Siamo un Popolo di Bonus-Dipendenti

Siamo un Popolo di Bonus-Dipendenti e 996, la Sigla della Schiavitù Moderna


La Droga di Stato: Perché Preferiamo l’Elemosina alla Libertà

Facciamo un attimo di onestà, togliamoci la maschera del lamento quotidiano e guardiamoci davvero allo specchio. C’è un mantra che ripetiamo costantemente, un rituale che accompagna le nostre giornate, dalla fila alle poste fino alle cene con gli amici: “Lo Stato ci sfrutta”.
Ed è vero, dannatamente vero. Non sarò certo io a negare l’evidenza di una pressione fiscale che soffoca l’imprenditorialità, di servizi pubblici che sembrano fermi all’era analogica mentre il mondo corre sul digitale, o di una burocrazia che sembra disegnata da un algoritmo impazzito il cui unico scopo è complicarci la vita. Come ingegnere, vedo queste inefficienze come bug nel codice di un sistema mal progettato; ma come essere umano, sento sulla pelle il peso della frustrazione che ne consegue.
Eppure, c’è una verità molto più scomoda che si nasconde sotto la superficie, una verità che non piace a nessuno ammettere perché ci chiama in causa direttamente, senza sconti: questo sistema disfunzionale, in un certo senso, lo alimentiamo noi.


L’Illusione del “Click Day” e la Cultura del Bonus (e del 996)

Negli ultimi anni, ho osservato con un misto di preoccupazione e sgomento una vera e propria trasformazione antropologica del cittadino italiano. Siamo diventati un popolo “bonus-dipendente”. Invece di scendere in piazza a chiedere riforme strutturali che garantiscano salari dignitosi o un fisco equo, passiamo le notti davanti a uno schermo per il “Click Day” di turno, aspettando il bonus monopattino, quello psicologo, le vacanze o le facciate.

Ma questo meccanismo non è una nostra esclusiva; è solo la manifestazione locale di un virus globale. Guardiamo al modello “996” che dilaga nel settore tecnologico, da Pechino a Silicon Valley: lavorare 9 ore al mattino, 9 alla sera, 6 giorni a settimana. Anche lì, la promessa non è la libertà, ma il bonus salariale. Uno stipendio più alto, stock option, la chimera di una “carriera fulminea” in cambio della propria vita. È lo stesso identico patto con il diavolo, solo con un diverso packaging.

Da umanista digitale, vedo in tutto questo una distorsione perversa della tecnologia. Il digitale, che dovrebbe essere strumento di emancipazione e democratizzazione, diventa il mezzo attraverso cui si eroga l’elemosina moderna. Il “Click Day” è la massima espressione della nostra sconfitta politica; il 996 è la massima espressione della nostra sconfitta lavorativa. In entrambi i casi, ci riduciamo a competere l’uno contro l’altro, con il dito sul mouse o con le notti insonni in ufficio, sperando di rientrare in quel plafond limitato di successo, come se i diritti e la dignità fossero una lotteria a premi.

Il Sollievo che Uccide la Rabbia

Il meccanismo psicologico è sottile e letale. Quando quel bonifico di 200 euro arriva sul conto, o quando otteniamo quello sconto in fattura, cosa succede? Invece di arrabbiarci per il fatto che quei soldi erano nostri fin dall’inizio, sotto forma di tasse versate, tiriamo un sospiro di sollievo.

Allo stesso modo, il lavoratore sottoposto al 996, quando riceve quel lauto stipendio a fine mese, tira un sospiro di sollievo. E per un attimo, smette di sentirsi sfruttato. Anzi, si sente quasi un vincente.

È qui che scatta la trappola, sia per il cittadino-cliente che per il lavoratore-risorsa. Quell’attimo di sollievo è l’anestetico che ci somministra il sistema, sia esso pubblico o privato. Il messaggio che mandiamo è: “Va bene così, mi basta questo contentino per non protestare”. E il messaggio che ricevono è ancora più cinico: “Basta un bonus per tenerli buoni. Non servono riforme impopolari o visioni a lungo termine, basta un voucher o uno stipendio da capogiro”.

Più il sistema ci lega a queste elargizioni sporadiche, più restiamo deboli. E più siamo deboli, più avremo disperatamente bisogno del prossimo bonus o del prossimo aumento per colmare il vuoto. È un circolo vizioso perfetto, un loop infinito che, se analizzato con la logica fredda dell’informatica, porta inevitabilmente al crash del sistema democratico e, parallelamente, al burnout della forza lavoro più qualificata.

Da Cittadini a Clienti (e da Professionisti a Risorse)

Il nocciolo della questione, che mi sta particolarmente a cuore, è la perdita della nostra identità. Civica e professionale.

