Il Manifesto dell’Orientamento Generativo

Il Manifesto dell'Orientamento Generativo


Oltre la Macchina: Come Restare Umani Mentre l’Intelligenza Artificiale Ridisegna il Mondo

In Italia stiamo vivendo un momento storico particolare. Mentre l’intelligenza artificiale generativa irrompe nelle nostre vite quotidiane con una velocità senza precedenti, il mondo dell’educazione e dell’orientamento sta cercando di trovare una risposta coerente e umana a questa trasformazione epocale.
Il futuro non si subisce, si costruisce. Firma il Manifesto per un orientamento consapevole all’Intelligenza Artificiale
e unisciti a chi vuole plasmarlo. https://manifesto-orientamento-ia.asnor.it/


Il Contesto: Una Rivoluzione Silenziosa nell’Educazione Italiana

Nel settembre 2025, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato le linee guida ufficiali per introdurre l’intelligenza artificiale nelle scuole italiane, definendo principi etici, modelli operativi e formazione dei docenti. Ma già prima di questo intervento istituzionale, numerose iniziative dal basso stavano germogliando: l’ISIS Europa di Pomigliano d’Arco ha creato il Manifesto dell’Intelligenza Artificiale Generativa a Scuola (MIAS), coordinato da oltre 50 docenti e professionisti, mentre l’UNESCO ha pubblicato nel settembre 2023 le “Guidance for generative AI in education and research”, un documento che contiene linee guida per l’uso dell’intelligenza artificiale nella formazione e nella ricerca.

In questo panorama ricco e variegato si inserisce il Manifesto dell’Orientamento Generativo, un documento che propone dieci principi fondamentali per garantire che l’IA nell’ambito dell’orientamento e della formazione resti sempre al servizio delle persone, mai il contrario. Questo manifesto rappresenta una voce importante nel dibattito italiano ed europeo, sposando pienamente la visione dell’umanesimo digitale: la tecnologia deve amplificare le capacità umane, non sostituirle; deve includere, non escludere; deve responsabilizzare, non infantilizzare.

Perché Questo Manifesto mi Ha Conquistato

Quando ho scoperto il Manifesto dell’Orientamento Generativo, ho sentito qualcosa risuonare profondamente dentro di me. Era come se qualcuno avesse finalmente messo in parole ciò che cercavo di esprimere da anni: l’intelligenza artificiale non è un nemico da temere, ma un alleato prezioso da guidare con saggezza.

Come umanista digitale, mi trovo ogni giorno a navigare tra due mondi apparentemente distanti: quello della tecnologia che avanza a velocità vertiginosa e quello dei valori umani che dovrebbero sempre guidare il nostro cammino. Questo manifesto rappresenta per me il ponte perfetto tra questi due universi, e voglio condividere con voi la mia lettura personale di questi dieci principi rivoluzionari.

Il futuro non si subisce, si costruisce. Firma il Manifesto per un orientamento consapevole all'Intelligenza Artificiale e unisciti a chi vuole plasmarlo.
https://manifesto-orientamento-ia.asnor.it/
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1. L’IA Affianca, Non Sostituisce: Il Valore Insostituibile dell’Essere Umano 💫

La prima cosa che mi ha colpito di questo manifesto è la sua chiarezza cristallina: l’intelligenza artificiale deve essere un alleato prezioso nel percorso di orientamento e formazione, non un sostituto della relazione educativa.

Secondo il World Economic Forum, entro il 2030 l’IA trasformerà l’86% delle imprese, creando 170 milioni di nuovi posti di lavoro mentre ne renderà obsoleti 92 milioni. Questi numeri testimoniano una trasformazione epocale, ma non una sostituzione dell’elemento umano.

Il fascino del rapporto professionale umano non può essere sostituito da un algoritmo, per quanto sofisticato. La tecnologia può fornirci informazioni preziose, ma non potrà mai sostituire quella scintilla umana che accende la motivazione. L’IA può essere uno strumento potente nelle mie mani di formatore, ma il cuore dell’educazione rimane profondamente umano.


