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Download Article as PDF (ENG)Non è (solo) fantascienza: dietro le quinte dell’IA sta avvenendo una sorta di “guerra dei protocolli” tra Google e Anthropic. Da una parte c’è il protocollo A2A di Google (Agent-to-Agent), dall’altra il Model Context Protocol (MCP) di Anthropic. E come ai tempi della nascita di Internet, in ballo non ci sono solo bit, ma enormi interessi politici e di potere tecnologico, un po’ come quando si scelse il TCP/IP come linguaggio comune per l’Internet globale.

🛰 La Battaglia Segreta per il Controllo degli Agenti AI: In gioco il futuro del potere digitale
Le grandi aziende tecnologiche lo sanno bene: chi definisce gli standard, controlla il futuro. Google ha lanciato il protocollo A2A (Agent2Agent) ad aprile 2025, appoggiato da oltre 50 giganti del settore (da Salesforce ad Atlassian).
L’obiettivo? Permettere agli agenti AI, assistenti virtuali autonomi – di parlarsi tra loro indipendentemente dalla piattaforma. In pratica A2A è un “linguaggio” comune per far comunicare agenti intelligenti eterogenei. Come spiega il blog ufficiale di Google, A2A “consentirà agli agenti di comunicare, scambiare in modo sicuro informazioni e coordinare azioni su diverse applicazioni”. Il tutto adottando standard noti (HTTP, JSON-RPC, SSE, ecc.) per garantire sicurezza e scalabilità. In breve, A2A è un protocollo aperto che standardizza la collaborazione tra agenti AI di fornitori diversi, creando un’infrastruttura condivisa per carichi di lavoro complessi.
Dall’altra parte c’è MCP (Model Context Protocol) di Anthropic, l’azienda dietro il modello Claude. MCP non è un concorrente diretto di A2A, ma piuttosto un protocollo complementare focalizzato sul contesto. MCP permette di collegare i modelli AI con i dati aziendali, documenti, database e strumenti esterni.
È come una porta USB-C per l’IA: un’interfaccia standard che fa arrivare ai modelli linguistici (LLM) tutte le informazioni di cui hanno bisogno. In parole semplici, MCP è “un protocollo aperto che standardizza come le applicazioni forniscono contesto agli LLM”. Grazie a MCP, un agent AI può accedere ai sistemi informativi aziendali senza reinventare ogni volta l’integrazione: invece di mille connettori custom, esiste un unico linguaggio comune. L’esito? Le IA diventano più consapevoli del contesto e più utili. Come spiega la documentazione Anthropic, il protocollo “permette connessioni sicure bidirezionali tra modelli e strumenti esterni, così da rendere le risposte AI più intelligenti e contestuali”.

Non è (solo) tecnologia, ma geopolitica
Questa disputa sui protocolli sembra tecnica, ma nasconde sfumature di geopolitica digitale. Definire uno standard globale significa stabilire chi traccia le regole del gioco. È un po’ come 50 anni fa, quando si decise che TCP/IP – e non un altro protocollo europeo (OSI), avrebbe incarnato lo schema di Internet. Un ricercatore commentò allora: “OSI era un sogno bellissimo, mentre il TCP/IP lo sta vivendo”. In effetti, chi vinse la sfida TCP/IP/OSI impose lo standard che favorì l’ascesa di Internet come lo conosciamo. Allo stesso modo, chi avrà la meglio tra A2A e MCP, oppure chi riuscirà a integrarli, potrà dettare il passo ai futuri servizi digitali, alle regole di interoperabilità tra aziende e perfino alle normative di privacy e sovranità tecnologica.
Google, in particolare, definisce A2A come un protocollo aperto che “complementa” il lavoro di Anthropic sul contesto. Le due fazioni non competono per un’idea opposta, ma occupano spazi diversi del puzzle AI: Google spinge la comunicazione tra agenti, Anthropic punta a far dialogare l’agente con i dati. Eppure negli ambienti della Silicon Valley si parla di “corsa a definire i protocolli aperti che guideranno gli ecosistemi agent AI del futuro”. In questo scontro, non ci sono battaglioni e droni: le armi sono standard, linee di codice e supporto di governi e aziende. Come scrive un analista, nel grembo dell’IA si sta giocando «il TCP/IP dell’era dell’intelligenza artificiale»: chi impone il proprio protocollo oggi, avrà un vantaggio enorme domani.
