Lampadine nel Cervello, Megawatt per l’IA: Chi Vince la Partita dell’Energia?
Partiamo da qualcosa che tocchiamo tutti i giorni: l’energia. Il nostro cervello, con tutta la sua potenza cognitiva, funziona con circa 20 Watt — quanto una lampadina a basso consumo. Pensaci: mentre leggi queste parole, il tuo cervello sta compiendo operazioni che metterebbero in ginocchio un supercomputer che consumerebbe megawatt. Le reti neurali artificiali, invece, sono divore di energia. L’addestramento di un modello linguistico di grandi dimensioni può consumare quanto centinaia di famiglie in un anno. Un divario così enorme che fa quasi sorridere. O piangere.
Neuroni che Sognano, Algoritmi che Calcolano: Due Mondi a Confronto
Ma non è solo questione di bolletta della luce. I neuroni biologici non sono semplici interruttori on-off. Ogni sinapsi è una piccola fabbrica biochimica, capace di modificarsi in millisecondi o nel corso di mesi, plasmando la nostra memoria e la nostra identità. Le reti neurali artificiali? Loro usano pesi numerici, aggiustati con algoritmi come la retropropagazione dell’errore. Elegante, sì, ma biologicamente improbabile. Mentre il nostro cervello ragiona in parallelo, con aree specializzate che collaborano in tempo reale, le artificiali, pur sfruttando GPU potenti, seguono un flusso più rigido, quasi deterministico.
Plasticità Sinaptica vs. Pesi Numerici: Perché il Nostro Cervello È (Ancora) Insuperabile
E poi c’è l’apprendimento. Noi impariamo in modo continuo, senza cancellare ciò che già sappiamo. Il cervello integra nuove conoscenze come se aggiungesse mattoncini a un castello già solido. Le reti neurali artificiali, invece, soffrono di quello che gli esperti chiamano “dimenticanza catastrofica”: imparano un nuovo compito e… puff, svaniscono competenze acquisite in precedenza. Devono essere “aiutate” con trucchi come il replay della memoria per non dimenticare tutto. Inoltre, mentre noi generalizziamo da pochi esempi, le macchine hanno bisogno di milioni di dati per arrivare a risultati simili.
Dimenticanza Catastrofica: Quando le Macchine Scordano Tutto e Noi No
Infine, c’è la nostra connessione con il mondo. Il cervello umano non è un processatore isolato: è profondamente legato al corpo, all’ambiente, ai sensi. Questa “incarnazione” (embodiment) ci permette di sviluppare intuizioni fisiche, sociali, causali. Le reti neurali artificiali, invece, vivono in un mondo astratto di numeri e simboli. Anche quando si sperimenta con robot e sistemi multimodali, manca quella ricchezza sensomotoria che anche il più semplice organismo biologico possiede.
La Ricerca della Consapevolezza
E allora, dove ci porta tutto questo? Forse verso la domanda più grande di tutte: cos’è la consapevolezza? Per ora, le reti neurali artificiali sono strumenti straordinari, potenti, ma ancora lontani dalla profondità, flessibilità e intuizione del cervello umano. La strada è lunga, e ogni passo ci racconta qualcosa di più su di noi e sulle macchine che costruiamo.
Da informatico a cercatore di senso