2. L’IA Va Adoperata con Attenzione: La Danza Critica tra Uomo e Macchina 🎭

Qui tocchiamo un punto cruciale. Gli algoritmi apprendono dai dati: senza supervisione critica, possono riprodurre e rafforzare disuguaglianze, pregiudizi e stereotipi.

Una ricerca dell’Università di Washington ha rivelato che i sistemi di IA preferiscono nomi associati a persone bianche l’85% delle volte rispetto ai nomi associati a persone nere (9%), e nomi maschili il 52% delle volte rispetto a quelli femminili (11%). Questi dati dimostrano come l’IA possa amplificare i bias esistenti nella società.

L’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali sottolinea che i bias algoritmici possono svilupparsi o amplificarsi nel tempo, quando i dati basati sugli output dei sistemi algoritmici diventano la base per algoritmi aggiornati.

La mia missione come umanista digitale è proprio questa: insegnare alle persone a guardare oltre la superficie tecnologica, a fare le domande giuste, a non accettare passivamente ciò che un algoritmo suggerisce.


3. La Persona è Più di un Insieme di Dati: L’Unicità Irriducibile dell’Individuo 🌈

Questo principio tocca l’essenza stessa dell’umanesimo digitale. Ogni individuo è unico: ridurre la sua storia e le sue competenze a un punteggio o a una categoria significa perdere valore umano e progettualità.

Il NIST evidenzia che le organizzazioni spesso adottano soluzioni eccessivamente tecniche per i problemi di bias dell’IA, ma questi approcci non catturano adeguatamente l’impatto sociale dei sistemi di IA. I dati sono utili, ma non raccontano tutta la storia. Non catturano la passione, la resilienza, il potenziale di crescita che risiede in ciascuno di noi.

Credo fermamente che ogni persona sia più della somma dei suoi dati quantificabili. La tecnologia deve servire a valorizzare questa unicità, non a schiacciarla in categorie predefinite.


4. La Relazione Viene Prima della Tecnologia: Il Primato dell’Empatia ❤️

Empatia, ascolto attivo, fiducia sono elementi insostituibili nei percorsi di orientamento, istruzione, formazione e apprendimento.

La tecnologia amplifica l’impatto di un bravo formatore, ma non può sostituirne l’assenza. È come dare un violino Stradivari a qualcuno che non sa suonare: lo strumento è magnifico, ma senza l’arte dell’esecutore produce solo rumore.

Più dell’80% degli insegnanti e degli studenti K-12 hanno trovato gli strumenti di IA utili rispettivamente nell’insegnamento e nell’apprendimento, ma questo non significa che la tecnologia possa sostituire la relazione educativa. L’IA può fornirmi insights preziosi, può suggerirmi contenuti personalizzati, ma non può sostituire il momento magico della comprensione umana.


5. La Ricerca di Senso Viene Prima dell’Efficienza: Educare, Non Addestrare 🎯

Questo punto è rivoluzionario nel panorama educativo attuale. L’adozione dell’IA deve rispettare la qualità educativa e il senso profondo delle scelte individuali.

Viviamo in un’epoca ossessionata dall’efficienza. Tutto deve essere più veloce, più scalabile, più misurabile. Ma l’educazione non è una catena di montaggio. Non stiamo producendo widgets standardizzati; stiamo coltivando esseri umani unici, con sogni, valori e aspirazioni diverse.

Come umanista digitale, credo profondamente che la tecnologia debba servire il fiorire umano, non ridurlo a metriche di produttività. L’IA può aiutarci a rendere l’apprendimento più efficace, ma solo se manteniamo al centro la domanda fondamentale: efficace per cosa? Per che tipo di vita? Per quale visione di futuro?


