Immediatamente, la mia mente è corsa a Leone XIII e alla sua enciclica Rerum Novarum. Un documento che, alla fine del XIX secolo, si ergeva a difesa dei diritti dei lavoratori in un’epoca di sconvolgimenti industriali. Rerum Novarum, “Delle cose nuove”,https://cacatholic.org/teachings/catholic-social-teaching/rerum-novarum-new-things/ affrontava le drammatiche trasformazioni nel rapporto tra datori di lavoro e dipendenti, in un contesto di crescente divario tra ricchi e poveri. Leone XIII, con quella enciclica, si era fatto portavoce di una giustizia sociale che risuonava con le sfide del suo tempo.
Come un nome antico illumina la sfida più futuristica della storia umana
E ora, Leone XIV. Un nome che evoca immediatamente quel precedente, ma che si proietta con forza nel futuro. Un futuro dominato dall’intelligenza artificiale, dalla digitalizzazione radicale della società e dalle domande sempre più urgenti su cosa significhi essere umani nell’era delle macchine intelligenti.
Sono un umanista digitale. Per me, questo significa esplorare l’intersezione tra le tecnologie digitali e le discipline umanistiche.(Wikipedia) Significa cercare di comprendere come le tecnologie influenzano, e sono influenzate, dalla cultura, dalla storia, dalla filosofia e dall’arte. Significa difendere i valori umani fondamentali – la dignità, l’inclusione, la giustizia – in un mondo sempre più governato da algoritmi e dati. Gli umanisti digitali sottolineano che la tecnologia dovrebbe servire l’umanità, e non il contrario.(science)
“Ero preoccupato, lo ammetto. Pur riconoscendo l’impegno di Papa Francesco nell’affrontare le sfide dell’IA, vedevo la Chiesa – un’istituzione con una storia millenaria – come potenzialmente limitata dalla sua tradizione nel rispondere rapidamente ai cambiamenti tecnologici. Temevo che, nonostante i suoi sforzi iniziali, potesse prevalere un approccio rigido, dogmatico, che non tenesse conto della complessità delle questioni in gioco. Ma la scelta del nome “Leone XIV” ha cambiato tutto.”
Forse c’è Speranza
Mi sono detto: “Forse c’è speranza”. Forse questo nuovo Papa ha intenzione di affrontare le “cose nuove” del nostro tempo con la stessa audacia e la stessa visione di Leone XIII. Forse, come il suo predecessore si è fatto paladino dei diritti dei lavoratori nell’era industriale, Leone XIV si farà paladino di un umanesimo digitale che protegga la nostra umanità nell’era dell’intelligenza artificiale.
Le prime notizie sembrano confermare questa speranza. Ho letto che Papa Leone XIV ha evidenziato la necessità di affrontare le sfide legate all’IA.(alanews) Un segnale incoraggiante. Poi ho visto il suo stemma, con il motto “In Illo Uno Unum” – “In Cristo siamo una cosa sola”. Un richiamo all’unità, alla fratellanza, che mi sembra particolarmente rilevante in un mondo sempre più polarizzato e frammentato.
Certo, so che le parole sono importanti, ma i fatti contano ancora di più. Sarà cruciale vedere come Papa Leone XIV tradurrà queste intenzioni in azioni concrete. Quale sarà la sua posizione sull’uso dell’IA nella guerra? Come affronterà il problema della disoccupazione tecnologica? Come promuoverà un’IA etica e inclusiva, che non discrimini e non escluda nessuno?
Ma per ora, voglio permettermi un momento di ottimismo. La scelta del nome “Leone XIV” è un segnale potente, un invito a un dialogo aperto e costruttivo tra la Chiesa e il mondo dell’innovazione tecnologica. Un invito che, come umanista digitale, accolgo con entusiasmo. Spero che Papa Leone XIV possa essere una guida, un punto di riferimento per tutti coloro che credono che l’IA debba essere al servizio dell’umanità, e non viceversa. Abbiamo bisogno di una nuova Rerum Novarum per l’era digitale, e forse, con Leone XIV, abbiamo il Papa giusto per scriverla.
Da informatico a cercatore di senso