Internet ha portato una grande democratizzazione del sapere rendendolo accessibile a tutti. Chiunque può cercare informazioni su qualsiasi argomento, condividere le proprie conoscenze e opinioni, partecipare a discussioni e dibattiti. Questo ha favorito la diffusione della cultura, la libertà di espressione, la creatività e l’innovazione.
Il rovescio della medaglia
Ma c’è anche un rovescio della medaglia. Quando si è pervenuti alla fase chiamata Internet 2.0, è iniziato progressivamente la produzione di una grande quantità di dati da parte dei milioni di frequentatori del web. Addirittura una statistica afferma nel 2020 che nei due anni precedenti sono state prodotte tante informazioni quante nella storia intera dell’uomo. E siamo arrivati ai giorni nostri in cui l’AI è stata resa fruibile a tutti, un fatto epocale una trasformazione eccezionale che ha investito tutti i campi della nostra esistenza. Soprattutto grazie all’AI generativa, questo processo di generazione di informazioni ha subito un’accelerazione incredibile, incrementando anche fenomeni del tipo dei deep fake. Siamo arrivati al punto che non sappiamo più se delle informazioni hanno un’origine umana o dell’AI.
L’infosfera di Luciano Floridi
Secondo me, questo scenario è molto preoccupante e ha delle conseguenze negative sul benessere dell’umanità. Il filosofo dell’informazione Luciano Floridi chiama questo scenario come infosfera, evidenziando che quest’ultima è diventata anche infobesità. Paradossalmente, questa accessibilità e questa incredibile mole di informazioni (che crea anche problemi ecologici) stanno influenzando negativamente il benessere dell’umanità, creando problemi di disagio psicologico (dato il sempre crescente bombardamento delle informazioni) sia di trasformazioni sociali ed economiche che stanno rendendo sempre più inconsapevoli gli uomini di quello che sta succedendo attorno.
È conclamato che per poter affrontare questo moloch informativo, è necessario possedere delle competenze elevate e aggiornate, non solo tecniche ma anche critiche, etiche, civiche. Inoltre, ogni individuo per muoversi adeguatamente in questa società sempre più complessa deve fare proprio il paradigma dell’apprendimento continuato, cioè essere disposto a imparare sempre nuove cose, a mettersi in discussione, a confrontarsi con gli altri. Purtroppo, non sono molti che si impegnano a farlo, e così la mancanza di consapevolezza regna sovrana e l’umanità risulta essere caratterizzata da molta negatività, oltre ad essere appiattita in ogni ambito ad un livello sempre più basso.
La mia opinione in merito è che in una infosfera come quella di oggi non è facile coltivare sogni, ambizioni ed obiettivi. La categoria che maggiormente risente di questa evoluzione è rappresentata dai giovani, sempre più ebeti, sfiduciati e depressi, grazie anche ad una scuola completamente svuotata da ogni contenuto didattico e non in grado di seguire la velocità di questa evoluzione. Assistiamo al mantra che la tecnologia vuole rendere più facile la vita ed alimentare il benessere, mentre di fatto, a causa di questa complessità e dell’assoluta mancanza di ogni forma di educazione e formazione, il benessere dell’uomo sta scomparendo.
Cosa fare ?
Tuttavia, non voglio concludere questo articolo con una nota pessimista. Voglio invece lanciare un messaggio di speranza, cercando di persuadere le persone che dobbiamo recuperare il sano esercizio della nostra mente critica per andare oltre le apparenze, dobbiamo essere più predisposti ad informarci quotidianamente diversificando le fonti di informazioni, spendere delle energie per aggiornarci e leggere di più, facendo anche riferimento alla cultura classica che oggi è stata relegata nell’angolo dell’indifferenza in quanto i suoi moniti ed insegnamenti, trasversali ai secoli, risultano incompatibili con le caratteristiche neoliberiste della società attuale fondata sulla competizione economica e dove le informazioni, si proprio loro, sono diventate spesso oggetto di un uso oppressivo verso l’immaginario collettivo e non rivolto alla diffusione del benessere. Questa compenetrazione tra scienza ed il classico ha un nome: Umanesimo digitale.
Umanesimo Digitale
L’Umanesimo digitale è una visione che mette al centro l’uomo e i suoi valori, che cerca di armonizzare la tecnologia con la cultura, che promuove una società più giusta, solidale e inclusiva. L’Umanesimo digitale è una sfida che richiede impegno, coraggio, creatività e collaborazione. L’Umanesimo digitale è una speranza che possiamo coltivare insieme, per costruire un futuro migliore per noi e per le generazioni future.
Per concludere, vorrei lanciare un appello a tutti i lettori: non lasciamoci sopraffare dall’infosfera, ma cerchiamo di usarla con intelligenza, responsabilità e curiosità. Non smettiamo mai di imparare, di interrogarci, di dialogare. Non rinunciamo ai nostri valori, ai nostri ideali, ai nostri progetti. Solo così potremo salvaguardare il nostro benessere e quello delle generazioni future.
Pingback: Internet, AI e infobesità: una minaccia ...