rimanere per sempre nel cyberspazio. Su questo immenso oceano di dati si è allenata l’intelligenza artificiale. Il suo scopo? Produrre una ricchezza ben precisa: la governabilità.

Come scriveva Asimov nel ciclo delle Fondazioni, l’obiettivo delle macchine è la “psicostoria”, la capacità di prevedere con precisione millimetrica l’andamento di larghi gruppi di popolazione, le loro scelte politiche, economiche, sociali. La governabilità, in fondo, è la riduzione della variabilità umana, la capacità di prevedere e controllare i comportamenti. E l’intelligenza artificiale, con i suoi algoritmi predittivi, sembra andare proprio in questa direzione.

Non fraintendetemi, non credo che i social media siano nati con questo scopo preciso. Penso che sia stato scoperto “in itinere”, mentre noi li utilizzavamo in massa, che la gente riversava online una quantità incredibile di dati intimi e personali, permettendo una profilazione sempre più precisa. E a quel punto, qualcuno ha capito il potenziale di tutto questo.

Divertimento, Utilità, Inganno: La Facciata Seduttiva del Cavallo di Troia 🎭

Come siamo arrivati a questo punto? Attraverso il divertimento, lo svago, l’intrattenimento, l’utilità. Perché certo, i social media sono utili, sono divertenti, sono intrattenenti. Ma il loro scopo reale, quello nascosto nella pancia del cavallo, non è l’utilità o il divertimento. È la previsione, la predizione, ovvero la governabilità.

Sono un dono, certo, ma un dono avvelenato. E noi, come i Troiani, facciamo finta di non vedere il pericolo, perché è troppo comodo portare questo cavallo dentro la città, troppo facile lasciarsi sedurre dalle sue promesse.

Cosa Fare? Smettere di Essere Troiani Digitali! 🛡️

A questo punto, la domanda sorge spontanea: cosa fare? Tornare indietro è impossibile, illudersi di usare questi strumenti in modo “responsabile” è forse ingenuo. Ma non possiamo nemmeno rassegnarci al nostro destino di Troiani digitali.

Dobbiamo smetterla di ripetere quella frase fatidica: “Come si fa a dire di no? Sono troppo utili, troppo belli, troppo divertenti!”. Dobbiamo spegnere questo campanello d’allarme, smettere di essere Troiani sulla spiaggia.

Sono contento di vivere in Europa, in un continente che, pur con tutti i suoi difetti, cerca di porre dei limiti, di regolamentare, di proteggere la nostra privacy, la nostra libertà. Dobbiamo chiedere all’Europa di essere più efficace, più veloce nel delineare regole che abbiano un impatto reale, ma non possiamo chiederle di farsi da parte, di lasciare che tutto vada alla deriva.

Dobbiamo chiedere ai governi di iniziare a mettere regole vere, a punire la falsificazione della realtà digitale, a investire nelle contromisure, nella difesa dalla disinformazione. Dobbiamo chiedere al giornalismo di essere trasparente, di segnalare l’uso di intelligenza artificiale nella produzione di contenuti.

E certo, dobbiamo anche fare cultura, educare all’uso responsabile di questi strumenti, imparare a resistere alle seduzioni digitali. Dobbiamo tornare a fare filosofia, a guardare oltre l’apparenza, a scovare il veleno nascosto nei doni che ci vengono offerti. Dobbiamo smettere di essere Troiani, e provare ad ascoltare, almeno un po’, le Cassandre di oggi.

Forse è tardi per rimediare del tutto, forse il cavallo di Troia è già dentro le nostre mura. Ma parlarne, ragionarci insieme, è il primo passo per iniziare a pensare in modo diverso, per provare a cambiare direzione. Proviamoci, amici, tutti insieme.

Grazie per avermi ascoltato, spero di non avervi depresso troppo. Lasciate un commento, dibattiamo, condividete questa puntata. Forse là fuori c’è qualcuno che ha bisogno di sentire queste parole.

Un abbraccio e alla prossima!

Da “Dono degli Dei” a Strumento di Controllo: L’Evoluzione dei Social Media

Qual è il parallelo tra il Cavallo di Troia e i Social Media? 🐎
Come il Cavallo di Troia, i social media sono stati presentati come un “dono” apparentemente innocuo. Ma nascondevano al loro interno uno strumento potenzialmente pericoloso: la capacità di raccogliere dati per addestrare l’intelligenza artificiale e creare strumenti di controllo sociale.
Come si è evoluto il ruolo dei Social Media negli anni 2000? 📱
Da semplici piattaforme di connessione e svago sono diventati: – Raccoglitori massivi di dati personali – Strumenti di profilazione – Terreno di addestramento per l’IA – Mezzi di influenza e controllo sociale
Quali sono i rischi dell’IA emersa dai Social Media? 🤖
– Manipolazione della realtà (deepfake) – Controllo sociale attraverso la previsione dei comportamenti – Perdita di privacy e autonomia – Potenziale minaccia all’intelligenza umana – Uso dei dati per la “governabilità”
Cosa possiamo fare per proteggerci? 🛡️
– Sostenere la regolamentazione europea dell’IA – Chiedere leggi contro la falsificazione digitale – Promuovere l’educazione digitale – Essere più consapevoli nell’uso dei social media – Ascoltare gli esperti che mettono in guardia sui rischi

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