Hai bisogno di una versione PDF dell’articolo per una lettura più comoda o per conservarne una copia? Clicca sul link sottostante per scaricare il PDF direttamente sul tuo dispositivo.
Scarica l’articolo in PDF (ITA)Do you need a PDF version of the article for easier reading or to keep a copy? Click the link below to download the PDF directly to your device.
Download Article as PDF (ENG)Negli ultimi giorni, due eventi significativi hanno catturato l’attenzione dei media e degli osservatori: l’arresto del CEO di Telegram, Pavel Durov, in Francia, e le minacce della Commissione Europea a Elon Musk riguardo alla sua piattaforma X (ex Twitter). Entrambi gli eventi sollevano interrogativi sulla libertà di espressione e sulla censura nell’era digitale, evidenziando un apparente attacco coordinato contro le piattaforme che si oppongono al “pensiero unico” occidentale.
L’arresto di Pavel Durov
Durov è stato arrestato in un aeroporto vicino a Parigi sotto un mandato per presunti reati legati all’uso della sua app di messaggistica, Telegram. Le accuse riguardano una presunta insufficiente moderazione dei contenuti, con Telegram accusato di non aver collaborato adeguatamente con le autorità per affrontare questioni come il traffico di droga e l’abuso di minori. Telegram ha risposto dichiarando che Durov ha “nulla da nascondere” e che le sue pratiche di moderazione sono conformi agli standard del settore, sostenendo che è “ridicolo” attribuire la responsabilità della cattiva condotta degli utenti alla piattaforma stessa.
Chi è Durov, da VKontakte a Telegram
Durov, 39 anni, è un miliardario franco-russo con un patrimonio stimato in 15 miliardi di dollari. Ha iniziato la sua carriera fondando nel 2006 VKontakte, il social network più utilizzato nell’ex Unione Sovietica.
Ma dopo le pressioni del Cremlino per bloccare i canali dell’opposizione, nel 2014 ha deciso di lasciare la Russia, vendendo le sue quote per 300 milioni di dollari. Nello stesso periodo ha iniziato a sviluppare Telegram, lanciato nel 2013, che oggi conta quasi un miliardo di utenti al mese.
Le minacce della UE a Elon Musk
Contemporaneamente, l’Unione Europea ha avvertito Elon Musk riguardo alla sua responsabilità di moderare i contenuti su X, in particolare in vista di un’intervista con l’ex presidente Donald Trump. Thierry Breton, Commissario per il Mercato Interno, ha sottolineato che la piattaforma deve rispettare le leggi europee che limitano la diffusione di contenuti dannosi. Questo avvertimento è stato percepito come un tentativo di estendere la giurisdizione europea oltre i suoi confini, cercando di imporre normative che potrebbero limitare la libertà di espressione.
Punti di contatto tra i due eventi
Sebbene Durov e Musk operino in contesti diversi, entrambi si trovano a fronteggiare pressioni significative da parte delle autorità occidentali. I punti di contatto tra i due eventi includono:
- Censura e libertà di espressione: Entrambi i leader sono accusati di non fare abbastanza per moderare i contenuti sulle loro piattaforme, il che solleva preoccupazioni sulla libertà di espressione. Mentre Telegram è criticato per la diffusione di contenuti estremisti, X è sotto scrutinio per la gestione di contenuti potenzialmente dannosi, in particolare in contesti politici.
- Reazioni politiche: Le reazioni politiche all’arresto di Durov e alle minacce alla libertà di Musk sono state forti. Politici e commentatori hanno descritto le azioni della UE come una forma di “censura preventiva” e un tentativo di controllare il discorso pubblico, suggerendo che tali misure sono indicative di un clima di repressione della libertà di espressione in Europa.
- Tempismo e contesto: L’arresto di Durov e le minacce a Musk sono avvenuti in un momento in cui le tensioni geopolitiche sono elevate, con le piattaforme di social media che diventano sempre più centrali nel dibattito pubblico. La coincidenza di questi eventi suggerisce una strategia coordinata da parte delle autorità occidentali per limitare le voci che si oppongono al consenso dominante.
Perché adesso?
La tempistica di questi eventi non è casuale. Con l’approssimarsi delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti e l’aumento delle tensioni politiche in Europa, le autorità sembrano particolarmente preoccupate per il potenziale impatto delle piattaforme di social media sulla disinformazione e sulla radicalizzazione. In un contesto in cui solo Telegram e X rimangono come spazi relativamente aperti per il dibattito pubblico, le azioni contro i loro leader possono essere viste come tentativi di consolidare il controllo sul discorso online.In conclusione, l’arresto di Pavel Durov e le minacce a Elon Musk rappresentano non solo sfide individuali per i due leader, ma anche un riflesso delle tensioni più ampie riguardanti la libertà di espressione e la censura nell’era digitale. Con l’aumento della sorveglianza e della regolamentazione, il futuro della comunicazione online potrebbe essere sempre più limitato, lasciando pochi spazi per il dissenso e il dibattito aperto.
