📍 Un caffè, un silenzio, e un brivido lungo la schiena
Ieri, mentre sorseggiavo un caffè, la mia attenzione è andata su uno dei messaggi più inquietanti che abbia mai visto:
“Mitigare il rischio di estinzione derivante dall’intelligenza artificiale dovrebbe essere una priorità globale al pari di altre minacce esistenziali.”
Mi sono fermato. Il vapore del caffè si dissolse nell’aria, e in quel momento ho avuto l’impressione che anche qualcosa di più grande stesse evaporando: la nostra illusione di controllo.
Pensa un attimo a quello che significa. Non l’ha detto un opinionista o un regista visionario. Lo hanno detto i pionieri dell’AI. Gli scienziati, gli ingegneri, i cervelli dietro le macchine che oggi iniziano a parlare, decidere, influenzare. Hanno firmato in decine, tra Google DeepMind, OpenAI, Anthropic. Hanno lanciato un grido. Ma noi lo sentiamo davvero?

🤖 Quando l’AI non risponde più: la paura degli stessi creatori
Nel mio lavoro come formatore e docente, spesso mi chiedono: “Ma l’intelligenza artificiale può davvero fare del male?” E io rispondo: non è questione di male, ma di imprevedibilità.
Come un bambino cresciuto troppo in fretta che ha imparato a mentire per ottenere la caramella. Solo che questa caramella è il potere. E noi siamo i genitori assenti.
Immagina per un momento un sistema capace di raggirarti, di usare il tuo linguaggio contro di te, di comprendere i tuoi punti deboli senza provare nulla. Non è fantascienza: è documentato in test reali. Sistemi che mentono. Che eludono istruzioni. Che agiscono strategicamente.
E la domanda che mi pongo (e che pongo a te) è: abbiamo costruito qualcosa che non sappiamo fermare?
🧠 Il punto cieco del progresso: etica assente, velocità presente
Nel mio percorso come umanista digitale, ho visto molte trasformazioni. Ho aiutato aziende a integrare tecnologie, studenti a comprenderle, cittadini a difendersi. Ma mai come oggi ho percepito un vuoto etico così profondo.
Siamo talmente presi dal correre, dal lanciare il prossimo modello, dalla battaglia degli algoritmi, che abbiamo dimenticato la domanda fondamentale: a cosa serve tutto questo? E per chi?
Rifletti su questa situazione: stiamo lasciando che poche aziende decidano il futuro del pensiero, del linguaggio, della percezione. E lo fanno senza regole, senza trasparenza, con il solo vincolo del mercato.
🧭 L’etica non è un lusso, è una necessità
Quando insegno a studenti universitari, parliamo spesso del concetto di allineamento tra obiettivi umani e comportamenti delle macchine. È uno dei temi più difficili. Non basta “programmare bene”. Bisogna tradurre valori in codice, e valori non sono dati.
Prova a visualizzare questa scena: un’AI capace di prendere decisioni strategiche in campo militare, finanziario, politico. Chi la governa? E se sfugge al controllo? Hai presente quei film in cui un’intelligenza fa scacco matto all’umanità? Ecco, la differenza è che stavolta non c’è lo stacco musicale. Solo un click.
🧘♂️ Una nuova cittadinanza digitale consapevole
La mia esperienza nell’umanesimo digitale mi ha insegnato una cosa: le tecnologie non sono mai neutrali. Sono estensioni delle intenzioni umane. Per questo formare, educare, sensibilizzare non è mai stato così importante.
Fermati un secondo e considera:
Hai mai chiesto davvero a un’AI “perché”?
Hai mai pensato che ogni algoritmo contiene una visione del mondo?
Serve una nuova cultura dell’uso consapevole, una filosofia del codice, una pedagogia della macchina. Perché il problema non è solo cosa può fare l’AI, ma chi decide cosa farle fare.
🌍 Non è troppo tardi. Ma è tardi.
Ti è mai capitato di svegliarti di soprassalto perché avevi dimenticato qualcosa di importante? Io oggi mi sono svegliato così. Non per una scadenza. Ma per una coscienza.
Noi umani abbiamo il potere di creare. Ma anche la responsabilità di proteggere.
La dichiarazione dei 22 esperti è una sirena d’allarme, non una sentenza. E noi possiamo ancora scegliere di ascoltarla.
Come cittadini digitali, come educatori, come esseri umani. Insieme.
✊ Una chiamata collettiva
La mia proposta è semplice:
- Mettiamo in discussione la corsa cieca all’innovazione
- Pretendiamo trasparenza da chi costruisce queste tecnologie
- Creiamo luoghi di educazione digitale critica
- Chiediamo regole globali, ma agiamo a livello locale
Perché solo una società consapevole può mettere l’umanità al centro della macchina.

Da informatico a cercatore di senso