La vicenda relativa alle richieste di accesso ai dati personali da parte delle applicazioni di Poste Italiane ha suscitato l’intervento di Altroconsumo. La richiesta delle app di accedere a dati personali per motivi di sicurezza è stata ritenuta sproporzionata e in violazione della legge sulla privacy secondo gli esperti di Altroconsumo e il Garante della privacy è stato sollecitato ad intervenire.
Le applicazioni in questione, Banco Posta e Poste Italiane, hanno introdotto un nuovo presidio di sicurezza che richiede l’accesso ai dati personali degli utenti per prevenire potenziali frodi. Questa autorizzazione, presentata come obbligatoria, deve essere concessa per poter continuare a utilizzare le app, altrimenti, dopo un massimo di tre accessi negati, l’utente verrebbe bloccato.
La questione solleva preoccupazioni non solo per la richiesta obbligatoria di dati sensibili ma anche per la mancanza di trasparenza su quali dati vengano raccolti e come questi vengano utilizzati. Le app richiedono un’ampia gamma di autorizzazioni, che vanno dal monitoraggio delle attività di altre app installate sul dispositivo, all’acquisizione di dati sul comportamento di utilizzo e informazioni relative all’operatore telefonico.
Altroconsumo evidenzia che la richiesta di Poste Italiane supera le reali esigenze di sicurezza e viola i principi del GDPR, richiamando l’attenzione sul fatto che il consenso deve essere libero e non condizionato dalla minaccia di blocco del servizio. L’associazione dei consumatori chiede quindi un intervento del Garante a tutela della privacy degli utenti, sottolineando l’importanza di questi servizi per l’accesso a funzionalità essenziali.
Questo episodio solleva questioni fondamentali sulla sicurezza informatica e il rispetto della privacy nel contesto delle applicazioni bancarie e finanziarie, ponendo gli utenti di fronte a scelte difficili riguardo alla gestione dei propri dati personali.
@avvocatasulweb L'app di poste italiane ti obbliga ad autorizzare l'accesso ai dati personali contenuti nel tuo smartphone. Questo, secondo l'azienda per garantire maggiore sicurezza considerato che ciò consentirebbe di rilevare la presenza di eventuali software dannosi rendendo più sicuro l’accesso alle app da parte degli utenti. Ma cosa succede nel caso in cui l’app riscontrasse la presenza di un malware sullo smartphone? Non si sa, dato che Poste non lo ha specificato. #dataprotection #privacy #poste #bancoposta #consenso ♬ suono originale – avvocatasulweb