È cruciale sottolineare l’importanza degli eventi recenti all’Europarlamento, con l’adozione della prima regolamentazione sistematica dell’intelligenza artificiale. Siamo al centro di una nuova rivoluzione tecnologica che presenta sia potenzialità sia rischi, rendendo pertanto essenziale una sua regolazione. Vorrei però anche evidenziare alcuni pericoli dell’approccio europeo.
Un primo rischio è quello di credere che l’Europa sia influente semplicemente perché stabilisce normative. Esiste una battuta piuttosto critica degli americani: “America innovates, China replicates, Europe regulates” (“L’America innova, la Cina replica, l’Europa regolamenta”), riflettendo una percezione comune anche tra gli esperti tecnologici come Alec Ross.
L’Europa rischia di illudersi di avere un ruolo da arbitro nella partita tra i due giganti, America e Cina, ma gli arbitri non vincono mai le partite. Se osserviamo il panorama dell’intelligenza artificiale, dominato principalmente da grandi e piccole aziende americane, con la Cina in una solida seconda posizione, l’Europa appare molto indietro, quasi irrilevante come attore creativo nell’intelligenza artificiale.
Le aziende europee hanno un impatto minore rispetto a quelle americane e cinesi. Un altro rischio è quello di inviare messaggi errati, di considerarsi influenti senza realmente creare un ambiente favorevole alle start-up, all’innovazione e alla creazione di imprese a livello locale.
In Europa, la burocrazia è eccessiva e, sebbene a Bruxelles e Strasburgo siano abili nel formulare regolamenti, la creazione di imprese stenta. Un altro pericolo che vedo è il messaggio che questa regolamentazione invia in generale agli europei: essere eccessivamente cauti riguardo ai pericoli di una rivoluzione tecnologica.
Ricordiamoci delle rivoluzioni tecnologiche passate, come l’introduzione dei computer nei tempi di un giovane Bill Gates e l’esordio di Microsoft, quando il personal computer divenne uno strumento di lavoro ubiquo. L’Italia, ad esempio, si unì molto tardi a quella prima rivoluzione informatica, risultando in un ritardo che causò una crescita più lenta, una minore capacità di innovazione e numerose fughe di cervelli, soprattutto verso la West Coast degli Stati Uniti, dove stava esplodendo quella rivoluzione. Dobbiamo stare attenti a non ripetere gli stessi errori, essendo troppo guardinghi sui pericoli e distratti dalle potenzialità di ogni rivoluzione tecnologica.