6. Educare al Pensiero Critico è Più Urgente che Mai: Cittadini, Non Utenti 🧠

Il sistema di istruzione e formazione deve formare persone capaci di comprendere e integrare l’IA criticamente, non solo di usarla.

Questo punto mi appassiona particolarmente perché tocca la crisi democratica del nostro tempo. Entro il 2030, circa il 70% delle competenze lavorative dovrebbero cambiare, principalmente a causa dell’impatto dell’IA. Ma non basta saper usare gli strumenti di IA generativa; bisogna capire come funzionano, quali sono i loro limiti, quali bias incorporano.

Non basta saper usare ChatGPT; bisogna capire come funziona, quali sono i suoi limiti, quali bias incorpora. Nella mia attività di formazione, dedico sempre tempo a “smontare” gli algoritmi, a mostrare cosa succede dietro le quinte. È come insegnare non solo a leggere, ma a riconoscere la propaganda, a distinguere fatti da opinioni, a valutare le fonti.

La domanda non è: cosa può fare la tecnologia per noi? Ma: cosa fa la tecnologia a noi? Questa è la domanda che dobbiamo insegnare a fare.


7. L’Orientamento è un Processo, Non una Soluzione: Il Viaggio, Non la Destinazione 🛤️

L’obiettivo non è fornire risposte preconfezionate, ma stimolare autonomia, riflessione e capacità di porsi domande.

L’orientamento non è una prescrizione medica che io scrivo e tu esegui. È un processo di scoperta, a volte lungo e tortuoso, dove io sono una guida, non un oracolo.

Il World Economic Forum prevede che quasi un quarto (23%) di tutti i posti di lavoro cambierà entro il 2027, principalmente a causa dei progressi nell’intelligenza artificiale e nell’automazione. In questo contesto di cambiamento rapido, la capacità di navigare l’incertezza diventa più importante di qualsiasi risposta definitiva.

L’IA può accelerare alcuni aspetti di questo processo, ma non può sostituire il lavoro interiore di comprendere chi siamo e cosa vogliamo veramente.


8. L’Alfabetizzazione all’IA è Responsabilità di Tutti: Democrazia Tecnologica 📚

Persone, istituzioni, organizzazioni e imprese devono condividere la responsabilità di apprendere, governare e orientare l’uso dell’IA.

Questo principio è cruciale perché sfida l’idea che l’IA sia “roba da tecnici”. No! L’IA sta già decidendo chi ottiene un prestito, chi viene assunto, chi vede quali notizie, quali studenti ricevono più attenzione. È troppo importante per essere lasciata solo agli esperti.

Nel 2023, il 56% dei cittadini dell’UE di età compresa tra 16 e 74 anni possedeva almeno competenze digitali di base, 24 punti percentuali al di sotto dell’obiettivo 2030 fissato nel Decennio digitale. Inoltre, solo il 55,6% della popolazione adulta dell’UE possiede almeno competenze digitali di base, rispetto all’obiettivo dell’80% fissato dal programma politico del Decennio digitale.

E’ proprio in questo contesto che vedo la mia missione anche in questi termini: democratizzare la comprensione dell’IA. Non tutti devono diventare data scientist, ma tutti dovrebbero capire i principi di base del machine learning, cosa sono i dati di training, cosa significa bias algoritmico.


9. La Privacy è un Bene da Tutelare: Dignità Digitale 🔒

L’intero va definito e applicato con chiarezza, in particolare quando si usano strumenti di IA, con trasparenza e anonimizzazione dei dati personali.

Questo punto tocca uno dei diritti fondamentali della nostra epoca: la dignità digitale. Ogni volta che usiamo un sistema di IA, lasciamo tracce: le nostre domande, i nostri dubbi, le nostre fragilità. Questi dati sono preziosi, non solo economicamente, ma soprattutto umanamente.