Un Cittadino è titolare di diritti. Un cittadino pretende che la sanità funzioni perché la finanzia, pretende che la scuola formi le menti del futuro, pretende che le infrastrutture siano solide. Un cittadino partecipa, critica, costruisce. Noi, invece, ci stiamo trasformando in Clienti. E nemmeno clienti di lusso, ma clienti di un discount mal gestito. Ci lamentiamo del servizio, ma alla fine accettiamo il coupon di sconto e torniamo a fare la fila.

Allo stesso modo, un professionista con esperienza e competenze sta cedendo il passo a una “risorsa umana”. Una risorsa non ha diritti, ha solo un KPI da raggiungere. Non critica, esegue. Non costruisce il suo futuro, ma il valore per gli azionisti dell’azienda.

Preferiamo l’assistenzialismo alla libertà perché la libertà è faticosa. Preferiamo la gabbia dorata del 996 all’incertezza di un lavoro equilibrato perché la responsabilità spaventa. La libertà richiede di guardare al futuro senza la rete di sicurezza del “contributo a pioggia” o dello “stipendio da sacrificio”.

Siamo un Popolo di Bonus-Dipendenti e 996, la Sigla della Schiavitù Moderna
Siamo un Popolo di Bonus-Dipendenti e 996, la Sigla della Schiavitù Moderna

Rompere il Loop: Consapevolezza e Dignità

La mia missione è sempre stata quella di promuovere la consapevolezza, sia essa tecnologica o sociale. Non possiamo parlare di intelligenza artificiale e futuro se non siamo nemmeno in grado di gestire il nostro presente civico e lavorativo.

Dobbiamo smettere di accettare che lo Stato ci tratti come sudditi bisognosi e le aziende come ingranaggi sacrificabili. Dobbiamo ritrovare l’equilibrio e la dignità di dire: “Tieniti il bonus, dammi una riforma fiscale seria. Tieniti le stock option, dammi il mio weekend e la mia salute. Non voglio l’elemosina, voglio le condizioni per produrre ricchezza e benessere, per me e per la società”.

Finché la nostra massima aspirazione sarà “rientrare nella graduatoria” per l’ultimo sussidio o “essere promossi” per aver sopportato più ore in ufficio, saremo sempre ricattabili. La vera rivoluzione non è digitale, è culturale: smettere di essere utenti passivi di uno Stato buggato e risorse umane di aziende senza volto, per tornare ad essere i programmatori del nostro futuro.

FAQ – Domande Frequenti

Domande Frequenti

Il modello “996” è una pratica lavorativa che prevede un orario di lavoro dalle 9:00 alle 21:00, sei giorni alla settimana (da lunedì a sabato). Questo implica circa 72 ore di lavoro settimanali ed è associato a una cultura del lavoro che esalta il sacrificio personale come un “privilegio” per i lavoratori ambiziosi, specialmente nel settore tecnologico cinese e, sempre più, in quello occidentale.

No. In Cina, il modello 996 viola apertamente la Legge sul Lavoro, che limita le ore lavorative a 8 giornaliere e 44 settimanali, con straordinari strettamente regolamentati. Nel 2021, la Corte Suprema cinese lo ha dichiarato ufficialmente illegale. In Occidente, e in particolare in Europa, sarebbe altrettanto illegale a causa delle direttive sull’orario massimo di lavoro (48 ore settimanali), anche se in alcuni contesti (come la Silicon Valley) viene applicato di fatto sfruttando lacune legali o classificazioni contrattuali specifiche.

Perché le aziende adottano il modello 996?

Le aziende, soprattutto le startup tecnologiche in mercati ultra-competitivi, adottano il modello 996 per accelerare lo sviluppo dei prodotti, ridurre il time-to-market e massimizzare la produttività. Viene spesso giustificato come una necessità per “vincere la competizione”. In realtà, è una scelta che scambia il benessere e la sostenibilità a lungo termine dei dipendenti per un potenziale (e spesso effimero) vantaggio competitivo a breve termine.

Quali sono le conseguenze del 996 sui lavoratori?

Le conseguenze sono devastanti. A livello fisico, portano a burnout, stress cronico, problemi cardiaci e un aumento dei casi di “morte da superlavoro” (karoshi). A livello psicologico, causano ansia, depressione e isolamento sociale. A livello sociale, erodono la vita privata, le relazioni familiari e la possibilità di avere hobby e interessi al di fuori del lavoro, trasformando i professionisti in semplici “risorse” umane.

Cosa significa “preferire l’elemosina alla libertà” in questo contesto?

Significa accettare un “contentino” (uno stipendio più alto, un bonus, un benefit) in cambio della propria libertà fondamentale: il tempo, la salute e il diritto a una vita equilibrata. Proprio come nel testo “La Droga di Stato”, il lavoratore 996 accetta la “gabbia dorata” di uno stipendio elevato perché la prospettiva di lottare per condizioni di lavoro più umane sembra più faticosa e incerta. È un patto che annulla la dignità in cambio di un sollievo economico temporaneo.

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