Articoli in Italiano ed Inglese
L’arresto di Pavel Durov scatena l’ira di Mosca e la difesa di Musk e Snowden
Il fondatore di Telegram, Pavel Durov, è stato arrestato sabato sera all’aeroporto di Parigi mentre rientrava da Baku. L’accusa è di non aver adeguatamente moderato i contenuti sulla sua app di messaggistica, permettendo la diffusione di reati come frode, traffico di droga, cyberbullismo e terrorismo.
L’arresto ha scatenato l’ira di Mosca, con l’ambasciata russa a Parigi che accusa la Francia di “non collaborare”. Ma a scendere in campo in difesa di Durov sono anche personaggi del calibro di Elon Musk ed Edward Snowden.
Musk ha twittato “#FreePavel” e ironizzato sul motto francese “Liberté, Liberté!, Liberté?”, mentre Snowden ha definito l’arresto “un attacco ai diritti fondamentali di libertà di parola e di associazione”. Anche il trumpiano Robert F. Kennedy Jr. si è schierato dalla parte del fondatore di Telegram.
Telegram, un’app “impenetrabile”
La caratteristica principale di Telegram, secondo i suoi creatori, è l’impenetrabilità. Durov ha dichiarato in un’intervista: “Preferisco essere libero invece che prendere ordini da qualcuno”. Per questo motivo, Telegram ha sede a Dubai dal 2016, perché gli Emirati Arabi Uniti sono un Paese “conveniente, neutrale e non allineato”.
Telegram attira l’interesse delle intelligence di mezzo mondo, tanto che Durov è molto prudente nei suoi spostamenti: “Non viaggio in Paesi come la Cina, la Russia, neppure gli Stati Uniti. Potrei, ma c’è troppa attenzione da parte di FBI e delle altre agenzie”.
Il mistero del mancato incontro con Putin
Perché allora Durov è rientrato in territorio francese, dove era ricercato? A sollevare un mistero ci ha pensato Kiev, tirando in ballo un fallito incontro con Vladimir Putin a Baku qualche giorno prima dell’arresto.
Secondo il capo del Centro per la lotta alla disinformazione di Kiev, Andriy Kovalenko, “È possibile che Pavel Durov abbia chiesto un incontro con Vladimir Putin a Baku qualche giorno fa, ma gli è stato rifiutato”. Kovalenko ha paragonato l’arresto di Durov all’hackeraggio di Enigma da parte degli inglesi durante la Seconda guerra mondiale, ipotizzando che “il caso Durov potrebbe anche far crollare l’intera rete di agenti russi in Europa”.
La reazione di Mosca
In Russia, mentre alcuni dimostranti hanno lanciato aerei di carta (il logo di Telegram) sull’ambasciata francese a Mosca, l’ex presidente Dmitry Medvedev ha ironizzato sulla vicenda. Secondo Medvedev, Durov “voleva essere un brillante ‘uomo di mondo’ che vive benissimo senza patria”, ma “ha sbagliato i calcoli, i nemici che ora abbiamo in comune lo vedono come un russo e, quindi, imprevedibile e pericoloso”.
“È giunto il momento che Durov capisca che non si può scegliere né il Paese d’origine né l’epoca in cui si nasce”, ha concluso Medvedev.
Citations:
[1] https://forbes.it/2024/08/26/pavel-durov-sappiamo-arresto/
[2] https://www.internazionale.it/ultime-notizie/2024/08/26/francia-prorogata-detenzione-fondatore-telegram-durov
[3] https://www.corriere.it/tecnologia/24_agosto_25/cosa-puo-succedere-a-telegram-dopo-l-arresto-di-pavel-durov-crittografia-moderazione-e-i-dubbi-sulla-sua-sicurezza-dell-app-db5463af-4e50-4bed-960a-3e51e7900xlk.shtml
[4] https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2024/08/26/la-giustizia-francese-estende-la-detenzione-di-pavel-durov_c2b3cd11-4fd7-46b3-972d-b1d9f8f3e487.html
[5] https://www.rsi.ch/info/mondo/Ecco-cos%E2%80%99%C3%A8-Telegram-e-perch%C3%A9-%C3%A8-cos%C3%AC-controverso–2236260.html
[6] https://www.cybersecurity360.it/soluzioni-aziendali/telegram-privacy-e-sicurezza-ecco-quanto-e-davvero-sicura/
[7] https://www.acsoftwareac.it/whatsapp-vs-telegram-vs-signal-un-confronto-dettagliato-di-funzionalita-e-privacy/
[8] https://www.repubblica.it/tecnologia/2022/03/31/news/perche_telegram_ha_la_fama_di_essere_piu_sicura_di_quello_che_e-343061186/
Allora andrebbe arrestato anche Zuckenberg
Mark Zuckerberg, fondatore di Meta, ha recentemente ammesso in una lettera al presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti di aver subito pressioni dall’amministrazione Biden per censurare contenuti relativi al COVID-19 su Facebook e Instagram.