L’Unione Europea, con l’AI Act approvato nel 2024, ha fatto un passo importante riconoscendo il diritto dei cittadini a comprendere e contestare le decisioni algoritmiche. Ma le leggi non bastano senza cultura diffusa.

Di fatto dobbiamo costruire una nuova etica della trasparenza: le organizzazioni che usano IA devono spiegare in modo chiaro come trattano i nostri dati. E noi cittadini dobbiamo esigere questo standard.


10. La Cittadinanza Digitale è Inclusione: Nessuno Lasciato Indietro 🌍

Promuovere competenze digitali e consapevolezza sull’IA è essenziale per garantire pari opportunità educative, sociali, creative e professionali.

Chiudo con il punto che forse mi sta più a cuore di tutti. La rivoluzione dell’IA rischia di creare un nuovo apartheid: da una parte chi ha accesso, competenze e risorse per sfruttarla; dall’altra chi resta escluso, con divari che si allargano sempre di più.

Il 43% degli studenti non raggiunge il livello base delle competenze digitali, secondo l’International Computer and Information Literacy Study (ICILS). Inoltre, il divario nelle competenze digitali di base tra individui altamente istruiti (80%) e quelli senza o con bassa istruzione formale (34%) nell’UE si attesta a 46 punti percentuali.

L’inclusione digitale deve essere un imperativo categorico. Non è un optional, non è qualcosa da fare “quando avremo tempo e risorse”. È la base di una società giusta nell’era dell’IA.

La mia visione è di un’IA che amplia le opportunità per tutti, non solo per pochi privilegiati. Un’IA che aiuta lo studente con dislessia a superare le sue difficoltà, che permette all’anziano di restare connesso con i suoi cari, che offre al disoccupato nuove possibilità di riqualificazione, che dà voce a chi tradizionalmente non l’aveva.


manifesto

Conclusione: Un Manifesto per il Futuro che Vogliamo 🚀

Ripercorrendo questi dieci principi, sento di aver trovato un framework che rispecchia profondamente i miei valori come umanista digitale. Questo manifesto non è una dichiarazione pessimista contro la tecnologia, né un’ode acritica al progresso. È qualcosa di più sfumato e potente: un invito a costruire insieme un futuro dove la tecnologia amplifica il meglio dell’umanità, non il peggio.

Ogni giorno, nel mio lavoro di formatore e digital coach, cerco di incarnare questi principi. Quando uso l’IA per personalizzare un percorso di apprendimento, lo faccio sempre partendo dalla relazione umana. Quando insegno a usare nuovi strumenti digitali, dedico tempo a discuterne le implicazioni etiche. Quando accompagno qualcuno in un percorso di orientamento, gli ricordo che lui è più di un insieme di dati, che il suo valore non si misura in metriche di produttività.

La sfida che abbiamo davanti è immensa. L’intelligenza artificiale sta avanzando a una velocità che a volte spaventa. Ma proprio per questo abbiamo bisogno di bussole morali come questo manifesto. Abbiamo bisogno di ricordarci perché facciamo ciò che facciamo, per chi lo facciamo, quali valori vogliamo preservare e trasmettere.

Il futuro non è qualcosa che ci capita: è qualcosa che costruiamo, scelta dopo scelta, giorno dopo giorno. E io scelgo di costruire un futuro dove l’IA è alleata dell’umanità, dove la tecnologia serve le persone e non viceversa, dove nessuno è lasciato indietro nella rivoluzione digitale.

Vi invito a fare lo stesso. A interrogare la tecnologia che usate, a esigere trasparenza, a difendere la dignità umana nell’era degli algoritmi. Perché il vero orientamento generativo inizia quando decidiamo che tipo di società vogliamo generare insieme.

E questa è una decisione che possiamo prendere solo noi esseri umani. 💪

Certamente. Ecco l’elenco arricchito con i link di riferimento a fonti autorevoli che supportano i dati che hai menzionato. Ho incluso sia i report originali, quando disponibili, che articoli o comunicati stampa che li riassumono, per facilitare l’accesso.


