G7 Lavoro: L’Italia e l’Intelligenza Artificiale, una Cenerentola in cerca di un Principe

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La richiesta di una «rivoluzione copernicana» sugli investimenti nella formazione in Italia è emersa con forza in risposta alle sfide poste dall’intelligenza artificiale (IA) e dall’invecchiamento della popolazione. Questa esigenza è stata sottolineata sia dall’OCSE che dagli imprenditori, in particolare durante il recente G7 Lavoro a Cagliari, dove i ministri delle sette potenze economiche hanno discusso le linee guida per affrontare queste problematiche.


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Le sfide attuali

L’Italia si trova a un bivio critico, con un calo delle ore lavorate e una crescente crisi nel settore industriale. Secondo l’Istat, il secondo trimestre ha mostrato un significativo decremento nelle ore lavorate, evidenziando la necessità di un intervento urgente. La formazione e le competenze dei lavoratori sono riconosciute come il vero tallone d’Achille del paese, con solo il 45,8% della popolazione che possiede competenze digitali di base, ben al di sotto della media europea del 55,6%[3][4].

Il ruolo dell’istruzione e della formazione

Stefano Scarpetta, direttore del dipartimento per il lavoro dell’OCSE, ha affermato che è fondamentale sviluppare un piano concreto per l’integrazione dell’IA, sottolineando che i lavoratori con competenze elevate saranno complementari all’IA, mentre quelli con basse qualifiche sono a rischio di disoccupazione. La necessità di investire nella formazione è quindi cruciale, in particolare per le fasce più vulnerabili, come gli anziani e i lavoratori delle piccole imprese[1][5].

Emma Marcegaglia, presidente del Business 7, ha aggiunto che è essenziale riformare i sistemi educativi per sviluppare programmi di formazione in collaborazione con il settore privato, in modo da allineare le competenze alle esigenze emergenti del mercato del lavoro. Questo richiede anche politiche attive del mercato del lavoro che coinvolgano le imprese nel processo di identificazione delle lacune di competenze[2][4].

Iniziative e risultati attesi

La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha evidenziato la necessità di politiche attive e di un incrocio efficace tra domanda e offerta di lavoro. Tuttavia, nonostante le dichiarazioni ottimistiche, i risultati sono stati deludenti. Ad esempio, il programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) ha coinvolto solo 140.000 persone, meno della metà dei potenziali destinatari, con un numero esiguo di lavoratori che ha trovato impiego attraverso la piattaforma Siisl[4][8].

Inoltre, la partecipazione degli italiani a corsi di formazione è diminuita, scendendo al 9,6%, rispetto a una media europea dell’11,9%[4][6]. Questo calo è preoccupante, considerando che la transizione digitale delle imprese italiane è ostacolata dalla mancanza di personale qualificato, con una carenza stimata di 362.000 specialisti in grado di gestire l’IA[2][3].

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Quali sono le principali sfide che l’Italia deve affrontare per migliorare la formazione continua

L’Italia affronta diverse sfide significative per migliorare la formazione continua, un aspetto cruciale per affrontare le esigenze di un mercato del lavoro in rapida evoluzione. Ecco le principali problematiche:

1. Basso Tasso di Partecipazione alla Formazione

  • Partecipazione Limitata: Solo il 9,6% della popolazione italiana partecipa a corsi di formazione continua, un valore inferiore alla media europea del 11,9%[4]. Questo indica una scarsa cultura della formazione tra i lavoratori e le aziende, che limita le opportunità di aggiornamento delle competenze.

2. Disparità Territoriali

  • Divario Nord-Sud: Esiste un significativo divario tra le regioni del Nord e del Sud Italia in termini di accesso e partecipazione alla formazione continua. Questo divario influisce negativamente sulla coesione economica e sociale del paese[5].

3. Inadeguatezza delle Risorse Finanziarie

  • Investimenti Insufficienti: L’Italia investe meno del 10% delle ore lavorate in formazione continua, rispetto a una media del 12% negli altri paesi europei[2]. Inoltre, la spesa per la formazione è limitata, con solo una parte dei fondi disponibili che viene effettivamente utilizzata per la formazione dei lavoratori.

4. Frammentazione del Mercato della Formazione

  • Difficoltà di Accesso: La formazione continua è spesso frammentata, con molte piccole e medie imprese (PMI) che trovano difficile navigare nel mercato della formazione. Ciò è aggravato dai costi elevati e dalla mancanza di un interlocutore unico per le attività di apprendimento[6].

5. Necessità di Reskilling e Upskilling

  • Competenze Tecniche e Soft Skills: Le aziende devono affrontare il problema dello skill gap, in particolare nelle professioni digitali, dove le competenze richieste stanno cambiando rapidamente. È essenziale investire non solo nelle competenze tecniche, ma anche nelle soft skills, come la leadership e la comunicazione[4][6].

6. Mancanza di Collaborazione tra Settore Pubblico e Privato

  • Partenariati Inefficaci: Sebbene ci siano iniziative come il Piano Nazionale Nuove Competenze (PNNC) e il Programma Nazionale per la Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (GOL), la collaborazione tra il settore pubblico e quello privato per sviluppare programmi di formazione mirati è ancora insufficiente[2][5].

7. Sviluppo di Competenze Digitali

  • Competenze Digitali di Base: Più della metà della popolazione italiana non possiede competenze digitali di base, il che è preoccupante in un contesto di crescente digitalizzazione. La formazione continua deve quindi includere un forte focus sul miglioramento delle competenze digitali[7].

