Bentornata realtà! La crisi strutturale della sinistra, il mio personalissimo esultare
No, non si tratta di una semplice “congiuntura”, per usare il gergo economico che ci fa sentire tutti più seri. È qualcosa di più profondo, pervicace, strutturale. Qualcosa che scava dentro l’intero sistema politico e culturale.
Vi ricordate la rana di Fedro? Quella che, piano piano, si gonfia finché esplode? Ecco, il “woke” è stata un po’ questa rana. Quella ideologia che ha portato ad abbattere statue storiche, a creare la cosiddetta “cultura della cancellazione”, e a ridefinire il concetto di genere fino al punto da consentire la libertà totale di scelta con tutto quello che ne consegue.
Le politiche di «Diversità, Equità e Inclusione» (Dei), nate da programmi di “affirmative action”, avevano lo scopo nobile di correggere disuguaglianze forti. Ma poi si sono evolute verso una realtà in cui non importa più chi è il migliore, ma chi è “accettato” dal gruppo giusto per colore, sesso o orientamento sessuale.
Ecco perché questo movimento è in ritirata. Perché ha esaurito la sua carica rivoluzionaria e ora viene respinto da molti, specie tra i giovani.
Il cambio di vento dei giovani: da progressisti a destri!
Un’altra cosa che sorprende molto è che i giovani statunitensi, che fino a poco fa erano il simbolo della sinistra più radicale, tra il 2021 e il 2024 hanno iniziato a spostarsi verso la destra. Lo stesso succede nel Regno Unito, dove i dati dicono che i ragazzi sotto i 25 anni si sono smarcati dalle posizioni più estreme sui temi trans ed immigrazione. La sinistra, nei fatti, ha perso battaglie culturali cruciali, come quella sul transgenderismo.
𝐏𝐨𝐬𝐭-𝐩𝐫𝐨𝐠𝐫𝐞𝐬𝐬𝐢𝐬𝐦𝐨 𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐯𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨 n𝐞𝐜𝐞𝐬𝐬𝐚𝐫𝐢𝐨?
Allora, siamo davvero entrati nell’era post-progressista? Sembrerebbe proprio di sì. È un’epoca nuova, in cui si devono abbandonare le vecchie narrazioni e trovare nuove vie d’azione. La sinistra economica può ancora esserci, e forse deve esserci, ma quel “progressismo culturale” che ha dominato gli ultimi decenni sta crollando, e con esso tante illusioni.
𝑰𝒏𝒔𝒐𝒎𝒎𝒂, 𝒃𝒆𝒏𝒗𝒆𝒏𝒖𝒕𝒊 𝒏𝒆𝒍 𝒇𝒖𝒕𝒖𝒓𝒐: 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒂𝒑𝒓𝒆𝒎𝒐 𝒂𝒏𝒄𝒐𝒓𝒂 𝒃𝒆𝒏𝒆 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒔𝒂𝒓à, 𝒎𝒂 𝒔𝒕𝒂 𝒅𝒊 𝒇𝒂𝒕𝒕𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒊𝒍 𝒑𝒂𝒔𝒔𝒂𝒕𝒐 𝒏𝒐𝒏 𝒕𝒐𝒓𝒏𝒂 𝒑𝒊ù. 𝑬 𝒍𝒂 𝒑𝒐𝒍𝒊𝒕𝒊𝒄𝒂, 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒗𝒆𝒓𝒂, 𝒅𝒐𝒗𝒓à 𝒄𝒂𝒎𝒃𝒊𝒂𝒓𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒔𝒐𝒑𝒓𝒂𝒗𝒗𝒊𝒗𝒆𝒓𝒆.
E voi? Siete pronti all’epoca post-progressista?
O preferite restare con la rana gonfiata che aspetta di esplodere?
Io intanto aggiorno il mio vocabolario: non solo crisi “congiunturale”, ma soprattutto crisi “strutturale”.
Così, per non dimenticare dove siamo.
Da informatico a cercatore di senso