Esempi concreti di collaborazione tra agenti AI
Cosa comporta tutto ciò nella vita quotidiana? Immaginate un assistente virtuale in casa che vuole prenotare un viaggio di lavoro. Grazie ad A2A, potrebbe “chiedere” a un agente specializzato in itinerari il miglior volo e alloggi, quindi passare il risultato a un altro agente contabile che verifica il budget aziendale. Se entrambi supportano A2A, comunicano via standard comune e coordinano l’operazione senza intervento umano diretto. Allo stesso modo, con MCP ogni agente rimane collegato alle fonti di dati aziendali: per esempio, l’agente meteo può recuperare i dati del bollettino ufficiale tramite MCP, mentre un agente sanitario accede ai database ospedalieri. MCP garantisce che ciascun modello AI “capisca” il contesto, i documenti e i numeri, prima di formulare risposte più accurate.
- Collaborazione tra agenti: due IA (ad esempio, un chatbot clienti e un sistema logistico) possono scambiarsi messaggi e task. Con A2A usano un task comune: un agente invia una richiesta strutturata e l’altro risponde quando il lavoro è fatto. È come due uffici che parlano tra loro via e-mail automatizzate invece di mandarsi bigliettini post-it.
- Decisioni condivise: immaginiamo IA finanziarie in un’unione europea fittizia che discutono investimenti comuni. Usando uno standard unico, ciascuna può valutare dati della controparte e prendere decisioni congiunte (es. approvazione di un prestito paneuropeo) mentre rispettano politiche comuni.
- Standard universali imposti: se un protocollo diventerà lo “standard di fatto”, le aziende dovranno adottarlo (o usare adattatori). Per esempio, se un governo (o un grande consorzio tecnologico) decidesse che tutti gli agenti nella sua rete devono essere compatibili A2A/MCP, chi non lo fa rimarrebbe isolato. Un po’ come chi non supporta l’USB-C oggi non può collegare le periferiche standard: nei prossimi anni alcune nazioni o blocchi potrebbero imporre protocolli AI ufficiali, cambiando gli equilibri di mercato.

Verso nuovi scenari: impatto su aziende, geopolitica e servizi
Il vincitore (o i vincitori) di questa guerra definirà il paesaggio futuro. Se A2A diventerà davvero “il TCP/IP dell’IA”, avremo un mondo in cui agenti di Big Tech e startup diverse lavorano insieme senza barriere, con benefici per efficienza e innovazione. Le imprese potranno combinare servizi AI multipli come se fossero app installate su un telefono, migliorando prodotti e customer experience. Ma attenzione: il rovescio della medaglia è che chi detiene lo standard potrà esercitare potere enorme. Un protocollo dominante significherebbe anche controllo su come e dove i dati vengono scambiati, con implicazioni di sovranità digitale. Ad esempio, uno Stato potrebbe favorire l’uso di protocolli “nazionali” per tenere i dati localmente, oppure accordi internazionali potrebbero sorgere per governare l’uso delle informazioni tra agenti transnazionali.
Sul fronte aziendale, cambieranno i modelli di business: adesso le singole piattaforme AI vendono pacchetti chiusi, domani potrebbero nascere marketplace di agenti interoperabili, con “broker” di protocollo come nuovi gatekeeper. Le PMI otterranno potenziamenti tecnologici (possono comprare componenti IA specializzate da varie fonti e farle dialogare grazie a A2A/MCP), ma dipenderanno dalle regole fissate dai colossi che supportano gli standard. In pratica, il futuro servizio intelligente sarà globalmente connesso, a patto che segua le regole del vincitore.
E per i cittadini? In linea di massima, avranno assistenti AI più integrati e potenti, ma dovranno fidarsi di ecosistemi tecnici che sono controllati da pochi attori. Potrebbe esserci più innovazione collaborativa (ad esempio app di salute integrate o smart-city automatizzate), ma anche rischi di “guerra digitale” tra blocchi che promuovono protocolli diversi. Alla fine, come ricorda una nota citazione sull’epoca della creazione di Internet, la tecnologia di rete “era un sogno bellissimo… e il TCP/IP lo sta vivendo”. Oggi sta a noi vigilare che il prossimo grande standard non diventi un sogno a senso unico, ma un’era di cooperazione aperta.