Affrontare queste sfide richiede un approccio sistemico che coinvolga tutti gli attori del mercato del lavoro, inclusi governi, aziende e istituzioni educative. È necessario promuovere una cultura della formazione continua, investire in risorse adeguate e garantire che i programmi di formazione siano accessibili e pertinenti alle esigenze del mercato. Solo così l’Italia potrà migliorare la sua competitività e prepararsi alle sfide future.

Articolo tratto da : Al di là dei proclami, l’Italia resta la Cenerentola dell’intelligenza artificiale – Linkiesta.it

Citations:
[1] https://op.europa.eu/webpub/empl/VET-skills-for-today-and-future/it/index.html
[2] https://www.peoplechange360.it/people-strategy/development-and-learning/formazione-professionale-come-e-perche-e-un-volano-per-le-pmi/
[3] https://www.cnos-fap.it/sites/default/files/riviste/rassegnacnos_2_2020.pdf

[4] https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2024/06/28/formazione-continua-aziende-universita/
[5] https://www.formazione-cambiamento.it/frontiere/politiche-dell-apprendimento/investire-nel-mercato-della-formazione-continua-in-italia-2
[6] https://www.ilsole24ore.com/art/formazione-continua-pmi-italiane-ricetta-digitale-renderla-accessibile-AFEMjKsB
[7] https://www.astrid-online.it/static/upload/desi/desi_2022__italy__eng.pdf

Conclusioni

La situazione attuale richiede un cambiamento radicale nella strategia di formazione e sviluppo delle competenze in Italia. È necessario un impegno significativo per investire nella formazione continua e per garantire che le politiche attive del lavoro siano efficaci e mirate. Solo così l’Italia potrà affrontare le sfide dell’IA e dell’invecchiamento della popolazione, migliorando la competitività e la resilienza del proprio mercato del lavoro.

Citations:
[1] https://www.innopharmaeducation.com/our-blog/the-impact-of-ai-on-job-roles-workforce-and-employment-what-you-need-to-know
[2] https://repubblicadigitale.gov.it/portale/documents/20122/992735/National%2BStrategy%2Bfor%2BDigital%2BSkills.pdf/c3ff7732-e9ce-498e-71b3-f441ae55afcd?t=1666000144226
[3] https://www.astrid-online.it/static/upload/desi/desi_2022__italy__eng.pdf
[4] https://www.secondowelfare.it/primo-welfare/lavoro/jobs-and-digital-skills-the-situation-in-italy/
[5] https://www.oecd.org/en/publications/strengthening-active-labour-market-policies-in-italy_160a3c28-en.html
[6] https://www.ageing.ox.ac.uk/blog/Are-Older-Workers-Ready-for-an-AI-Takeover-at-Work
[7] https://en.wikipedia.org/wiki/Citizens%27_income_%28Italy%29
[8] https://www.agensir.it/italia/2023/03/03/citizenship-income-data-and-unresolved-issues/

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G7 Lavoro: L’Italia e l’Intelligenza Artificiale – FAQ

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Perché la formazione è stata al centro del dibattito al G7 Lavoro?

La richiesta di una «rivoluzione copernicana» sugli investimenti nella formazione in Italia è emersa con forza in risposta alle sfide poste dall’intelligenza artificiale (IA) e dall’invecchiamento della popolazione. Questa esigenza è stata sottolineata sia dall’OCSE che dagli imprenditori, in particolare durante il recente G7 Lavoro a Cagliari, dove i ministri delle sette potenze economiche hanno discusso le linee guida per affrontare queste problematiche.

Quali sono le principali sfide che l’Italia deve affrontare per migliorare la formazione continua?

L’Italia affronta diverse sfide significative per migliorare la formazione continua, un aspetto cruciale per affrontare le esigenze di un mercato del lavoro in rapida evoluzione. Ecco le principali problematiche:

  • Basso Tasso di Partecipazione alla Formazione: Solo il 9,6% della popolazione italiana partecipa a corsi di formazione continua, un valore inferiore alla media europea del 11,9%.
  • Disparità Territoriali: Esiste un significativo divario tra le regioni del Nord e del Sud Italia in termini di accesso e partecipazione alla formazione continua.
  • Inadeguatezza delle Risorse Finanziarie: L’Italia investe meno del 10% delle ore lavorate in formazione continua, rispetto a una media del 12% negli altri paesi europei.
  • Frammentazione del Mercato della Formazione: La formazione continua è spesso frammentata, con molte piccole e medie imprese (PMI) che trovano difficile navigare nel mercato della formazione.
  • Necessità di Reskilling e Upskilling: Le aziende devono affrontare il problema dello skill gap, in particolare nelle professioni digitali, dove le competenze richieste stanno cambiando rapidamente.
  • Mancanza di Collaborazione tra Settore Pubblico e Privato: La collaborazione tra il settore pubblico e quello privato per sviluppare programmi di formazione mirati è ancora insufficiente.
  • Sviluppo di Competenze Digitali: Più della metà della popolazione italiana non possiede competenze digitali di base.
Quali sono le iniziative recenti e i risultati attesi?

La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha evidenziato la necessità di politiche attive e di un incrocio efficace tra domanda e offerta di lavoro. Tuttavia, nonostante le dichiarazioni ottimistiche, i risultati sono stati deludenti. Ad esempio, il programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) ha coinvolto solo 140.000 persone, meno della metà dei potenziali destinatari, con un numero esiguo di lavoratori che ha trovato impiego attraverso la piattaforma Siisl. Inoltre, la partecipazione degli italiani a corsi di formazione è diminuita, scendendo al 9,6%, rispetto a una media europea dell’11,9%. Questo calo è preoccupante, considerando che la transizione digitale delle imprese italiane è ostacolata dalla mancanza di personale qualificato, con una carenza stimata di 362.000 specialisti in grado di gestire l’IA.

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