So tutto! — Spoiler: no, sei solo vittima del Dunning-Kruger

AI Dunning Kruger


Quando l’ignoranza urla più della verità: viaggio nell’effetto Dunning-Kruger

Mi capita spesso di domandarmi quante delle certezze che ascolto ogni giorno siano davvero solide e quante, invece, siano solo il risultato di pura autostima mal riposta. Il mondo è popolato da esperti improvvisati che, col petto gonfio, sentenziano su qualunque tema, dall’economia alla filosofia, dalla salute pubblica all’intelligenza artificiale. Sospetto non sia follia, ma il devastante effetto Dunning-Kruger in azione.


Parliamoci chiaramente: ancora nel 2025 la scienza ribadisce che chi ne sa meno, urlando di saperne più di tutti, rischia di trascinare intere comunità nel baratro della disinformazione. Uno studio internazionale appena pubblicato racconta di come utenti alle prime armi con l’intelligenza artificiale tendano a sovrastimare enormemente le proprie competenze digitali, rendendo la rete un campo minato in cui il rumore dell’ignoranza copre spesso ogni suono razionale.

Nel dettaglio, un’indagine su oltre 900 persone rivela che il 63% dei partecipanti con scarse competenze ha dichiarato di sentirsi “abbastanza esperto” nel proprio ambito. Nello stesso gruppo, però, solo il 19% ha superato un test oggettivo di conoscenza. Ribadiamolo: sette su dieci si illudono di sapere, pochi passano la prova realtà.

L’effetto che ne deriva è socialmente tossico. Inevitabilmente chi davvero padroneggia una materia si trova a dubitare di sé, mentre chi è impreparato lancia anatemi senza il minimo dubbio. I social amplificano la distorsione, regalando microfoni a chiunque mostri la faccia più spavalda – non certo la più competente.

Noto come effetto Dunning-Kruger, questo fenomeno si visualizza perfettamente tracciando un grafico: sull’asse verticale la fiducia nelle proprie capacità, sull’asse orizzontale l’effettiva competenza.

Quando impariamo qualcosa di nuovo, ci sentiamo subito sicuri, perché in realtà sappiamo così poco che basta un’infarinatura per crederci esperti. Se ci fermiamo, manteniamo un falso senso di padronanza. Chi invece prosegue con lo studio si accorge che le cose sono molto più complesse di quanto pensasse e spesso perde fiducia nelle proprie capacità: più acquisisce conoscenze, più la sicurezza vacilla.

Molti abbandonano proprio qui, convinti, ironicamente, di non aver imparato nulla. Solo superando questo punto critico, continuando a imparare e perseverando, si può davvero ricostruire la fiducia, fondata stavolta su solide basi e sapere reale. Alla fine, si diventa competenti e nuovamente sicuri delle proprie capacità, ma senza arroganza.

In altre parole, se un sempliciotto, uno studente diligente e un saggio insegnante si sfidassero in un dibattito pubblico, accadrebbe questo:

  • Il sempliciotto sa poco, ma è molto sicuro di sé, parla ad alta voce senza esitare.
  • Lo studente ha appreso di più, ma è insicuro e resta in silenzio.
  • L’insegnante ha vera competenza, sa che il mondo è complesso e parla con cautela.

Alla fine, chi vince il voto popolare? Il sempliciotto, grazie alla sua certezza incrollabile e alla tendenza sociale a fidarsi del tono sicuro, non della sostanza.

Le ricerche condotte in Nord America, Europa e Giappone mostrano che la cultura gioca un ruolo importante. Negli USA il 93% degli automobilisti si ritiene migliore della media, in Svezia solo il 69%, mentre in Giappone la gente tende a sottovalutarsi: un modo per trasformare i risultati negativi in opportunità di crescita.

Intraprendere la via della conoscenza è scoraggiante. Quella che sembra una passeggiata si trasforma presto in una battaglia tra la propria volontà e una mole intimidatoria di nozioni. Ma chi non si arrende, alla fine, lievita ai ranghi dei grandi saggi, come Socrate, che duemila anni fa ci ha lasciato il vero antidoto contro l’arroganza:
So di essere intelligente perché so di non sapere nulla.

Quando l’ignoranza urla più della verità: viaggio nell’effetto Dunning-Kruger
Quando l’ignoranza urla più della verità: viaggio nell’effetto Dunning-Kruger

Che fare? Non basta sorridere ironici di fronte all’ennesimo “leone da tastiera”, né indignarsi per il complottismo dilagante. Serve umiltà, allenamento intellettuale e la voglia, rara e rivoluzionaria, di ammettere i propri limiti per crescere davvero. Se ti sembra facile, forse sei tu il prossimo bersaglio dell’effetto Dunning-Kruger. Medita.

Cos’è l’effetto Dunning-Kruger?

È una distorsione cognitiva che porta chi ne sa poco a sopravvalutarsi e chi è esperto a sottovalutarsi.

L’effetto è davvero così diffuso nel 2025?

Sì, le statistiche dimostrano che la crescita delle piattaforme digitali l’ha amplificato, facilitando la sovrastima delle proprie competenze.

Esiste un rimedio?

L’autoanalisi, la formazione continua e l’umiltà rappresentano antidoti efficaci, se accompagnati da feedback oggettivi.

È un effetto irreversibile?

No, la consapevolezza e il confronto con dati reali possono ridurre la distorsione percettiva.

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