Licenziati i Costruttori di Software: Visione o Tradimento?
Quando ho sentito della notizia, sono rimasto senza parole. Microsoft ha appena annunciato il licenziamento di circa 6.000 dipendenti – sì, hai capito bene, migliaia di persone che costruivano quei pezzi di software fondamentali che ancora oggi usiamo per scrivere software: Visual Studio, Azure Pipelines, e tantissimi altri progetti chiave sono stati smantellati. Repository open source cancellati, team chiusi.
Non si parla di ristrutturazione funzionale. Non è solo un riallineamento strategico per snellire qualche reparto. Questa è una sostituzione vera e propria. Programmatori in uscita, AI in entrata.
Quello che fino a ieri era il cuore pulsante della creazione del codice sembra diventare un ingombro ingombrante e superfluo. Senza clamori, senza rivoluzioni rumorose: basta non rinnovare un contratto o assassinare un progetto storico.
Miliardi per l’AI, Mancanza di Spazio per i Programmatori
Allo stesso tempo, Microsoft si è impegnata in un piano mastodontico, un investimento stratosferico da 80 miliardi di dollari per alimentare l’incendio dell’innovazione AI negli Stati Uniti. Una cifra astratta, che serve a creare data center di ultima generazione, finanziare modelli di AI all’avanguardia, e potenziare sistemi come OpenAI.
Il paradosso è lampante: paghi meno chi scrive codice, ma investi milioni perché gli algoritmi ne scrivano sempre di più. Stiamo forse osservando l’era in cui quel codice “umano” diventa un ricordo? E l’intelligenza artificiale diventa non solo uno strumento di supporto, ma il protagonista assoluto.
I dirigenti lo chiamano “democratizzazione dell’AI”. Ma chi democratizza cosa, se poi i repository vengono chiusi, se le conoscenze diventano proprietà chiusa? Invece di aprire scenari e opportunità a tutti, sembra che stiamo chiudendo porte dietro ai veri creatori dei software.

L’AI: Un Affiancamento o Un Nemico Silenzioso?
C’è stata un’illusione: che l’AI si sarebbe affiancata agli sviluppatori, non li avrebbe sostituiti. Uno strumento potente per far volare la produttività, sì. Ma la realtà sta scrivendo un copione diverso.
Non è un big bang rumoroso, una rivoluzione plateale. È un lento, silenzioso passo indietro dei programmatori, un passo avanti delle macchine e delle righe di codice generate automaticamente da loro. Il CEO di Anthropic, Dario Amodei, ha dichiarato chiaramente che “in 12 mesi potremmo essere in un mondo in cui l’AI scrive quasi tutto il codice”. Non è fantascienza, è davanti a noi.
Questi licenziamenti e chiusure dei progetti segnano un cambio epocale nella nostra identità di coder. Non siamo più indispensabili: entriamo in una fase dove l’esperienza umana viene disintermediata, sostituita da algoritmi che apprendono e codificano da soli.
Un Futuro Intelligente o Solo Più Comodo per Chi Comanda?
Il dialogo attorno all’AI è spesso avvolto in nuvole dorate: “innovazione”, “democratizzazione”, “futuro intelligente”. Ma c’è un rovescio della medaglia che pochi raccontano: la conoscenza si chiude, il controllo si concentra, mentre il software prodotto dall’AI scompare in sistemi proprietari opachi.
Meno programmatori significa meno voci, meno creatività umana, meno diversità nelle soluzioni. Più AI poi, significa più dipendenza da poche grandi aziende e dai loro modelli chiusi.
Così mi chiedo: stiamo davvero costruendo un futuro dove l’intelligenza è condivisa, moltiplicata, etica? O stiamo solo costruendo un futuro più comodo e controllabile per chi detiene le chiavi della tecnologia?

E Adesso? Il Codice è Sparito, Ma la Domanda Resta
Personalmente, vedo in questo momento un punto di svolta critico. La chiusura di repository, la cancellazione di progetti storici, i licenziamenti dei programmatori mi sembrano un segnale alarmante.
L’AI è potente, ma dovrebbe essere lo strumento che ci rende migliori, non quello che ci rende inutili.
La via non è nel silenzioso scadere dei posti di lavoro dietro ai titoli roboanti di “investimenti in AI”. È in un equilibrio saggio, umano, trasparente che tenga insieme creatori e creatura, sviluppatori e macchine.
Perché se il codice – quel codice che ha sempre battuto il cuore del nostro mondo digitale, sparisce, cosa rimane davvero?
In fondo, chi scrive il futuro? Noi o le macchine? Microsoft ha scelto da che parte stare… e noi?
Da informatico a cercatore di senso