La grande accelerazione: quando “aggiornato” è già obsoleto
C’era un tempo, nemmeno troppo lontano (tipo l’altro ieri), in cui potevi scrivere un bell’articolo approfondito su un aspetto dell’IA, pubblicarlo e sentirti soddisfatto per almeno qualche settimana. Ahahahah! Che ingenui eravamo!
Ora la situazione è questa: scrivi un articolo lunedì mattina, lo controlli un’ultima volta prima di pubblicarlo e BAM! – OpenAI ha appena rilasciato un modello che rende tutto quello che hai scritto praticamente preistoria. Premi “pubblica” comunque, e mentre il tuo dito è ancora sul mouse, Google ha annunciato una tecnologia che cambia completamente il panorama. E nel tempo che impieghi a fare un caffè, tre startup che non conoscevi hanno già implementato entrambe le novità in prodotti che nessuno aveva immaginato possibili.
L’articolo mutante: evoluzione forzata
Ed è qui che entra in gioco la mutazione dell’articolo. Il classico pezzo monolitico, ben strutturato, con inizio-svolgimento-conclusione? Dimenticatelo! È come cercare di contenere una tempesta in un bicchiere d’acqua.
Gli articoli sono diventati organismi viventi, in continua evoluzione:
- Breaking news + aggiornamento + aggiornamento dell’aggiornamento
- Speciale settimanale: “Cosa diavolo è successo negli ultimi 7 giorni nel mondo dell’IA”
- Compilation di micro-rivoluzioni che singolarmente meriterebbero ciascuna un libro
I miei articoli ora assomigliano più a un bollettino di guerra che a un saggio ben ponderato. È come se avessi aperto le porte a un flusso di coscienza collettivo della tecnologia, dove ogni paragrafo potrebbe benissimo iniziare con “Mentre stavamo per andare in stampa…”
Il blob che tutto divora
L’IA è come quel blob dei film horror degli anni ’50 – una massa informe che continua a crescere e a inglobare tutto ciò che incontra. Niente resta immune:
- L’arte? Inglobata.
- La musica? Assorbita.
- La scrittura? Stai letteralmente leggendo un articolo sull’IA che parla di articoli sull’IA! Meta-inglobamento!
E il mio povero blog ne è la testimonianza vivente. Quegli articoli di fondo, quelli ponderati e riflessivi, rimangono come isolotti in un mare di “Speciali IA”, “Aggiornamenti Lampo” e “Questa-Cosa-Non-Esisteva-Ieri-Ed-Ora-Cambia-Tutto”.
Una nuova grammatica narrativa
A pensarci bene, è quasi poetico. L’IA non ha solo cambiato di cosa parliamo, ma anche come ne parliamo. La struttura stessa della narrazione si è evoluta per adattarsi alla velocità con cui evolve il soggetto.
È come se il contenitore si fosse plasmato attorno al contenuto. Gli articoli che parlano di IA sono diventati essi stessi più “intelligenti”: modulari, adattivi, in costante aggiornamento.
Conclusione… per ora!
Quindi eccoci qui, a navigare questo oceano in tempesta, cercando di dare un senso a un fenomeno che cambia più velocemente della nostra capacità di comprenderlo. Il mio blog, come tanti altri, è diventato un collage vivente di frammenti di futuro che si materializzano più rapidamente di quanto possiamo metabolizzarli.
Ma forse è proprio questo il bello. Forse questo caos narrativo, questa frammentazione dell’informazione, questo costante stato di “breaking news” è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per raccontare un fenomeno che sta riscrivendo le regole del gioco mentre lo stiamo ancora giocando.
E se stai leggendo questo articolo con un po’ di ritardo, beh… probabilmente metà delle cose scritte qui sono già obsolete!
P.S. Mentre finivo di scrivere questo pezzo, probabilmente sono stati annunciati tre nuovi modelli di IA che cambieranno di nuovo tutto. Non dite che non vi avevo avvertito!

Da informatico a cercatore di senso