Energia, entro il 2026 i data center dedicati all’AI richiederanno 90 trilioni di wattora

L’AI divora energia: un mostro verde che minaccia il pianeta

Immaginate un gigante affamato che divora elettricità come se non ci fosse un domani. Ecco l’intelligenza artificiale nel 2024: un colosso tecnologico dalla fame insaziabile.I data center dedicati all’AI stanno per scatenare una tempesta energetica: entro il 2026 consumeranno 90 trilioni di wattora, dieci volte più del 2022. È come se ogni singola query su ChatGPT accendesse un piccolo incendio climatico. Mentre ci preoccupiamo di copyright e posti di lavoro, il vero pericolo si nasconde nelle viscere dei server: un’orgia di consumi che accelera il caos climatico. Un’innocua immagine generata dall’AI? Costa quanto 522 ricariche di smartphone.

Le big tech corrono ai ripari con energie rinnovabili e chip efficienti, ma è come mettere un cerotto su una falla della diga. In Asia, poi, regna l’anarchia energetica. Alcuni propongono una dieta forzata: modelli AI più snelli e frugali. Ma il progresso ha fame, e non si accontenta di briciole computazionali. L’addestramento di GPT-3 ha divorato l’elettricità di un intero quartiere per un anno, vomitando 552 tonnellate di CO2. E non parliamo dell’acqua: 700.000 litri solo per tenere a bada la febbre di quelle GPU assetate.

Intanto, in Virginia, il “Digital Gateway” si prepara a sacrificare 2000 acri sull’altare dei data center. L’acqua diventerà il nuovo oro nero? Google promette energia pulita entro il 2030, ma le sue emissioni sono già aumentate del 50% in cinque anni. L’AI è una bestia difficile da domare.

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Il mostro AI: un divoratore di energia e risorse

Immaginate un gigante tecnologico con l’appetito di una città intera. Ecco GPT-3: un colosso dell’AI che per allenarsi ha prosciugato 1287 megawattora di elettricità, quanto basta per illuminare migliaia di case per un anno. Il risultato? Un’eruzione di 552 tonnellate di CO2 nell’atmosfera. David Patterson dell’Università di Berkeley lancia l’allarme: l’impronta di carbonio di GPT-3 è un meteorite di 550.000 kg di anidride carbonica pronto a schiantarsi sul nostro clima.

Ma l’AI non si accontenta di divorare elettricità. Ha una sete insaziabile: 700.000 litri d’acqua svaniti nel nulla solo per tenere al fresco GPT-3 durante il suo addestramento. Le GPU di ultima generazione sono come draghi che sputano fuoco, richiedendo un fiume continuo per non andare in fiamme. E mentre l’AI cresce, cresce anche la sua fame di terra. In Virginia, il “Digital Gateway” si prepara a sacrificare duemila acri sull’altare di 37 nuovi data center. Un’invasione silenziosa che minaccia di prosciugare falde acquifere e sommergere le comunità locali di rifiuti high-tech.

Il pericolo più subdolo? La segretezza. I giganti tech nascondono la loro sete come un tesoro, rischiando di trasformare l’acqua – bene comune per eccellenza – in una merce rara e preziosa, regolata dal capriccio dei data center. L’AI promette miracoli, ma a quale prezzo? Mentre ci meravigliamo delle sue prodezze, il pianeta ansima, assetato e surriscaldato. È questo il futuro che vogliamo?

Il lato oscuro dell’AI: sfruttamento digitale nel Sud del mondo

Dietro lo scintillio dell’intelligenza artificiale si cela un’ombra inquietante: un esercito invisibile di lavoratori sottopagati, spremuti come limoni nel girone infernale dei dati. Nei bassifondi digitali di Kenya e Filippine, migliaia di anime vendute per due dollari l’ora addestrano i cervelli artificiali di ChatGPT. Un banchetto di dati a buon mercato, condito con ritardi nei pagamenti e furti salariali. È il nuovo volto del colonialismo, versione 2.0: non più piantagioni, ma miniere di dati. I signori della Silicon Valley estraggono informazioni come fossero diamanti, lasciando alle loro spalle povertà e sfruttamento.

Nick Couldry e Ulises Mejias lo chiamano “colonialismo dei dati”: un sistema perverso che succhia il sangue digitale del Sud del mondo per ingrassare i colossi tech del Nord. Un circolo vizioso che amplifica le disuguaglianze, trasformando razza, genere e classe in catene binarie. L’AI promette un futuro radioso, ma a quale prezzo? Mentre ChatGPT ci stupisce con le sue risposte brillanti, dall’altra parte del mondo qualcuno paga il conto salato del progresso. È questa l’intelligenza che vogliamo?

L’AI guaritrice: quando il mostro impara a curarsi (Phaidra)

Ormai l’intelligenza artificiale è come l’aria che respiriamo: ovunque, invisibile, indispensabile. Rinunciarvi? Impossibile. Ma come evitare che questo gigante tecnologico divori il pianeta e allarghi il baratro tra ricchi e poveri? Ironia della sorte, la soluzione potrebbe nascondersi proprio nel cuore della bestia. L’AI, carnefice del clima, potrebbe diventarne il salvatore. Immaginatela come un supercalcolatore verde, che scruta miliardi di dati su cambiamenti climatici, uragani e migrazioni, sputando fuori soluzioni per un futuro sostenibile.

Ed ecco Phaidra, la startup ribelle nata dal ventre di Google DeepMind. Il suo obiettivo? Domare l’appetito energetico dei data center con… altra AI! Un esercito di sensori spia temperature e pressioni, mentre algoritmi affamati ottimizzano i sistemi di raffreddamento. Jim Gao, il cervello dietro Phaidra, ha già fatto miracoli: -40% di energia nei data center di Google. Ora punta a rivoluzionare industria farmaceutica ed energetica. Il suo sistema AI è come un direttore d’orchestra digitale, che armonizza sensori e raffreddamento in una sinfonia di efficienza.

Phaidra non è solo una startup: è la chiave per domare la fame insaziabile dell’AI. Mentre l’intelligenza artificiale cresce a dismisura, abbiamo bisogno di guardiani digitali che la tengano a bada. La domanda ora è: riuscirà l’AI a salvarci da se stessa? O è solo un’illusione high-tech? Il futuro è qui, e Phaidra potrebbe essere la nostra ultima speranza per un’intelligenza artificiale davvero… intelligente.

Ma serve di più: regole ferree, trasparenza, responsabilità. L’UE ci prova con l’AI Act, mentre i giganti tech continuano a divorare dati e privacy.

Il futuro dell’AI è verde o nero come il carbone? La partita è appena iniziata, e il pianeta trattiene il respiro

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