Questa ammissione ha scatenato un acceso dibattito sulla libertà di parola e sulla censura da parte delle piattaforme social.Zuckerberg ha dichiarato di essere “rammaricato” per aver assecondato tali pressioni, affermando che le scelte fatte in quel periodo non sarebbero state ripetute oggi. Ha specificato che nel 2021, funzionari di alto livello della Casa Bianca hanno esercitato pressioni per rimuovere contenuti, anche umoristici, legati al virus, esprimendo frustrazione quando Facebook non ha seguito le loro indicazioni. Questa situazione ha portato alla rimozione di oltre 20 milioni di post, evidenziando come la piattaforma abbia censurato informazioni per volere del governo.
Inoltre, Zuckerberg ha riconosciuto che la decisione di limitare la diffusione di notizie riguardanti il figlio di Biden, Hunter, durante le elezioni del 2020, è stata un errore. Ha affermato che non avrebbero dovuto oscurare la storia, che era stata inizialmente etichettata come potenziale disinformazione russa dall’FBI.
Questa lettera di Zuckerberg arriva in un momento critico, coincidente con l’arresto di Pavel Durov, fondatore di Telegram, e ha riacceso le polemiche sulla moderazione dei contenuti e il confine tra censura e libertà di espressione. La discussione si fa sempre più accesa, con molti che temono un crescente controllo da parte delle autorità sui social media e una potenziale ingerenza nella libertà di parola.
Video in Italiano
Video in Inglese
FAQ
Non a caso lo stesso Musk ha rilanciato un post molto popolare su X che osserva come:
«Il Regno Unito arresta in massa cittadini per meme, la Francia arresta il fondatore di Telegram, l’Irlanda cerca di vietare i “meme cattivi”, il Brasile costringe X a fuggire dal paese, l’Australia cerca di censurare i post X, l’UE cerca di ricattare Elon Musk, il Dipartimento di Giustizia Usa incarcera le persone per un meme, in Venezuela Maduro blocca ogni accesso a X».
«La libertà di parola è sotto attacco in tutto il mondo. Ora è il momento di combattere», continua il post. «Se vincono» – il riferimento è a presunte lobby globali che vogliono controllare la politica e i media, le stesse che avrebbero sostenuto la nomination di Kamala Harris – «non si torna indietro».
Di qui l’appoggio – rilanciato a più riprese dallo stesso Musk – a Donald Trump visto come paladino della libertà di espressione.
Durov è stato arrestato in un aeroporto vicino a Parigi sotto un mandato per presunti reati legati all’uso della sua app di messaggistica, Telegram. Le accuse riguardano una presunta insufficiente moderazione dei contenuti, con Telegram accusato di non aver collaborato adeguatamente con le autorità per affrontare questioni come il traffico di droga e l’abuso di minori.
Telegram ha risposto dichiarando che Durov ha “nulla da nascondere” e che le sue pratiche di moderazione sono conformi agli standard del settore, sostenendo che è “ridicolo” attribuire la responsabilità della cattiva condotta degli utenti alla piattaforma stessa.
Contemporaneamente, l’Unione Europea ha avvertito Elon Musk riguardo alla sua responsabilità di moderare i contenuti su X, in particolare in vista di un’intervista con l’ex presidente Donald Trump. Thierry Breton, Commissario per il Mercato Interno, ha sottolineato che la piattaforma deve rispettare le leggi europee che limitano la diffusione di contenuti dannosi. Questo avvertimento è stato percepito come un tentativo di estendere la giurisdizione europea oltre i suoi confini, cercando di imporre normative che potrebbero limitare la libertà di espressione.
Argomenti Correlati Umanesimo Digitale ed Intelligenza Artificiale
Da informatico a cercatore di senso