Il Rapporto INVALSI 2025 offre esattamente questa opportunità. Più che una semplice pagella del nostro sistema educativo, i dati di quest’anno dipingono il ritratto di un sistema in piena trasformazione, alle prese con cambiamenti demografici e sociali che hanno conseguenze dirette e spesso controintuitive. Ciò che emerge con forza è un quadro complesso, fatto di successi inattesi e sfide emergenti che mettono in discussione molte delle nostre certezze.
In questo articolo esploreremo le cinque scoperte più significative emerse dai dati INVALSI 2025, smontando alcune percezioni comuni. Preparati a riconsiderare quello che credevi di sapere sulla scuola italiana: queste verità basate sull’evidenza potrebbero rovesciare le tue convinzioni.
1. Meno Abbandoni Scolastici, Risultati Medi Più Bassi: Il Paradosso dell’Inclusione
Si potrebbe pensare che un calo dei punteggi medi sia un inequivocabile segnale di peggioramento. E invece, i dati ci dicono che dietro a questo apparente passo indietro si nasconde un successo storico: l’Italia sta vincendo la battaglia contro la dispersione scolastica. Il tasso di abbandono precoce (ELET) è sceso al 9,8% nel 2024, raggiungendo con un anno di anticipo l’obiettivo PNRR del 10,2%. Le stime INVALSI per i 18-20enni indicano un tasso dell’8,3%, rendendo concreto il traguardo europeo del 9% entro il 2030. Un successo, senza dubbio. Ma a quale prezzo statistico?
Qui emerge il paradosso. L’inclusione di migliaia di giovani che prima avrebbero lasciato la scuola rende la popolazione studentesca più eterogenea e, di conseguenza, con livelli di apprendimento di partenza mediamente più bassi. Ma non è tutto. A questo si aggiunge un altro fattore interno al sistema: un cambiamento nelle prassi di passaggio tra le classi, che dal 2019 ha visto aumentare la percentuale di studenti “regolari” di 4,1 punti. Insieme, questi due fenomeni creano un potente “effetto di popolazione”: i punteggi medi nazionali si contraggono non perché la qualità dell’insegnamento stia peggiorando per il singolo studente, ma perché il gruppo che misuriamo è radicalmente cambiato.
Questa trasformazione ci costringe a riconsiderare la nostra idea di successo. La vera sfida, come sottolinea il rapporto, è ora un’altra.
Questa trasformazione è un effetto di popolazione e non necessariamente sul singolo allievo/sulla singola allieva. La sfida è quella di adottare strategie che consentano di accogliere una quota di coloro che prima abbandonavano la scuola e che ora la frequentano senza che questo si rifletta sui risultati degli altri studenti/delle altre studentesse.
2. L’Anomalia dell’Inglese: L’Unica Materia in Costante Crescita
Mentre i risultati di Italiano e Matematica mostrano una sostanziale stabilità o un lieve calo, si potrebbe pensare che tutte le materie seguano lo stesso andamento. E invece, l’Inglese si conferma una vera e propria anomalia positiva. I dati parlano di un “netto miglioramento” e di un “ottimo andamento”, soprattutto nelle prove di ascolto (Listening).
Dal 2018, gli studenti di terza media (grado 8) hanno registrato un aumento di ben +9 punti percentuali nel raggiungimento del livello richiesto in Reading (lettura) e di un impressionante +16 punti percentuali in Listening. Tuttavia, il rapporto 2025 segnala per la prima volta una “battuta d’arresto” in questa crescita all’ultimo anno delle superiori, suggerendo che il margine di miglioramento potrebbe essersi esaurito e che servono nuove strategie didattiche.
L’aspetto più controintuitivo, però, riguarda chi ottiene i risultati migliori: gli studenti con un background migratorio, sia di prima che di seconda generazione, conseguono risultati medi più elevati degli studenti autoctoni, in particolare nella prova di ascolto. Questo fenomeno si osserva sia in terza media sia all’ultimo anno delle superiori. Come si spiega? Il rapporto suggerisce che questi studenti, essendo già esposti ad almeno due codici linguistici, potrebbero sviluppare una maggiore predisposizione all’apprendimento delle lingue straniere.
3. Nativi Digitali per Davvero? I Nostri Studenti Sono Più Competenti di Quanto Pensiamo
L’idea comune è che i giovani siano solo fruitori passivi della tecnologia, abili a scorrere i social ma poco competenti nell’uso critico degli strumenti digitali. E invece, per la prima volta, i dati INVALSI 2025 sfidano questo pregiudizio, misurando le competenze digitali (secondo il framework europeo DigComp 2.2) di un campione di studenti del secondo anno delle superiori. I risultati sono decisamente incoraggianti.
