L’annuncio del nuovo modello AI Gemini da Google rappresenta un punto di svolta significativo nel campo dell’intelligenza artificiale, segnando un passo avanti nel modo in cui la tecnologia può essere applicata in una vasta gamma di contesti, dalla creazione e comprensione multimodale di contenuti alla risoluzione di problemi complessi e al ragionamento matematico.
La notizia è di quelle importanti sotto diversi profili: Apple sta trattando con Google un accordo miliardario che porterebbe Gemini, il potente motore generativo di immagini di Mountain View, sui prossimi iPhone prodotti dalla compagnia californiana.
Secondo i primi report, Gemini integrerebbe nuove funzioni negli smartphone della mela morsicata già con il sistema operativo iOS 18, che verrà presentato alla fine del 2024. Da anni Google corrisponde ad Apple miliardi di dollari perché faccia del suo motore di ricerca quello in uso di default sui browser Safari dei device. Gemini è l’IA che Google ha già inserito nei prodotti di alta fascia come il suo smartphone Pixel 8 Pro e il Galaxy S24 di Samsung. Stando a quel che riporta Mark Gurman di Bloomberg, tuttavia, Apple ha chiesto l’apporto di Google per regolare processi più complessi e in cloud, quali ad esempio la generazione di immagini realistiche a partire da input testuali o di testi lunghi e articolati, che possano rivaleggiare con quelli di ChatGPT.
Il nuovo deal sarebbe una manna per Google, che vedrebbe consolidata la sua posizione di vertice nello sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale di ultima generazione e vedrebbe dischiudersi davanti a sé un bacino di miliardi di utenti. Ma porterebbe anche cattive notizie per Apple: come ha scritto Bloomberg, l’accordo «potrebbe anche essere interpretato come un segno che Apple non ha fatto passi avanti significativi coi suoi sforzi sull’intelligenza artificiale, almeno non quanto si sarebbe potuto sperare». E non soltanto: una partnership del genere, secondo Gurman, «minaccia di attirare ulteriori controlli antitrust su entrambe le società».
Questo contesto si amplia ulteriormente con le notizie di un potenziale accordo tra Apple e Google, che potrebbe integrare la tecnologia Gemini negli iPhone futuri. Un tale accordo, se realizzato, non solo solidificherebbe la posizione di Google come leader nello sviluppo di AI avanzate ma segnerebbe anche un momento significativo per Apple, indicando un’apertura verso collaborazioni esterne per potenziare le proprie offerte di intelligenza artificiale.
Integrare Gemini negli iPhone potrebbe trasformare radicalmente l’esperienza utente, introducendo capacità avanzate di generazione e comprensione di immagini, testi e audio direttamente nel palmo della mano degli utenti. Ciò potrebbe ampliare notevolmente le funzionalità degli smartphone, rendendo la tecnologia AI più accessibile e pervasiva nella vita quotidiana.
Perplessità
Tuttavia, questo possibile accordo solleva anche questioni importanti. Dal punto di vista della concorrenza, potrebbe intensificare il dibattito sugli aspetti antitrust, dato il consolidamento delle capacità tecnologiche tra due dei più grandi giganti della Silicon Valley. Inoltre, sottolinea le preoccupazioni relative al progresso di Apple nel campo dell’IA, suggerendo che l’azienda possa cercare di colmare eventuali lacune attraverso partnership strategiche anziché solo con lo sviluppo interno.
Inoltre, la collaborazione tra Google e Apple potrebbe stimolare ulteriori innovazioni e applicazioni di AI in diversi settori, dall’istruzione alla salute, dall’intrattenimento alla produttività personale. Tuttavia, con queste opportunità vengono anche le responsabilità di affrontare le preoccupazioni etiche e di privacy che accompagnano l’integrazione più profonda dell’IA nelle nostre vite quotidiane.
In conclusione, mentre Gemini di Google rappresenta un passo significativo nel progresso dell’intelligenza artificiale, l’evolversi della collaborazione con Apple potrebbe segnare l’inizio di una nuova era di innovazioni tecnologiche. Questa partnership potrebbe non solo trasformare il panorama tecnologico ma anche ridefinire il modo in cui interagiamo con i nostri dispositivi e tra di noi, portando l’AI in primo piano nell’esperienza utente quotidiana.
Gemini
La differenziazione dei modelli Gemini in Ultra, Pro e Nano permette l’ottimizzazione per compiti di varia complessità e risorse di calcolo, con Gemini Ultra che si posiziona come il modello più potente per compiti altamente complessi, Gemini Pro per un’ampia gamma di compiti e Gemini Nano per compiti on-device efficienti
Nonostante le sue impressionanti capacità tecniche, ci sono opinioni contrastanti sull’effettiva superiorità di Gemini rispetto ad altri modelli esistenti come GPT-4 di OpenAI. Mentre Google sostiene che Gemini superi GPT-3.5 e, in alcuni benchmark, anche GPT-4, esperti del settore come Melanie Mitchell dell’Istituto di Santa Fe e Percy Liang di Stanford sottolineano la necessità di maggiore trasparenza e di valutazioni più ampie per comprendere meglio il progresso reale rappresentato da Gemini. Le prestazioni su benchmark specifici, pur essendo impressionanti, non forniscono necessariamente un quadro completo delle capacità generali del modello, soprattutto quando si considerano compiti multimodali più complessi.
Gemini rappresenta comunque un passo avanti significativo per Google nel campo dell’AI, riflettendo l’impegno dell’azienda nello sviluppo di tecnologie all’avanguardia. Tuttavia, rimangono questioni aperte relative alla sicurezza, all’accuratezza delle informazioni generate e al potenziale impatto etico e sociale di questi avanzamenti tecnologici. Il tempo ci dirà se e come Gemini e modelli simili riusciranno a navigare queste sfide, contribuendo a un futuro in cui l’intelligenza artificiale può essere utilizzata in modo responsabile e benefico per l’umanità.