FAQ: La Guerra Invisibile dell’Intelligenza Artificiale
Chi Controlla i Protocolli, Comanderà il Mondo
Agent-to-Agent Protocol (A2A)
Sviluppato da: Google (supportato da oltre 50 aziende)
Funzione principale: Permettere agli agenti AI di comunicare tra loro indipendentemente dalla piattaforma
Analogia: È come un linguaggio universale che permette a assistenti virtuali diversi di collaborare
Tecnologie base: HTTP, JSON-RPC, SSE e altri standard web consolidati
Obiettivo: Standardizzare la collaborazione tra agenti AI di fornitori diversi
Model Context Protocol (MCP)
Sviluppato da: Anthropic (creatrice del modello AI Claude)
Funzione principale: Collegare i modelli AI con dati aziendali, documenti, database e strumenti esterni
Analogia: È come una porta USB-C per l’IA – un’interfaccia standard che fornisce alle AI il contesto necessario
Obiettivo: Standardizzare come le applicazioni forniscono contesto agli LLM (Large Language Models)
Vantaggio: Permette connessioni sicure bidirezionali tra modelli e fonti di dati esterne
L’importanza di questi protocolli va ben oltre l’aspetto tecnico. Chi riuscirà a imporre il proprio standard avrà un vantaggio strategico determinante nel plasmare il futuro dell’intelligenza artificiale. È una battaglia paragonabile a quella che determinò l’adozione di TCP/IP come linguaggio comune per Internet, definendo vincitori e vinti nell’ecosistema digitale globale.
La comunicazione tra agenti AI può essere illustrata attraverso scenari concreti che mostrano come questi protocolli potrebbero funzionare nella vita quotidiana:
Scenario: Pianificazione di un viaggio di lavoro
- Richiesta iniziale: Un assistente virtuale domestico riceve l’incarico di organizzare un viaggio di lavoro.
- Comunicazione A2A: Grazie al protocollo A2A, l’assistente contatta un agente specializzato in itinerari di viaggio.
- Ricerca contestuale (MCP): L’agente di viaggio utilizza MCP per accedere ai dati di disponibilità voli, preferenze dell’utente e tariffe.
- Proposta e verifica: L’agente di viaggio propone un itinerario, che viene passato a un agente contabile.
- Verifica del budget (MCP): L’agente contabile, tramite MCP, accede al sistema di budget aziendale per verificare la disponibilità di fondi.
- Conferma finale (A2A): Gli agenti comunicano tra loro tramite A2A e presentano una soluzione completa all’utente.
Tutto questo avviene senza intervento umano diretto: i protocolli standardizzati permettono agli agenti di diversi fornitori di collaborare in modo fluido.
Scenario: Automazione dei processi aziendali
- Inizializzazione: Un chatbot del servizio clienti riceve un reclamo riguardante una consegna mancata.
- Richiesta di informazioni (A2A): Il chatbot invia una richiesta strutturata al sistema logistico tramite A2A.
- Accesso ai dati (MCP): Il sistema logistico utilizza MCP per interrogare i database di spedizione e tracking.
- Risoluzione e risposta: Il sistema logistico identifica il problema e invia una risposta al chatbot.
- Azione coordinata: Il chatbot propone una soluzione al cliente mentre il sistema logistico avvia automaticamente la procedura di rispedizione.
È come avere due uffici che comunicano automaticamente tra loro invece di richiedere interventi manuali di coordinamento.
Questa apparente disputa tecnologica nasconde profonde implicazioni geopolitiche che potrebbero ridefinire gli equilibri di potere globali nel contesto digitale:
Sovranità digitale
Gli stati potrebbero favorire l’adozione di protocolli “nazionali” o regionali per mantenere i dati all’interno dei propri confini. Questo potrebbe portare alla frammentazione dell’ecosistema AI globale in “blocchi tecnologici” simili a quanto sta già accadendo con internet.