Altissime percentuali di studenti raggiungono almeno il livello intermedio (considerato adeguato) nelle quattro aree chiave indagate:
- Alfabetizzazione su informazioni e dati: 89%
- Comunicazione e collaborazione: 91%
- Creazione di contenuti digitali: 84%
- Sicurezza: 85%
Il dato più eloquente, tuttavia, è un altro. A differenza di quanto accade per Italiano e Matematica, la polarizzazione geografica per le competenze digitali è “minore” e i risultati sono “più omogenei a livello territoriale”. Questa è una notizia eccellente, perché indica che la scuola sta riuscendo a promuovere queste competenze in modo più equo su tutto il territorio nazionale.
Questa omogeneità territoriale, per quanto incoraggiante, nasconde però un’altra disuguaglianza. I dati mostrano infatti una chiara correlazione tra le competenze digitali e il background socio-economico-culturale della famiglia: gli studenti provenienti da contesti più svantaggiati ottengono risultati sensibilmente inferiori. La vera sfida, quindi, non è solo geografica, ma anche sociale.
4. Un Divario Che Nasce Presto: Le Disuguaglianze Territoriali Iniziano Già in Seconda Elementare
Tutti sanno che esiste un divario Nord-Sud nella scuola italiana. Si potrebbe pensare, però, che sia un problema che si accumula lentamente nel tempo. E invece, i dati 2025 confermano con una forza allarmante un aspetto cruciale: le differenze nascono prestissimo. Le disuguaglianze negli apprendimenti sono significative “già a partire dal grado 2”, ovvero dalla seconda elementare.
Questo divario iniziale, se non affrontato tempestivamente, si allarga inesorabilmente con il passare degli anni, diventando una voragine. Alcuni esempi sono emblematici:
- In terza media, nel Centro-Nord circa il 62% degli studenti ha competenze adeguate in Italiano, mentre al Sud e Isole la percentuale scende a meno della metà.
- All’ultimo anno delle superiori, il divario in Matematica tra gli studenti del Nord-Est e quelli del Sud e Isole raggiunge i 23 punti percentuali. Una differenza così marcata non è solo un numero: rappresenta intere annualità di apprendimento perdute, compromettendo le future opportunità universitarie e professionali per decine di migliaia di studenti.
Questi dati sottolineano l’urgenza di un intervento precoce per garantire a tutti le stesse opportunità di partenza, come evidenziato in modo netto dal rapporto.
Anche se inizialmente non molto ampie, le differenze territoriali sono presenti già a partire dalla scuola primaria, donde la necessità di intervenire al più presto, a partire dallo spazio 0-6.
5. La Sfida Nascosta: Salvare i Più Fragili Sta Mettendo in Crisi le Eccellenze?
Di fronte al successo nel ridurre l’abbandono scolastico, la percezione comune è che la scuola stia diventando più giusta ed efficace per tutti. E invece, i dati ci pongono di fronte a una domanda scomoda, rivelando l’altra faccia della medaglia dell’inclusione. Mentre il sistema diventa più bravo a non perdere per strada gli studenti più fragili, sta forse fallendo nel coltivare i suoi talenti più brillanti?
Il rapporto INVALSI 2025 solleva una questione fondamentale: “A fronte di una sostanziale tenuta degli esiti degli allievi/delle allieve più fragili, emerge un calo delle eccellenze”. Questo non è un dato astratto. Nel 2025, la quota di studenti accademicamente eccellenti all’ultimo anno delle superiori è scesa al 12,3%, un calo di 2,8 punti rispetto al 2024 e “il più basso da inizio rilevazione”.
Questo dato ci pone di fronte a una domanda cruciale sull’equilibrio del sistema. Come possiamo costruire una scuola che riesca a supportare contemporaneamente gli studenti a rischio e i talenti? Si tratta di affrontare quella che la prefazione del rapporto definisce la “sfida gemella” proposta dall’Unione Europea: migliorare gli apprendimenti agendo sia sulle fragilità sia sulla valorizzazione dei livelli di eccellenza.
Conclusione: Oltre le Medie, una Nuova Idea di Successo Scolastico
I dati INVALSI 2025 ci obbligano ad andare oltre le medie e le percezioni superficiali. Disegnano il ritratto di un sistema scolastico complesso, dove il successo nell’inclusione (punto 1) si scontra con una nuova sfida per le eccellenze (punto 5), e dove una incoraggiante equità territoriale nelle competenze digitali (punto 3) non cancella i profondi e precoci divari strutturali che affliggono le materie di base (punto 4).
Questi dati, nel loro insieme, ci sfidano a superare una visione semplicistica del successo scolastico. Siamo pronti a discutere di come costruire una scuola capace non solo di includere tutti, ma anche di far fiorire ogni talento, dal più fragile al più brillante?
