Come informatico che da tempo riflette su questi temi, sento il dovere di condividere alcune considerazioni sull’impatto della tecnologia sulle nostre vite, con particolare attenzione agli effetti deflagranti dell’intelligenza artificiale.
L’avvento dell’AI ha amplificato esponenzialmente la già preoccupante espansione dell’infosfera. Secondo recenti studi, nel 2023 sono stati generati oltre 180 zettabyte di dati a livello globale, un aumento del 23% rispetto all’anno precedente. Gran parte di questa crescita è attribuibile ai sistemi di AI, che producono e analizzano dati a una velocità senza precedenti.
I modelli linguistici di grandi dimensioni, come GPT-3, sono in grado di generare miliardi di parole al giorno, contribuendo a un’inondazione di contenuti che rende sempre più difficile distinguere l’informazione di qualità dal rumore di fondo. Si stima che entro il 2025, il 90% dei contenuti online potrebbe essere generato da AI.
Questa proliferazione di dati e contenuti ha reso la nostra esistenza ancora più frenetica e frammentata. Siamo costantemente bombardati da notifiche, informazioni e stimoli digitali che ci tengono in uno stato di perenne allerta e distrazione. La tecnologia, nata per semplificarci la vita, rischia paradossalmente di complicarla e impoverirla.
L’AI ha anche accelerato il fenomeno delle “bolle informative”: gli algoritmi di raccomandazione, sempre più sofisticati, ci propongono contenuti sempre più personalizzati, limitando la nostra esposizione a punti di vista diversi. Uno studio del MIT ha rilevato che le notizie false si diffondono 6 volte più velocemente di quelle vere sui social media, un fenomeno amplificato dall’uso di bot e sistemi AI per la creazione e diffusione di contenuti.
Umanesimo digitale, la nostra salvezza
In questo contesto, aderisco con ancora maggiore convinzione all’umanesimo digitale, perché credo sia l’unica via per contrastare derive pericolose come il dataismo e l’espansione incontrollata dell’infosfera. Dobbiamo riappropriarci del nostro tempo e della nostra attenzione, utilizzando la tecnologia in modo consapevole e funzionale al nostro benessere, non lasciando che sia essa a guidare le nostre vite.
È fondamentale recuperare spazi di silenzio e riflessione, momenti in cui staccare realmente la spina e riconnetterci con noi stessi. Personalmente, ho introdotto nella mia routine quotidiana pratiche come la meditazione e le passeggiate nella natura, che mi aiutano a ritrovare equilibrio e lucidità.
Invito tutti a fermarsi un attimo e riflettere: quanto della nostra giornata è davvero sotto il nostro controllo? Quanto tempo dedichiamo a ciò che conta davvero? È ora di svegliarci dal torpore digitale e riprendere in mano le redini della nostra vita.
Non si tratta di demonizzare la tecnologia o l’AI, che restano strumenti potentissimi se usati bene. Ma dobbiamo imparare a gestirli, non a farci gestire. Stabiliamo dei confini chiari, dedichiamo tempo di qualità alle relazioni reali, coltiviamo i nostri interessi offline. Impariamo a utilizzare l’AI come strumento di supporto, non come sostituto del pensiero critico.
Solo così potremo contrastare l’alienazione crescente e costruire un futuro in cui la tecnologia sia davvero al servizio dell’uomo, non viceversa. È una sfida cruciale per il nostro tempo, che richiede consapevolezza e impegno da parte di tutti. Svegliamoci, riprendiamoci la nostra umanità. Il cambiamento parte da ciascuno di noi.