Dati principali inseriti:

1. World Economic Forum: 170 milioni di nuovi posti di lavoro vs 92 milioni obsoleti entro 2030; 86% delle imprese trasformate dall’IA; 23% dei lavori cambierà entro 2027

Questi dati provengono principalmente dal report “The Future of Jobs Report 2023”.

  • Fonte Principale: World Economic Forum – “The Future of Jobs Report 2023”

2. Università di Washington: Bias razziale (85% vs 9%) e di genere (52% vs 11%) nei sistemi di screening CV

Questo è uno dei risultati più citati dello studio “Disparate Impact: When AI Hiring Tools Discriminate” condotto da ricercatori della UW.

3. Eurostat e Commissione UE: Solo 55,6%-56% degli europei ha competenze digitali di base (obiettivo 2030: 80%); divario di 46 punti percentuali tra alta e bassa istruzione

Questi dati sono tratti dalle statistiche ufficiali dell’UE sulle competenze digitali e dalla “Decade del Digitale”.

4. ICILS: 43% degli studenti non raggiunge competenze digitali di base

ICILS (International Computer and Information Literacy Study) è uno studio internazionale condotto dall’IEA.

  • Fonte Principale: IEA – “ICILS 2023 International Results”
    • Link: https://www.iea.nl/studies/iea/icils/2023
    • Nota: Il dato specifico sul 43% degli studenti sotto il livello di competenza base si trova nel rapporto internazionale, spesso nella sezione “Key Findings” o “Executive Summary”.

5. UNESCO: Solo 10% delle scuole ha linee guida sull’uso dell’IA; 70% delle competenze lavorative cambierà entro 2030

L’UNESCO ha pubblicato diverse analisi sull’IA nell’educazione. Il dato sulle competenze lavorative è spesso citato nei loro documenti di scenario.

  • Fonte Principale (linee guida sull’IA): UNESCO Global Education Monitoring Report
  • Fonte Principale (competenze lavorative): UNESCO – “Futures of Education” report
    • Link: https://www.unesco.org/en/futures-of-education
    • Nota: La previsione sul 70% di competenze cambiate è un dato proiettuale che appare in molti report sul futuro del lavoro, inclusi quelli influenzati o citati dall’UNESCO. È spesso associato a studi come il “Future of Jobs” del WEF.

6. Ricerche su AI bias: Dati NIST, Agenzia UE per i Diritti Fondamentali

Questi sono riferimenti a istituzioni che hanno pubblicato documenti fondamentali sul bias nell’IA.


FAQ – Manifesto Umanesimo Digitale

FAQ sul Manifesto

Domande frequenti sui principi e gli obiettivi dell’Umanesimo Digitale.

L’Umanesimo Digitale è un approccio culturale e filosofico che mira a rimettere l’essere umano al centro dello sviluppo tecnologico. Non rifiuta la tecnologia, ma cerca di orientarla affinché serva il benessere, la dignità e i diritti delle persone, evitando che l’uomo diventi un semplice strumento dei processi digitali.

Il Manifesto serve a delineare una serie di principi guida etici e pratici per navigare la trasformazione digitale. È una dichiarazione di intenti per costruire un futuro in cui la tecnologia sia uno strumento di inclusione, sostenibilità e progresso umano, promuovendo una consapevolezza critica nell’uso degli strumenti digitali.

Si rivolge a tutti: cittadini, sviluppatori di tecnologia, decisori politici, educatori e aziende. Chiunque interagisca con il mondo digitale è chiamato a riflettere su come possiamo plasmarlo in modo più umano e responsabile.

Il primo passo è leggere, comprendere e diffondere i principi del Manifesto. Puoi contribuire applicando questi principi nella tua vita professionale e personale, partecipando al dibattito pubblico e sostenendo iniziative che promuovono un uso etico e consapevole della tecnologia.

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