Sintesi Risultati INVALSI 2025
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FAQ – Rapporto INVALSI 2025: Oltre gli aneddoti, le vere trasformazioni della scuola italiana
Quando pensiamo ai risultati della scuola italiana, la conversazione si ferma spesso ad aneddoti, esperienze personali o medie nazionali che appiattiscono una realtà incredibilmente dinamica. Sentiamo parlare di cali generalizzati o di successi isolati, ma raramente abbiamo l’opportunità di guardare dietro i numeri per cogliere le tendenze più profonde e, a volte, spiazzanti.
Il Rapporto INVALSI 2025 offre esattamente questa opportunità. Più che una semplice pagella del nostro sistema educativo, i dati di quest’anno dipingono il ritratto di un sistema in piena trasformazione, alle prese con cambiamenti demografici e sociali che hanno conseguenze dirette e spesso controintuitive. Ciò che emerge con forza è un quadro complesso, fatto di successi inattesi e sfide emergenti che mettono in discussione molte delle nostre certezze.
In questo articolo esploreremo le cinque scoperte più significative emerse dai dati INVALSI 2025, smontando alcune percezioni comuni. Preparati a riconsiderare quello che credevi di sapere sulla scuola italiana: queste verità basate sull’evidenza potrebbero rovesciare le tue convinzioni.
Domande Frequenti
Si potrebbe pensare che un calo dei punteggi medi sia un inequivocabile segnale di peggioramento. E invece, i dati ci dicono che dietro a questo apparente passo indietro si nasconde un successo storico: l’Italia sta vincendo la battaglia contro la dispersione scolastica. Il tasso di abbandono precoce (ELET) è sceso al 9,8% nel 2024, raggiungendo con un anno di anticipo l’obiettivo PNRR del 10,2%. Le stime INVALSI per i 18-20enni indicano un tasso dell’8,3%, rendendo concreto il traguardo europeo del 9% entro il 2030. Un successo, senza dubbio. Ma a quale prezzo statistico?
Qui emerge il paradosso. L’inclusione di migliaia di giovani che prima avrebbero lasciato la scuola rende la popolazione studentesca più eterogenea e, di conseguenza, con livelli di apprendimento di partenza mediamente più bassi. Ma non è tutto. A questo si aggiunge un altro fattore interno al sistema: un cambiamento nelle prassi di passaggio tra le classi, che dal 2019 ha visto aumentare la percentuale di studenti “regolari” di 4,1 punti. Insieme, questi due fenomeni creano un potente “effetto di popolazione”: i punteggi medi nazionali si contraggono non perché la qualità dell’insegnamento stia peggiorando per il singolo studente, ma perché il gruppo che misuriamo è radicalmente cambiato.
Questa trasformazione ci costringe a riconsiderare la nostra idea di successo. La vera sfida, come sottolinea il rapporto, è ora un’altra.
Questa trasformazione è un effetto di popolazione e non necessariamente sul singolo allievo/sulla singola allieva. La sfida è quella di adottare strategie che consentano di accogliere una quota di coloro che prima abbandonavano la scuola e che ora la frequentano senza che questo si rifletta sui risultati degli altri studenti/delle altre studentesse.
Mentre i risultati di Italiano e Matematica mostrano una sostanziale stabilità o un lieve calo, si potrebbe pensare che tutte le materie seguano lo stesso andamento. E invece, l’Inglese si conferma una vera e propria anomalia positiva. I dati parlano di un “netto miglioramento” e di un “ottimo andamento”, soprattutto nelle prove di ascolto (Listening).
Dal 2018, gli studenti di terza media (grado 8) hanno registrato un aumento di ben +9 punti percentuali nel raggiungimento del livello richiesto in Reading (lettura) e di un impressionante +16 punti percentuali in Listening. Tuttavia, il rapporto 2025 segnala per la prima volta una “battuta d’arresto” in questa crescita all’ultimo anno delle superiori, suggerendo che il margine di miglioramento potrebbe essersi esaurito e che servono nuove strategie didattiche.
L’aspetto più controintuitivo, però, riguarda chi ottiene i risultati migliori: gli studenti con un background migratorio, sia di prima che di seconda generazione, conseguono risultati medi più elevati degli studenti autoctoni, in particolare nella prova di ascolto. Questo fenomeno si osserva sia in terza media sia all’ultimo anno delle superiori. Come si spiega? Il rapporto suggerisce che questi studenti, essendo già esposti ad almeno due codici linguistici, potrebbero sviluppare una maggiore predisposizione all’apprendimento delle lingue straniere.
L’idea comune è che i giovani siano solo fruitori passivi della tecnologia, abili a scorrere i social ma poco competenti nell’uso critico degli strumenti digitali. E invece, per la prima volta, i dati INVALSI 2025 sfidano questo pregiudizio, misurando le competenze digitali (secondo il framework europeo DigComp 2.2) di un campione di studenti del secondo anno delle superiori. I risultati sono decisamente incoraggianti.
