Nella notte di ieri, durante un comizio, il candidato repubblicano Donald Trump è stato oggetto di un attentato che, per un solo centimetro, non si è trasformato in una tragedia. Questo episodio, che poteva segnare un punto di non ritorno, evidenzia ancora una volta la grave situazione di conflittualità interna che caratterizza gli Stati Uniti. Il diritto al porto d’armi, unito a un clima politico incendiario, alimenta un pericoloso terreno di scontro che rasenta la guerra civile.
Non possiamo ignorare che da decenni esiste un pensiero unico dominante, falsamente ipocrita e buonista, che nasconde la peggiore delle censure e intolleranze. Nei campus universitari americani, chi osa esprimere opinioni antitetiche a questo pensiero unico viene spesso ostracizzato o addirittura licenziato. Questa presenza soffocante impone i suoi paradigmi su ogni aspetto della vita: come ci si veste, quanto si deve guadagnare, quali scelte ecologiche o alimentari si devono fare, persino nel campo dello studio e dell’educazione e per non parlare della nostra salute vilipesa negli ultimi anni.
Pensiero unico intollerante, l’unica ideologia…. quella neoliberista
Chiunque osi ribellarsi a questo pensiero unico viene politicamente eliminato o messo in condizione di non agire secondo le proprie convinzioni. Questo fenomeno non è limitato agli Stati Uniti, ma si estende anche in Europa, come dimostrato dalle elezioni francesi, dove la destra risulta vincente e viene subito tacciata di fascismo o terrorismo.
Il problema principale del pensiero unico dominante risiede nella sua strategia di demonizzazione dell’avversario e nella delegittimazione senza un confronto civile e dialettico delle argomentazioni. Questo approccio non solo polarizza ulteriormente la società, ma mina anche le fondamenta stesse della democrazia e della libertà di espressione.
Ricordo con nostalgia
Ricordo con nostalgia le campagne politiche della Prima Repubblica italiana, le tribune elettorali dove, nonostante le divergenze di opinione, prevaleva il rispetto reciproco. Oggi, invece, la politica è diventata terreno di scontro personale, dove l’ostilità e l’odio verso l’antagonista sono all’ordine del giorno. Il declino della qualità dei politici e il dilagare di un pensiero unico progressista e ipocrita hanno trasformato ogni confronto in un attacco personale.
II Repubblica : decadimento della politica
Con la seconda Repubblica in Italia è emerso un nuovo modo di fare politica, caratterizzato dall’odio reciproco verso l’avversario. Questo cambiamento ha coinciso con un ulteriore calo nella qualità dei personaggi politici coinvolti, parallelo alla transizione dalla prima alla seconda Repubblica. Il pensiero unico dominante ha visto la sinistra abbandonare le sue battaglie storiche a favore dei lavoratori per servire invece gli interessi dei sistemi economici e finanziari.
Questo clima di odio non solo inquina la politica, ma minaccia anche la stabilità sociale. La mia preoccupazione per il 2024 è grande. Temo che l’anno in corso possa essere decisivo e, purtroppo, le tensioni internazionali e interne non lasciano presagire nulla di buono. Le guerre in corso, le tensioni nell’ambito della Comunità Europea, i BRICS e la quasi guerra civile statunitense sono segnali preoccupanti.
Speriamo che la violenza non prenda il sopravvento e che si possa tornare a un confronto civile e costruttivo. Tuttavia, le premesse attuali non sono incoraggianti e il rischio di un’escalation è reale. In questo contesto, è più che mai necessario un appello alla responsabilità e alla moderazione da parte di tutti gli attori coinvolti.
L’attentato a Trump è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. È imperativo che la politica ritorni a essere un terreno di confronto civile e che si lavori insieme per superare questo clima di odio e divisione. Solo così potremo evitare che la violenza e la conflittualità distruggano ciò che resta della nostra democrazia.