Controllo dell’infrastruttura
Chi definisce gli standard controlla l’infrastruttura sottostante. Questo significa avere voce in capitolo su come vengono implementate questioni cruciali come sicurezza, privacy e governance dei dati nell’ecosistema AI globale.
Vantaggi economici
Le aziende e i paesi che promuovono gli standard dominanti possono ottenere vantaggi economici significativi, costringendo gli altri ad adattarsi alle loro regole o a pagare per la compatibilità, simile a quanto accaduto con sistemi operativi e standard di comunicazione.
Alleanze strategiche
La formazione di consorzi a supporto di specifici protocolli (come le 50+ aziende che sostengono A2A di Google) riflette e rafforza alleanze strategiche nel panorama tecnologico globale, con potenziali ricadute diplomatiche.
Il precedente storico: TCP/IP vs OSI
Un parallelo storico illuminante è la competizione tra il protocollo TCP/IP (sostenuto principalmente dagli USA) e il modello OSI (supportato dall’Europa) negli anni ’80 e ’90. La vittoria del TCP/IP non fu solo una questione tecnica, ma determinò:
- La predominanza americana nell’architettura di Internet
- Lo sviluppo di un’economia digitale basata su standard che favorivano certe aziende e modelli di business
- La nascita di giganti tecnologici americani che dominano ancora oggi il panorama digitale
Come disse un ricercatore dell’epoca: “OSI era un sogno bellissimo, mentre il TCP/IP lo sta vivendo” – evidenziando come non sempre vince lo standard tecnicamente superiore, ma quello con maggior supporto politico-economico e implementazione pratica.
A2A (Google)
Comunicazione tra agenti
MCP (Anthropic)
Accesso ai dati contestuali
Dal punto di vista puramente tecnico, A2A e MCP non sono direttamente in competizione, ma piuttosto complementari, operando su diverse dimensioni dell’ecosistema AI:
- A2A si concentra principalmente sulla comunicazione tra agenti AI (come due persone che conversano)
- MCP si focalizza sul collegamento tra un modello AI e le fonti di dati esterne (come una persona che consulta documenti)
Google stesso ha dichiarato che A2A “complementa” il lavoro di Anthropic sul contesto, suggerendo che i due protocolli potrebbero teoricamente funzionare insieme in un ecosistema integrato.
La realtà della competizione
Nonostante la complementarità tecnica, nella pratica esiste una competizione reale per definire lo “standard dominante” dell’ecosistema AI. Questa competizione si manifesta in diverse forme:
- Acquisizione di supporto da parte di altre aziende tecnologiche
- Integrazione del proprio protocollo in piattaforme esistenti per aumentarne la diffusione
- Posizionamento strategico in settori chiave (enterprise, consumer, governativo)
Il vincitore potrebbe non essere necessariamente chi ha la soluzione tecnicamente superiore, ma chi riesce a costruire l’ecosistema più ampio e ad attrarre il maggior numero di adozioni.
Scenari possibili includono:
- Dominanza di uno standard: Uno dei due protocolli prevale e diventa lo standard de facto
- Coesistenza coordinata: I due protocolli si specializzano in aree complementari
- Convergenza: Emerge un nuovo protocollo unificato che incorpora elementi di entrambi
- Frammentazione regionale: Diversi protocolli dominano in diverse aree geografiche
Opportunità
- Interoperabilità: Possibilità di combinare servizi AI di diversi fornitori senza necessità di sviluppo custom
- Efficienza operativa: Automazione di flussi di lavoro complessi attraverso la collaborazione di agenti specializzati
- Riduzione dei costi: Minori investimenti nell’integrazione di sistemi diversi
- Democratizzazione: Anche le PMI potranno accedere a funzionalità AI avanzate senza grandi team di sviluppo
Sfide
- Dipendenza: Adattarsi agli standard definiti dai grandi player tecnologici
- Rischi di lock-in: Difficoltà nel cambiare fornitore una volta integrato in un ecosistema specifico
- Questioni di sicurezza: Nuovi vettori di attacco con agenti che comunicano tra loro
- Complessità normativa: Difficoltà nel garantire compliance quando i dati fluiscono tra diversi agenti
Nuovi modelli di business
- Marketplace di agenti: Piattaforme che offrono agenti AI specializzati compatibili con gli standard dominanti
- Intermediari di protocollo: Servizi che gestiscono la comunicazione tra agenti di diversi ecosistemi
- Servizi di compliance: Soluzioni per garantire che le interazioni tra agenti rispettino normative di privacy e sicurezza
- Integrazione verticale: Pacchetti di agenti AI ottimizzati per settori specifici (sanità, finanza, etc.)