Altissime percentuali di studenti raggiungono almeno il livello intermedio (considerato adeguato) nelle quattro aree chiave indagate:
- Alfabetizzazione su informazioni e dati: 89%
- Comunicazione e collaborazione: 91%
- Creazione di contenuti digitali: 84%
- Sicurezza: 85%
Il dato più eloquente, tuttavia, è un altro. A differenza di quanto accade per Italiano e Matematica, la polarizzazione geografica per le competenze digitali è “minore” e i risultati sono “più omogenei a livello territoriale”. Questa è una notizia eccellente, perché indica che la scuola sta riuscendo a promuovere queste competenze in modo più equo su tutto il territorio nazionale.
Questa omogeneità territoriale, per quanto incoraggiante, nasconde però un’altra disuguaglianza. I dati mostrano infatti una chiara correlazione tra le competenze digitali e il background socio-economico-culturale della famiglia: gli studenti provenienti da contesti più svantaggiati ottengono risultati sensibilmente inferiori. La vera sfida, quindi, non è solo geografica, ma anche sociale.
Tutti sanno che esiste un divario Nord-Sud nella scuola italiana. Si potrebbe pensare, però, che sia un problema che si accumula lentamente nel tempo. E invece, i dati 2025 confermano con una forza allarmante un aspetto cruciale: le differenze nascono prestissimo. Le disuguaglianze negli apprendimenti sono significative “già a partire dal grado 2”, ovvero dalla seconda elementare.
Questo divario iniziale, se non affrontato tempestivamente, si allarga inesorabilmente con il passare degli anni, diventando una voragine. Alcuni esempi sono emblematici:
- In terza media, nel Centro-Nord circa il 62% degli studenti ha competenze adeguate in Italiano, mentre al Sud e Isole la percentuale scende a meno della metà.
- All’ultimo anno delle superiori, il divario in Matematica tra gli studenti del Nord-Est e quelli del Sud e Isole raggiunge i 23 punti percentuali. Una differenza così marcata non è solo un numero: rappresenta intere annualità di apprendimento perdute, compromettendo le future opportunità universitarie e professionali per decine di migliaia di studenti.
Questi dati sottolineano l’urgenza di un intervento precoce per garantire a tutti le stesse opportunità di partenza, come evidenziato in modo netto dal rapporto.
Anche se inizialmente non molto ampie, le differenze territoriali sono presenti già a partire dalla scuola primaria, donde la necessità di intervenire al più presto, a partire dallo spazio 0-6.
Di fronte al successo nel ridurre l’abbandono scolastico, la percezione comune è che la scuola stia diventando più giusta ed efficace per tutti. E invece, i dati ci pongono di fronte a una domanda scomoda, rivelando l’altra faccia della medaglia dell’inclusione. Mentre il sistema diventa più bravo a non perdere per strada gli studenti più fragili, sta forse fallendo nel coltivare i suoi talenti più brillanti?
Il rapporto INVALSI 2025 solleva una questione fondamentale: “A fronte di una sostanziale tenuta degli esiti degli allievi/delle allieve più fragili, emerge un calo delle eccellenze”. Questo non è un dato astratto. Nel 2025, la quota di studenti accademicamente eccellenti all’ultimo anno delle superiori è scesa al 12,3%, un calo di 2,8 punti rispetto al 2024 e “il più basso da inizio rilevazione”.
Questo dato ci pone di fronte a una domanda cruciale sull’equilibrio del sistema. Come possiamo costruire una scuola che riesca a supportare contemporaneamente gli studenti a rischio e i talenti? Si tratta di affrontare quella che la prefazione del rapporto definisce la “sfida gemella” proposta dall’Unione Europea: migliorare gli apprendimenti agendo sia sulle fragilità sia sulla valorizzazione dei livelli di eccellenza.
Conclusione: Oltre le Medie, una Nuova Idea di Successo Scolastico
I dati INVALSI 2025 ci obbligano ad andare oltre le medie e le percezioni superficiali. Disegnano il ritratto di un sistema scolastico complesso, dove il successo nell’inclusione (punto 1) si scontra con una nuova sfida per le eccellenze (punto 5), e dove una incoraggiante equità territoriale nelle competenze digitali (punto 3) non cancella i profondi e precoci divari strutturali che affliggono le materie di base (punto 4).
Questi dati, nel loro insieme, ci sfidano a superare una visione semplicistica del successo scolastico. Siamo pronti a discutere di come costruire una scuola capace non solo di includere tutti, ma anche di far fiorire ogni talento, dal più fragile al più brillante?
Da informatico a cercatore di senso