Vantaggi potenziali
- Esperienze fluide: Servizi digitali che collaborano senza richiedere interventi manuali
- Personalizzazione avanzata: Assistenti AI che coordinano diverse funzionalità in base alle preferenze personali
- Servizi più intelligenti: Applicazioni con accesso a dati contestuali più ricchi e pertinenti
- Risparmio di tempo: Automazione di attività complesse che attualmente richiedono coordinamento manuale
Preoccupazioni
- Privacy: Dati personali condivisi tra più sistemi AI con potenziale minor controllo
- Trasparenza limitata: Difficoltà nel comprendere come le decisioni vengono prese tra diversi agenti
- Riduzione dell’autonomia: Potenziale aumento della dipendenza da ecosistemi AI controllati da pochi attori
- Esclusione digitale: Possibile divario tra chi ha accesso a questi ecosistemi avanzati e chi no
Scenario futuro: La casa completamente integrata
Immagina una casa in cui diversi assistenti AI comunicano perfettamente:
- L’assistente principale rileva che stai per terminare alcuni prodotti essenziali
- Comunica via A2A con un agente di shopping che conosce le tue preferenze
- Questo consulta vari negozi online per trovare le migliori offerte
- Un agente finanziario verifica il tuo budget e approva l’acquisto
- Un agente logistico organizza la consegna quando sei a casa
Tutto questo avviene senza che tu debba intervenire, ma con la domanda: chi controlla realmente questo ecosistema e quanto sei libero di cambiare fornitore?
Possibili scenari futuri
Scenario 1: Un vincitore dominante
Uno dei protocolli (o una sua evoluzione) diventa lo standard de facto globale, simile a come TCP/IP divenne il fondamento di Internet. Il vincitore detta le regole dell’ecosistema AI, con enormi vantaggi economici e strategici.
Scenario 2: Frammentazione regionale
Diversi blocchi geopolitici adottano standard differenti per l’AI, creando “isole” tecnologiche con limitata interoperabilità. Gli Stati Uniti, l’Europa, la Cina e altri potrebbero sviluppare o favorire protocolli diversi, riflettendo diverse priorità di governance e sovranità digitale.
Scenario 3: Standardizzazione aperta
Un consorzio internazionale o un’organizzazione come l’ISO sviluppa uno standard aperto basato su elementi di vari protocolli, creando un campo di gioco equo. Questo scenario richiederebbe una forte cooperazione internazionale e la disponibilità delle grandi aziende a compromettere i propri interessi commerciali.
Scenario 4: Stratificazione specializzata
Diversi protocolli coesistono, specializzandosi in diversi domini o livelli dell’ecosistema AI. Ad esempio, MCP potrebbe dominare l’accesso ai dati contestuali, mentre A2A potrebbe diventare lo standard per la comunicazione tra agenti, con nuovi protocolli emergenti per altre funzioni.
La posta in gioco
La battaglia per il controllo dei protocolli AI rappresenta molto più di una semplice disputa tecnica: è una competizione per definire le “regole del gioco” dell’economia digitale del futuro. Come la standardizzazione di Internet ha plasmato l’era digitale degli ultimi decenni, così questi protocolli definiranno chi avrà potere, influenza e vantaggi competitivi nell’era dell’intelligenza artificiale.
La vera domanda non è solo tecnica ma sociale e politica: vogliamo un ecosistema AI controllato da pochi attori dominanti o un sistema più aperto, trasparente e democratico? La risposta a questa domanda potrebbe determinare non solo il futuro della tecnologia, ma anche quello delle nostre società e delle nostre libertà digitali.
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Da informatico a cercatore di senso